La Corte d'Appello di Londra ha dato ragione a Washington. Ora la palla torna al primo tribunale che, mesi fa, negò l'estradizione per Assange. Assange rischia davvero di finire in un carcere di massima sicurezza USA. In un mondo normale dovrebbero essere i giornalisti i primi ad indignarsi. Dovrebbero sentirsi in pericolo, manifestare dissenso, scrivere migliaia di articoli, far partire hashtag di solidarietà, scioperare. Invece, vedrete, a parte rare e preziosissime eccezioni, la stragrande maggioranza di loro (così come la stragrande maggioranza dei parlamentari alcuni giorni fa) sceglierà silenzi ponziopilateschi. L'era del conformismo coincide con l'occupazione coatta della propria comfort-zone. L'era del conformismo coincide con l'era della pavidità. Assange sta marcendo in carcere e, probabilmente, verrà estradato in USA. Ad ogni modo è un uomo reso innocuo dalla violenza del sistema e dall'assenza di coraggio di chi sostiene di fare informazione. “Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti” diceva Martin Luther King.
Oggi leggerete qualche articolo di cronaca (prese di posizione ce ne saranno poche). Poi, da dopodomani, di nuovo silenzio. Il silenzio della pavidità, il silenzio della contiguità, il silenzio della vergogna. C'è chi si vergogna perché non ha avuto il coraggio di Julian. Assange sta marcendo in carcere al posto di tenere conferenze nelle università di tutto il mondo solo per il suo coraggio. Il coraggio di aver pubblicato questo video. Questo (e altri) video è la ragione della prigionia di Assange. Undici anni senza vedere la luce del sole. Undici anni in prigione (più di quel che scontano molti mafiosi) per aver “donato” alle pubbliche opinioni mondiali frammenti di verità. Undici anni in prigione per convincere chiunque abbia intenzione di fare informazione che esiste un limite al di là del quale è meglio non andare. Perché si rischia di fare la fine di Julian. Imprigionarne uno per educarne cento.
Il video che vi ripropongo (magari molti di voi l'hanno già visto) si intitola “Omicidio collaterale” e mostra l'attacco aereo del luglio 2007 a Baghdad da parte dell'esercito americano nei confronti di civili iracheni disarmati. Immagini terrificanti. Queste sono state le guerre condotte per esportare la democrazia. #FreeAssange
Tratto da: facebook.com
Estradarne uno per silenziarne cento
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- Alessandro Di Battista