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La guerra alla pace fa un altro passo avanti grazie al contributo di Stefano Cappellini, che bombarda su Rep il manifesto della marcia Perugia-Assisi per il titolo “Fermatevi, la guerra è una follia” e il disegno di madre e figlio sfiorati da un proiettile bianco e uno nero. “Un pugno in faccia, un affronto, una vergogna!”, tuona tutto accaldato. “Innanzitutto, lo slogan ‘Fermatevi’, che intima lo stop a entrambe le parti come se il conflitto fosse voluto e alimentato da tutte e due” (gli sfugge che il concetto di cessate il fuoco riguarda entrambe le parti, sennò si chiamerebbe “cessate mezzo fuoco”). Un “vilipendio dei cadaveri ucraini”, signora mia. E poi “l’immagine agghiacciante, oscena” dei “due proiettili da direzione opposta, uno bianco e uno nero, uno vale l’altro, spari paralleli ed equivalenti... non sono le vittime di una parte... sono le vittime neutrali... di due pazzi belligeranti. Un vero choc”.
Il pover’uomo, sempre per via di quell’elmetto sulle ventitré che offusca la vista e comprime l’eventuale cervello delle Sturmtruppen, non si accorge di due piccoli dettagli. La frase della vergogna (“Fermatevi! La guerra è una follia”) è di quel putiniano di papa Francesco. E il disegno è lo stesso della Perugia-Assisi del 1999 per il cessate il fuoco nell’ex Jugoslavia massacrata da Milosevic e dalla Nato. Glieli fanno notare alcuni commentatori del suo profilo Twitter (insolitamente numerosi, ma solo per sbugiardarlo). Lui, impermeabile alla verità almeno quanto al ridicolo, ribatte: “Aggiungo, a quanti obiettano che il manifesto replica quello del ’99 sulla Serbia, che si tratta di un’aggravante”. Ecco, il fatto che i pacifisti lo siano sempre contro tutte le guerre è “un’aggravante” (di cosa, non è dato sapere): non una prova di coerenza (concetto ignoto al Cappellini, che da giovane scriveva per Liberazione, organo di Rifondazione comunista, prima di passare a Mediaset, dirigere il Riformista, chiuderlo per mancanza di lettori, fare altri danni al Messaggero e poi a Rep). Nulla sfugge al ghostbuster di putinisti: tipo Montanari, che “la pensa allo stesso modo di Bannon sull’Ucraina e su altro” (e, con lo stesso schema, Cappellini la pensa allo stesso modo dei nazisti del battaglione Azov). E, se qualcuno gli sfugge, retwitta lesto un altro rastrellatore, tal Capone del Foglio: “Russia Today rilancia i deliri anti-ucraini di Angelo d’Orsi”. Ma va capito: Russia Today usciva come inserto mensile di Rep lautamente pagato fino al 2016, poco dopo l’arrivo di Cappellini, quando la propaganda del Cremlino decise comprensibilmente di tenersi i rubli. E smise di contribuire al suo stipendio, lasciandolo orfano, vedovo e inconsolabile. Un pugno in faccia, un affronto, una vergogna!

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

Foto © Imagoeconomica

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