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Intervista in videoconferenza degli studenti del College of Europe, Bruges campus on “Organized crime and Corruption”, 11 ottobre 2021 Belgio

Vincenzo Musacchio, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.

Professore quali sono secondo lei gli sviluppi positivi nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione in Europa?

La criminalità organizzata connessa sempre più spesso alla corruzione ha ormai una dimensione transnazionale e finora non ho notato efficaci azioni in grado di combattere questo tipo di criminalità. Escludendo il “Programma Falcone” per combattere la criminalità organizzata transnazionale, il riciclaggio, facilitare la tracciabilità dei beni, combattere la corruzione nel settore privato e promuovere le migliori pratiche a livello internazionale di assistenza reciproca, non ho costatato nuove strategie adeguate alle evoluzioni continue delle nuove mafie. Sono necessari ulteriori sforzi. I cittadini si aspettano che l'Unione europea dia risposte su temi così importanti e in grado di incidere sulle economie d’interi Stati.

Le nuove mafie utilizzano molto la corruzione sostituendola ormai ai metodi violenti, cosa si può fare per combattere questa nuova forma di criminalità a livello europeo?
Mafie e corruzione insieme sono in grado di annientare un’economia legale poiché distorcono la libera concorrenza, fanno venir meno efficienti servizi ai cittadini, minano la fiducia nelle istituzioni pubbliche e nella stessa democrazia rappresentativa. Se non si combatte questo binomio a livello internazionale, la battaglia è persa in partenza. Occorreranno strategie preventive e repressive come il sostegno al mondo del lavoro, efficaci politiche sociali, finanziamenti alla ricerca e alla cultura e un sistema penale europeo omogeneo e armonizzato tra i vari Stati membri.

In concreto cosa si sta facendo in questo preciso momento storico per combattere questi due fenomeni criminali così pericolosi?
Circa sei mesi fa e precisamente il 14 aprile 2021, la Commissione Europea ha presentato una nuova strategia per contrastare la criminalità organizzata, incentrata soprattutto sul rafforzamento della cooperazione tra autorità di polizia e giudiziarie, per combattere la criminalità organizzata e i reati più pericolosi a essa connessi, confiscare i proventi di reato e apportare una risposta moderna agli ultimi sviluppi tecnologici. Le nuove mafie in Europa sono coinvolte in una serie di attività criminali, tra cui, in primis, il traffico di stupefacenti, i reati di corruzione, le frodi, il traffico e tratta degli esseri umani. Nel 2019 i proventi da attività illecite nei principali mercati criminali rappresentavano l’1 % del PIL dell’UE, pari a circa 140 miliardi di euro. Questi aspetti devono preoccuparci e non poco.

Che cosa si può fare per cambiare le politiche dei singoli Stati membri su tali problematiche?
Si dovrebbe partire innanzitutto da una cooperazione internazionale vera e globale che fornisca direttive precise a tutti gli Stati membri, da attuare senza se e senza ma. Ogni Stato dovrebbe sostenere e programmare campagne di prevenzione per sensibilizzare l'opinione pubblica sul valore della legalità. Sarebbe già un buon inizio.

Come si può attuare un'efficace attività di prevenzione e di repressione della criminalità organizzata stando al passo con i nuovi sviluppi delle mafie moderne?
Semplicemente adeguandosi alle loro metamorfosi. Andando a colpire, ad esempio, l’area grigia dei cd. colletti bianchi che fiancheggia le mafie con una nuova fattispecie incriminatrice che li comprenda nell’associazione mafiosa vera e propria e non nel concorso esterno.  Evitando i conflitti e la disgregazione sociale ed economica. Lottando tutte le attività di riciclaggio sullo sfondo dell’economia e della finanza mondiali. Occupandosi della crescita dei reati ambientali commessi dalla criminalità organizzata (Ecomafie). Un settore da non sottovalutare affatto è quello dei crimini informatici che continueranno a svilupparsi perché redditizi e a basso rischio criminale. Sarà indispensabile promuovere lo scambio di buone pratiche e creazione condivisa di reti internazionali di lotta al crimine organizzato a livello internazionale. Cominciare ad attuare questi propositi sono certo ispirerebbe fiducia anche nei cittadini più demoralizzati.

ANTIMAFIADuemila
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