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Sappiate, prima di tutto, che siete giovani - e meno giovani - militanti coraggiosi, impegnati e molto convincenti di una società civile palermitana veramente antimafia e non istituzionale.
Dovete anche sapere che non ci sono parole, né aggettivi, né valutazioni o racconti che possano definire con precisione quanto è accaduto a Palermo, in via Nortabartolo, lo scorso 23 maggio, a soli trecento metri dall'albero di Giovanni Falcone; non ci sono articoli giornalistici che possano descrivere con ancora più precisione quanto le videocamere di centinaia di cellulari e troupe televisive hanno registrato: immagini vergognose del comportamento della polizia. Immagini che hanno fatto il giro del mondo, sollevando un gran polverone.
Voi siete stati protagonisti in prima linea dell'eroismo nel gesto di presenziare all'omaggio al giudice Giovanni Falcone, in questo particolare momento storico di Palermo e dell'Italia; e siete state vittime dei colpi e degli spintoni impartiti da una polizia fascista, che ha eseguito ordini ancora più fascisti, tesi ad evitare che la manifestazione studentesca si avvicinasse all'albero di Falcone, un luogo storico per rendere omaggio al magistrato, situato in una via pubblica.
Voi siete stati protagonisti di un passo gigantesco della resistenza popolare che ha visto la sua fase embrionale diversi anni fa a Palermo, attraverso un giornale specializzato in cronaca giudiziaria di denuncia, ANTIMAFIADuemila (fondato nell'anno 2000 dal nostro collega direttore Giorgio Bongiovanni), attraverso un Movimento artistico di giovani di nome Our Voice (La Nostra Voce), - fondato da Sonia Bongiovanni più o meno sei anni fa - ed attraverso altri protagonisti sociali come giovani ed organizzazioni per la lotta antimafia. Voi, che siete stati coerenti e tenaci negli ultimi anni dando frutti inimmaginabili, nel pomeriggio del 23 maggio ne avete dati molti di più perché quella giornata ha significato molto (oltre ai vari traumi provati da molti sulla propria carne, incluso Bongiovanni e sua figlia) per la resistenza dell'antimafia popolare. Ha rappresentato la maggiore dimostrazione di forza che può dare un movimento popolare unito, coerente e, soprattutto legato alla lotta per la verità, in una terra di mafia e di grezzo e preoccupante fascismo.
Voi, per la maggior parte giovani, siete stati un esempio di difesa della libertà di fronte allo sguardo attonito di una società palermitana che non avrebbe mai immaginato non solo la manifestazione ma anche l'intervento violento della polizia; in pratica un’azione illegale e criminale delle forze del disordine che hanno eseguito ordini fascisti, assolutamente fascisti.
Voi, i giovani studenti dei gruppi universitari dell'antimafia popolare; i giovani attivisti delle associazioni studentesche e corporazioni; i giovani artisti del Movimento Our Voice; i colleghi di Antimafia Duemila, tutti avete fatto cadere le maschere di un sistema che si dice democratico, proprio in un giorno emblematico, che è stato disonorato da uno stato mafioso, dai colpi e da ordinanze antidemocratiche, fasciste, e penso, senza paura di sbagliare, premeditate, pianificate, programmate.


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Voi avete gridato la verità ai volti degli usurpatori di un’antimafia servile alle istituzioni; voi avete gridato loro la verità con tutta la forza dei vostri polmoni `Fuori la mafia dallo Stato!’. E lo avete gridato così forte quel pomeriggio - come lo state facendo da anni - che loro, i fascisti dello Stato, hanno avuto paura che quel grido fosse lo tsunami che avrebbe abbattuto le loro comodità istituzionali e politiche e le loro ipocrisie; ed è per questo motivo che le voci ideologiche (autorità locali e anche ministeriali), che sicuramente hanno nome e cognome, hanno dato luce verde per caricare contro di voi con i manganelli, con vigliacca violenza, esercitata su cittadini disarmati, su mani disarmate, cittadini che si sono difesi soltanto con il proprio corpo, subendo colpi, traumi e persino fratture.
Voi, quel pomeriggio del 23 maggio, avete rotto il cordone della polizia, avete aperto le porte di Palermo e di tutta Italia, affinché la resistenza contro la mafia ed il fascismo e le passerelle ipocrite, possa entrare trionfante in ogni angolo di un paese fagocitato dalla logica mafioso-fascista, con una risonanza mediatica inimmaginabile che ha generato tantissime adesioni ma anche parole che, in alcuni casi, suonano come lacrime di coccodrillo, soprattutto quando provengono da personaggi presenti sullo scenario ufficiale alle porte dell'albero di Falcone. Personaggi come Roberto Lagalla, e persino la stessa Signora Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, che poco o niente ha saputo capire, e ancora più tardi giustificare o spiegare, del senso di quella manifestazione pubblica. Una manifestazione pensata per abbattere l'idea classista che le istituzioni sono intoccabili. Le stesse istituzioni coinvolte nell’attentato contro suo fratello, ed ecco qui la sua incoerenza; una donna che ha tutto a suo favore per opporsi alle istituzioni. Una donna che ho potuto conoscere personalmente ed intervistarla negli anni ‘90, quando ancora sembrava non essere inquinata dall’istituzionalismo funzionale alla mafia e dall'aspetto più tossico dello Stato italiano. Una donna che oggi mi delude perché la vedo più accecata ed ostinata nel tradire suo fratello piuttosto che nel rispettarlo ed onorarlo.
Voi, quel pomeriggio, avete fatto comprendere all'opinione pubblica che la mafia fa parte dello Stato e che i movimenti sociali, studenteschi - Our Voice in particolare - fanno questa denuncia con cognizione di causa e su solidi argomenti. Ed uno di questi trova conferma proprio nell’azione dello Stato, nel momento stesso in cui avviene il primo spintone da parte di un poliziotto e con le bastonate sui cittadini
Voi, rompendo il cordone della polizia, avete onorato il giudice Falcone e siete stati il preambolo di quello che sarà oggi la lotta contro la mafia. Una lotta che sicuramente entrerà in una fase di forte intensità e di affronto, indispensabile per creare, magari in un futuro non molto lontano, per dovere etico e morale più che per protagonismo di parte - una bozza di movimento politico. Un’idea che è sempre stata presente nelle viscere di uno dei pilastri della vostra mobilitazione. Our Voice, con la partecipazione di molteplici organizzazioni, ha condiviso, gomito a gomito e storicamente, gli effetti dei colpi e della prepotenza fascista.
Voi, uniti, senza esitare, di fronte ad una grande sopraffazione, che si è tradotta in una vergogna nazionale, quel pomeriggio avete dimostrato che quando si ha la verità in pugno non si offende né si teme, parafrasando una delle massime di un eroe del paese uruguaiano, José Artigas, che affermava: “Con la verità non offendo né temo”.


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Voi, avete dimostrato, con i fatti, che quando c'è amore per la verità, sete di libertà e di giustizia, la resistenza pacifica diventa più incisiva laddove il potere fascista ricorre alla violenza per distorcere la verità e per togliersi di mezzo chi a loro è scomodo, una pratica che quell'ideologia nefasta e criminale - che l'Italia ha conosciuto molto bene all’epoca del Duce, Benito Mussolini - è stato già messa in pratica, in non poche occasioni, nella storia dell'umanità.
Voi quindi, quel pomeriggio del 23 maggio, a 31 anni della strage di Capaci, avete scritto una pagina della storia italiana, una pagina che sarà ricordata con insistenza e con venerazione militante perché rappresenta - in sé stessa - la pietra miliare più rispettabile di una lotta legittima e necessaria che ha abbattuto nuovamente la macchina infernale dell'antimafia ipocrita, che si allea con lo Stato e con le istituzioni, per quale motivo? Per falsificare la verità.
Ed è così che in Questura, il 22 di maggio, a sole 24 ore dalla manifestazione denominata “Non siete stato voi, ma siete stati voi” è stato detto agli organizzatori che “la Fondazione Falcone ha la patria potestà sulle manifestazioni”, in base alle parole di Jamil El Sadi di Our Voice il quale, l’indomani il giorno del corteo, in una conferenza stampa indetta dai coordinatori della manifestazione, ha affermato ed annunciato che “negli uffici preposti risponderemo, se serve, con nomi e cognomi”. Un annuncio lecito per schiarire le acque per via legale e davanti ai Tribunali, quelle acque torbide che dalle file del potere si vuole gettare per occultare quello che è impossibile occultare: il significato ideologico di un oltraggio di portata scandalosa ed oscena che sarà impossibile nella storia italiana ignorare o sviare.
Voi, in definitiva, siete la speranza per un paese che oggi è brutalmente consumato dal fascismo e dalla mafia. E voi, gli organizzatori di quella marcia: la CGIL, le associazioni antimafia autentiche ed i gruppi studenteschi, tra cui Our Voice, siete gli artefici di un cambiamento che sarà imminente nella lotta contro la mafia, distanti delle ufficialità ipocrite ma vicini - gomito a gomito - ai magistrati, ai procuratori, ai pubblici ministeri onesti ed al giornalismo libero, come quello di ANTIMAFIADuemila, per mano del suo direttore Giorgio Bongiovanni e dei miei colleghi italiani - da 22 anni - e dei giornalisti come Saverio Lodato, tra altre personalità ed organizzazioni emblematiche della lotta contro la mafia, dentro Palermo, in Sicilia, e dell'Italia.
Voi, con la vostra sola presenza, siete un faro di luce ed onorate abbondantemente le vittime di mafia; col dito accusatore diretto al fascismo e la mafia.
Voi, avete gridato con tutte le vostre forze! Fuori la mafia dello Stato!! Questo è stato e sarà lo slogan emblematico.
E dai sotterranei del putrido fascismo lo hanno sentito e hanno avuto paura. Perché ora loro hanno paura. Sicuro. Molta paura. Perché voi non avete abbassato la testa. Voi, a fronte alta, avete guardato negli occhi ad un nemico che combatteranno, ogni giorno di più, senza pensare se ci saranno più manganelli o più espressioni di autoritarismo, sleale e malsano, o fino addirittura alla prigione. O magari, fino a rischiare la propria vita.
Allora sappiate che noi, che stiamo qua in America latina, siamo voi, con tutto quello che ciò comporta.

Foto © Pietro Calligaris

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