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Il nome di Gianluca Congiusta è una frustata sul cuore della Calabria. Perché ricorda un giovane ed entusiasta commerciante di telefonia mobile di Siderno ucciso apparentemente senza ragione nel 2005.

E perché l’assassinio racconta di una Locride e di una giustizia italiana che mettono paura per la quantità di violenza, impunità, codardia e indolenza che riescono a mettere insieme. O a far vincere. Nonostante i protagonisti buoni, che ci sono. Un puzzle mobile e complicato che qui non possiamo purtroppo ricomporre.

Perché qui vorremmo dare spazio a chi cerca di metterlo a soqquadro per respirare finalmente. A una scuola calabrese intitolata a Gianni Rodari. Scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado (ossia “Istituto comprensivo”) di Soveria Mannelli-Carlopoli in provincia di Catanzaro.

Le ragazze e i ragazzi della scuola media hanno infatti tenuto l’altro ieri una affollata rappresentazione teatrale proprio sul caso Congiusta. Ci hanno lavorato con passione, guidati da due insegnanti ricchi di senso civico e fantasia, Cinzia Fiorenza e Corrado Plastino, quest’ultimo autore del testo presentato.

Hanno voluto dire agli indifferenti che loro non sono indifferenti affatto, nonostante l’età li induca a sognare giochi e svaghi. Affidandosi al più grande mezzo di comunicazione della storia, il teatro. La scuola media di Soveria Mannelli ha infatti da quasi un decennio un laboratorio teatrale che si cimenta con i più alti temi civili, misurandosi con le vicende dell’Italia e del mondo contemporaneo.

Sotto la guida dei due insegnanti i ragazzi hanno così realizzato una rappresentazione teatrale, “La valigia”, per raccontare la deportazione ad Aushwitz degli ebrei di Roma del famigerato 16 ottobre del ’43. Ne hanno realizzata un’altra, “Oltre”, per ricordare la storia di Salvo D’Acquisto, l’eroe generoso che contro i nazisti diede la sua vita per quella di decine di ostaggi innocenti. E poi ancora uno spettacolo tratto da “Le stelle dell’Orsa” sulla fucilazione dei fratelli Cervi. E altro ancora, dalla Grande Guerra a Sacco e Vanzetti, ai settant’anni di Repubblica italiana fino alla catastrofe di Hiroshima. Vincendo premi su premi.

I due docenti sprizzano entusiasmo aprendo il piccolo, ideale quaderno di storia (non solo scolastica) al loro interlocutore, ripercorrendo con legittimo orgoglio un “progetto teatro” a cui partecipano liberamente 47 allievi e che è andato in scena a Roma e Gattatico, a Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto, oltre che in diversi centri calabresi. Precisano che non hanno mai dismesso questo laboratorio esemplare, facendo anche rappresentazioni a distanza sotto il Covid.

L’altro ieri la memoria, il teatro, la scuola di questi ragazzi (la cui dirigente, va pur detto, si chiama Teresa Pullia) hanno offerto al popolo della Calabria con il loro “Il sorriso spezzato”, una testimonianza scomoda, piena di interrogativi che ancora bruciano dopo quasi vent’anni. Ma anche una testimonianza orgogliosa ricordando tutti i calabresi “che hanno sacrificato la loro vita svolgendo il loro dovere da veri italiani”, “per dare agli altri la possibilità di vivere in una terra libera dai condizionamenti mafiosi”.

Spiegano i due docenti che l’obiettivo è di far partecipare anche i piccoli al risveglio della Calabria, di spingere i giovani di oggi a “trovare la forza per reagire e per impossessarsi della loro terra” “togliendola dalle mani dei mafiosi”.

Da un palco scolastico schizza così il ritratto (purtroppo insolito) di una regione che balza ciclicamente alle cronache per le sue trame di violenza e corruzione, e che viene difesa retoricamente sbandierando le sue bellezze o le sue vestigia antiche, quasi mai indicando quello che vi si costruisce dal basso giorno per giorno.

Grazie a persone “normali” e preziose come Corrado Plastino e Cinzia Fiorenza. Che l’Italia (e noi con lei) sappia dare speranza ai loro bellissimi allievi.

Fonte: Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 05/06/2023

Tratto da: liberainformazione.org

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