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A Giovanni Falcone qualcuno gli diceva veramente che era una testa di minchia, qualcuno lo amava, a qualcuno gli stava sulle balle, a qualcun altro faceva molta simpatia e da qualcuno si faceva volutamente odiare.
Uno, cento, mille attorno a lui, un uomo con le sue amarezze, debolezze e voluttà. Un uomo comune. Il suo sangue però dovrebbe essere ancora in aria, a macchiare le teste, le vere teste di minchia di questo Paese. Invece polvere. Polvere nera. Quella con cui sono state trucidate le speranze di un Paese vero e trasparente. Quella con cui tutto è stato coperto. Non parlo più di ricordare.
Dopo trent’anni, trenta, trenta lunghi anni ricordare ormai è forse una condotta fragile, labile. Ora dobbiamo parlare di RIVENDICARE, rivendicare si. Rivendicare: perseguire il recupero di un possesso illegalmente detenuto da altri con il contestuale accertamento del proprio diritto di proprietà.
Certo, prima bisognerebbe comprendere cosa rivendicare. Abbiamo o no il pieno diritto di proprietà sulla verità? Si. Perché senza verità non c’è libertà. Senza verità può residuare solo l’illusione, la confusione, libertà fittizia. Giovanni Falcone si è impegnato a fondo, talmente a fondo che è saltato in aria, per quell’ideale di libertà piena. Ecco perché lo consideriamo un eroe. Si è sacrificato per quel valore. Quello per cui i doveri ed i diritti sono di tutti, son egualmente condivisi, non il denaro, sia chiaro, ma gli strumenti di libertà. Quelli che devono poter stare nelle mani di tutti, avere uguali possibilità da differenti punti di partenza, per giungere col merito all’arrivo. Quella dimensione di libertà ove non si agita lo scherno del confusionario giocoliere del potere di turno.
Il dottor Giovanni Falcone si batteva per questo, per donare a tutti la vera libertà. Perché con i compromessi, senza trasparenza e verità, non si potrà essere mai liberi ed un siciliano lo sa cosa vuol dire sottostare alle logiche del condizionamento, più di tanti altri di questo Bel paese.
Si sbaglia sempre quando si trattano gli onesti come dei fessi e i disonesti come persone da rispettare. Quando si continua a credere che la moralità, l’etica sia qualcosa che debba prescindere per chi guida un Paese. Questo va rivendicato. Finanche per il loro sacrificio.
A Giovanni Falcone, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Francesca Morvillo, Vito Schifani.

Foto © Archivio Letizia Battaglia

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