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Il professore ospite a Carta Bianca: “Spero che l’Italia possa essere il Paese virtuoso che avvii un processo politico nuovo”

Andiamo verso un Natale di Sangue, perché questa sarà una mattanza”. A dirlo è il docente di Sociologia del terrorismo internazionale, Alessandro Orsini, intervistato martedì scorso a “Carta Bianca” (in onda su Rai 3), riferendosi al completamento della mobilitazione parziale dei riservisti russi da impiegare nella guerra in Ucraina. Guerra che, ha avvertito Orsini, “dal 24 febbraio a oggi si è sempre più aggravata”. “La situazione è più tragica rispetto a quella che avevamo la settimana scorsa”, ha affermato l’ospite rispondendo alle domande della conduttrice Bianca Berlinguer nel corso della puntata alla quale sono stati invitati anche Alessandra Moretti, Maurizio Gasparri, Maddalena Loy, Tommaso Cerno e, in collegamento da Mosca, il giornalista Marc Innaro. Secondo il docente “si prospetta un bagno di sangue a Kherson perché i russi stanno trasferendo la popolazione civile dall’altra parte del fiume Dnepr, perché gli ucraini hanno bombardato il ponte che si trovava alle spalle dei russi e quindi questi hanno il problema sia di mettere in salvo i civili che di spostare i mezzi pesanti. Per questo quando inizierà lo scontro con gli ucraini, in caso dovessero essere sconfitti - ha spiegato Orsini - dovranno lasciare i mezzi pesanti a Kherson. Non riescono a trasferirli con il ponte. Ma questo non perché intendano abbandonare Kherson ma perché si massacreranno. I russi intendono combattere per Kherson”.
A detta di Orsini ci troviamo ora in “una situazione iper-esplosiva in cui gli americani hanno trasferito una parte dei reparti speciali in Romania, che ha vari confini con l’Ucraina, uno dei quali è attraverso Odessa, che è molto vicina a Kherson, zona molto importante sia per la Russia che per la NATO in quanto si affaccia sia sul Mar d’Azov che sul Mar Nero”.

L’immobilismo Ue e l’esposizione di Zelensky all’abbandono di Washington
In questo senso, a detta di Orsini, “l’Europa non sta facendo assolutamente nulla per lanciare un’iniziativa diplomatica”. Inoltre il docente ritiene che “stiamo esponendo Zelensky a gravissimi pericoli, perché questo è un uomo che dipende da noi (Occidente, Ndr) completamente. I soldi e le armi le riceve dall’Occidente. Quindi se a un certo punto gli Stati Uniti dovessero staccare la spina, Zelensky farebbe la stessa fine degli afghani democratici o dei curdi. Quindi è meglio andare a una trattativa al più presto per mille ragioni. Tra queste anche per salvare Zelensky. Anche perché se dovessero vincere i Repubblicani alle prossime elezioni di midterm, o tra qualche anno dovesse vincere Trump, Zelensky potrebbe essere finito nel giro di 24 ore. Quindi è meglio metterlo al riparo da un nuovo inganno e un nuovo tradimento. Perché lo abbiamo già fatto in Afghanistan e nel Nord della Siria”.

Rischio escalation nucleare
Non solo questo. Alessandro Orsini ha voluto ribadire che “c’è comunque il rischio di un’escalation nucleare. Tant’è vero - ha spiegato - che il capo di Stato Maggiore della Difesa russo ha telefonato il Capo di Stato Maggiore della Difesa Americano e hanno parlato di questo, cioè di come cercare di coordinarsi nonostante la guerra, per evitare un rischio di escalation nucleare. Si parla di questo ai massimi livelli tra Casa Bianca e Cremlino. Quindi la mia speranza è che l’Italia possa essere questo paese virtuoso che avvia un processo politico nuovo. Il primo passaggio da fare è una rottura con questo atteggiamento iper-muscolare nei confronti dell’Ucraina”. E ancora, secondo Orsini, “se avessimo trattato all’inizio del conflitto, l’Ucraina non sarebbe nella condizione di dover riconquistare quattro regioni. Questo vuol dire che la linea della NATO di non voler mai trattare con Putin sin dall’inizio del conflitto, quando Putin invece la voleva, ha precipitato l’Ucraina in una condizione in cui deve recuperare delle regioni annesse dalla Russia”. Riguardo a ciò, per Orsini, “a Zelensky conviene andare a trattativa il più presto possibile anche nella speranza di preservare un pezzo di Ucraina democratica, perché siamo tutti convinti di sconfiggere la Russia, ma dobbiamo anche avere il dovere morale di dire che la Russia potrebbe sconfiggere l’Ucraina”.

“Il problema non è tra Putin e Zelensky ma tra Putin e la NATO”
Tornando al tema della NATO, il professore ritiene che “in Italia si sta manipolando l’opinione pubblica”. “Noi diciamo che Zelensky è il problema perché vuole entrare nella NATO per deresponsabilizzarci. Questo è assolutamente falso”, ha affermato. “La Nato il 16 giugno del 2021 ha svolto un meeting a Bruxelles alla fine del quale ha pubblicato un documento dove c’è scritto, al punto 69, che la NATO è fortemente interessata a inglobare l’Ucraina e testualmente è scritto: ‘Ribadiamo qui noi governi della NATO quanto abbiamo già deliberato nel 2008 a Bucarest’”. “Quindi il problema in realtà non è che Zelensky vuole entrare nella NATO ma che la NATO ha messo le unghie sull’Ucraina e quindi quando diciamo che la trattativa è tra Putin e Zelensky, noi stiamo manipolando l’opinione pubblica, perché il problema è con la NATO ed è questa che deve dare garanzie”. E su questo punto c’è una parte della classe politica degli Stati Uniti, che guidano la NATO, la quale, come ha ricordato la conduttrice, sta proponendo un nuovo percorso politico. E’ il caso della lettera scritta da 30 autorevoli deputati del Partito Democratico, pubblicata sul Washington Post, in cui questi “hanno implicitamente rimproverato Biden di non aver fatto nulla per la pace o per il cessato il fuoco”, ha commentato Orsini. E questi Parlamentari, ha aggiunto, “lo hanno esplicitamente invitato a impegnarsi per una trattativa diretta con la Russia”.

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