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Esistono due tipi di conflitti, quelli “disfunzionali” e quelli “funzionali alla costruzione di una società più libera e più giusta”. “I conflitti disfunzionali alla libertà, come quello tra l’Ucraina e la Russia, sono distruttivi e devono essere prevenuti”. Quelli funzionali, invece, “devono essere incoraggiati, purché rimangano in un alveo istituzionale e non violento”. E in quest’ultima fattispecie rientra lo scontro tra la Francia e l’Italia che, almeno potenzialmente, “può dare una serie di frutti benefici per una società migliore nel medio-lungo periodo”. A scrivere è Alessandro Orsini, professore di Sociologia del terrorismo internazionale, che questa mattina tra le colonne del Fatto Quotidiano ha commentato la tensione creatasi tra la premier Giorgia Meloni e il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron sul tema migranti. Un conflitto “benefico”, scrive Orsini, per due motivi. Il primo, scrive, è “etico-politico”. “La sicurezza dei confini è il presupposto necessario, ancorché insufficiente, per costruire una società multietnica meno ingiusta e sfruttatrice verso gli immigrati africani - si legge -. L’Italia sta costruendo una società multietnica tutt’altro che ideale, come dimostrano le statistiche sui detenuti. Le carceri italiane, in proporzione alla popolazione, straripano di immigrati, molti dei quali sono autori di reati odiosi contro la persona. Qualunque uomo libero dovrebbe rabbrividire all’idea che un bimbo nero, una volta diventato adulto, abbia molte più probabilità di finire in carcere di un suo coetaneo bianco. Accade negli Stati Uniti e l’Italia dovrebbe stare attenta a non riprodurre gli aspetti deteriori di quel modello sociale”. Orsini, riferendosi ad alcune statistiche dell’Istat sulla popolazione carceraria, scrive: “Dovremmo domandarci se l’Italia non stia costruendo una società razzista nei fatti, anche se a parole dice altro”. “Le comunità umane pensano sempre di essere migliori di quel che sono e lo urlano a gran voce - continua chiamando in causa Nietzsche, Marx e Freud -. L’Italia non sarà un Paese razzista; eppure, le sue carceri sono piene di immigrati. Se l’Italia vuole ridurre le probabilità che i neri finiscano in carcere così copiosamente, deve controllare i flussi migratori”.
Il secondo beneficio del conflitto, invece, “è geopolitico”. “Dopo essere arretrata nel Mediterraneo negli ultimi decenni, l’Italia subisce la sfida di alcuni Paesi del Nord Africa e non solo - scrive Orsini -. Per motivi di sintesi, non posso elencare tutte le crisi per cui il Mediterraneo è diventato un mare pericoloso per l’Italia. Mi limito a segnalare che l’Algeria, un alleato stretto della Russia, ha proclamato unilateralmente una zona economica esclusiva nel 2018 che lambisce le acque territoriali italiane. Si sappia che una zona economica esclusiva tende a diventare esclusiva anche dal punto di vista militare. Il che significa che l’Algeria ha creato il quadro normativo per spingere i suoi sottomarini fino alle coste dell’Italia. Il conflitto tra Meloni e Macron sarà benefico nella misura in cui migliorerà la capacità dell’Italia di controllare il Mediterraneo Centrale dove si protende anche la Turchia dopo i due memorandum firmati con il governo di Tripoli il 27 novembre 2019”. E ancora: “Gli italiani non dovrebbero preoccuparsi troppo dello scontro tra Roma e Parigi. Semmai, dovrebbero preoccuparsi che sia stato assente per così tanto tempo. Un conflitto oggettivo, che covi nei decenni senza valvole di sfogo o mediazioni, rischia di manifestarsi in modi sorprendenti e distruttivi sotto forma di rivolte interne o di guerre per procura come quella combattuta tra Italia e Francia in Libia ai tempi dell’assedio di Haftar contro Tripoli nell’aprile 2019”.
Ma allargando il campo di analisi, lo scontro tra il neopremier Meloni e Macron “ripropone la contrapposizione tra cultura europeista e ideologia europeista”. La prima, “pur essendo favorevole all’Ue”, vede nel conflitto un elemento “ineliminabile dall’orizzonte umano”, anche se li “affievolisce legittimandoli e cercando mediazioni”. L’ideologia europeista, invece, “nega che il conflitto esista e, quando emerge, lo reprime con le intemerate morali, la retorica idealistica o le manovre di palazzo per destabilizzare i governi riottosi - scrive Orsini -. L’ideologia europeista nega o reprime il conflitto facendolo divampare con forza crescente dopo un certo numero di anni”. Ed è ciò che probabilmente sta accadendo in questi giorni in tema di immigrazione.

Foto © Imagoeconomica

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