"L’arma nuova per arrivare alla conoscenza" di cosa accadde e di chi era implicato nella strage di Bologna "è la digitalizzazione degli interi processi" e delle "carte rimaste nei cassetti per anni”. A dirlo è Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei parenti delle vittime della Strage del 2 agosto 1980 a Bologna, ospite di una diretta online con l'associazione "Memoria e futuro”, parlando della digitalizzazione delle carte degli inquirenti che indagarono sull’attentato alla stazione il 2 agosto 1980.“Peccato che farle tornare alla luce sia difficilissimo”, ha detto Bolognesi. “C’è stata la cosiddetta 'direttiva Renzi' per la desecretazione di carte e documenti sugli attentati e le stragi, ma è un'operazione che risulta incompiuta". "Ancora oggi - ha raccontato Paolo Bolognesi - ci stiamo dietro per avere carte e documenti eccetera, ma l'accesso a determinati documenti è difficilissimo". Ad esempio, "molti ministeri, come quello dei Trasporti, non hanno più archivi" sugli anni '80, oppure ci sono "situazioni", così le ha definite Bolognesi, "in cui mancano gli archivi, non si sa dove siano", o viene detto che "sono alla ricerca degli archivi". Eppure, proprio lì potrebbero essere conservate informazioni preziose che la digitalizzazione, appunto, ora potrebbe aiutare a mettere in luce. “Ogni volta che c'era un attentato - ha aggiunto - il ministero dei Trasporti faceva perizie e commissioni e vedere quali erano i partecipanti e le analisi che si sono fatte" in quelle sedi, può “essere utile" alla ricerca della verità sul 2 agosto. Ma solo andare a cercare le carte è di per sé una impresa, ha concluso ricordando che è grazie “alle ricerche negli archivi e alla digitalizzazione degli atti che si è arrivati a risultati come la sentenza nel processo a Gilberto Cavallini”.
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