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La crisi economico - finanziaria, il degrado sociale, la distruzione del tessuto politico della Russia e la corruzione interna.
Sono questi i motivi secondo il docente Alessandro Orsini che hanno impedito alla Russia di opporsi all'espansione della Nato dopo il crollo del blocco sovietico.
In un articolo de 'il Fatto Quotidiano' il professore spiega che "negli anni Novanta, la Russia si trovò senza forze per lottare". "Crollata l’Unione Sovietica, la Federazione Russa precipitò in una crisi talmente grave che molti osservatori dell’epoca temettero addirittura che lo Stato russo si sarebbe dissolto. Eltsin, affiancato da un gruppo di riformisti inesperti, come Egor Gajdar e Viktor Chernomyrdin, e da consiglieri del Fondo Monetario Internazionale, si lanciò in una campagna di riforme liberiste dalle conseguenze negative. Ad arricchirsi fu soprattutto una minoranza di beneficiati, i cosiddetti 'oligarchi', mentre la corruzione e l’inefficienza dilagavano dappertutto".

"Il governo - ha scritto il professore su ‘il Fatto’ - allora guidato da Sergey Kiriyenko, e la Banca Centrale, svalutarono il rublo e non furono più in grado di rimborsare il debito sovrano. Il governo russo, ad agosto, fece default sul proprio debito. La Russia non aveva le forze per contrapporsi all’Occidente in Serbia e nemmeno all’espansione della Nato. Tra le numerose cause che portarono al default, bisogna ricordare anche l’estenuante guerra in Cecenia". Ed è stato in questo momento di debolezza che "Madaleine Albright, nominata da Clinton Segretaria di Stato americana (1997-2001), progettò di inglobare i Paesi del Patto di Varsavia nella Nato. La procedura per l’ingresso nella Nato di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, fu avviata nel 1997 e portata a termine nel 1999".

La situazione dagli anni '90 ad oggi è drasticamente cambiata, ha scritto Orsini, tanto che, l'espansione della Nato, "ora che ha le forze, Putin la contrasta". Il docente ha ricordato anche un altro fatto di singolare rilievo nella storia dell'Alleanza Atlantica: "vale a dire l’approvazione dello Strategic Concept, un documento approvato a Washington il 24 aprile 1999, che ampliava le aree in cui la Nato si riteneva legittimata a intervenire (nome per esteso The Alliance’s New Strategic Concept). A partire dal 1949, quelle aree erano state: l’Europa, l’Atlantico settentrionale e l’America del Nord. Ma il New Strategic Concept stabiliva che la Nato sarebbe stata legittimata a intervenire anche out of area, cioè in tutto il mondo e, quindi, anche nelle regioni sotto l’influenza della Russia, come la Serbia. Nessuno si illuda: alla Russia l’espansione della Nato non è mai piaciuta".

Ma al tempo in cui nell'ex Stato Sovietico "pensionati, operai, militari, scivolavano nella povertà, entrando in contrasto stridente con i pochi che si abbandonavano a uno ostentato consumismo occidentale" come avrebbe potuto Mosca - domanda Orsini - "attaccare la Nato in Serbia avendo un bisogno disperato dei prestiti dell’Occidente?".

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Foto:
it.depositphotos.com

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