In una città italiana, di cui non occorre fare il nome perché ormai si somigliano tutte, una ragazzina viene aggredita e violata nel centro del principale parco cittadino, a pochi passi dalla via principale, alla vigilia della principale festa. Le guardie, che teoricamente avrebbero dovuto esserci, non ci sono. Nello stesso luogo s’era già consumato, anni prima, un fatto analogo ma cio non aveva impedito d’installarvi a pochi passi uno spazio giochi per i bambini. La festa, il giorno dopo, è proseguita regolarmente e senza scosse (i maschi festeggiavano un’altra ragazzina, massacrata molti anni prima). Il sindaco, alla prima occasione, ha ricordato con nostalgia le gioie dei suoi tempi, quando gli allegri giovanotti molestavano virilmente le ragazze per le vie della città.
Che c’è da protestare? Siamo un bel po’oltre la protesta. Ci sarebbe da ribellarsi fisicamente: ma tuttavia, poiché teoricamente saremmo ancora in una democrazia, con stumenti teorici di elezioni, usiamoli questi strumenti, finché ci sono. Allora, “votate per me”, “votate per il mio partito”?
Manco per idea. Votate invece per una lista tutta e solo di donne. Solo per una volta, in una sola città: così, tanto per provare. E poi vediamo se dopo, in altre città e momenti, l’esempio viene seguito. Varrebbe la pena provarci, tando per uscire dal solito cerchio “aggressione- dibattito-protesta-tutto come prima”.
Una volta, una lista del genere ci fu, ai tempi del Gapa, per salvare una scuola di quartiere; non andò male. Una volta, delle bande di ragazzacce ci furono, che attraversavano la città di notte, fischiando e schernendo a gran voce i “maschi padroni" (quelli rimpianti dell’attuale sindaco), invertendo le parti.
Ma a ricordar tempi civili si resta soli. Pensiamo al futuro, dunque. Ma un futuro prossimo.
Alla prima occasione.
Foto © Antonino Gitto
La città delle donne
- Dettagli
- Riccardo Orioles