Eccomi qua, trentadue anni trascorsi a rincorrere una verità giudiziaria capace non solo di individuare e punire i colpevoli dell'omicidio di Umberto Mormile, tutti i colpevoli, che sembrano crescere di anno in anno, ma anche restituire la giusta dimensione ad un fedele servitore dello stato, e infine, perché no, fornire finalmente una pista concreta per decifrare la "falange armata" e, con essa, il piano di destabilizzazione attuato attraverso omicidi, stragi e terrore.
Non voglio ripercorrere questi trentadue anni costellati di amarezze e delusioni, preferisco immaginare che la giustizia italiana, quella milanese in questo caso, si muove lentissimamente ma comunque avanza. Sono serviti due processi e quasi vent'anni per consegnare un primo strato di colpevoli: esecutori, organizzatori e una parte dei mandanti. Due processi che si sono fermati al livello delle "responsabilità criminali" ma non sono riuscite a penetrare il livello delle "responsabilità istituzionali". Adesso esistono molte altre possibilità, emerse da nuove indagini, nuovi processi e nuove collaborazioni. Gli stessi protagonisti rinviati a giudizio hanno reso e confermato nuove evidenze. E allora perché non pensare in grande: completiamo la lista dei colpevoli a livello di "responsabilità criminale" con l'accertamento dei fiancheggiatori attraverso questa nuova benvenuta udienza preliminare. A seguire, si può alfine innalzare il livello e accertare quali e quante responsabilità ricadono nel mondo istituzionale (carcere, magistratura di sorveglianza, apparati di sicurezza, ecc.) e, soprattutto, ascrivibili a chi.
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