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Ieri sera ho assistito attonito al Palamara’s Show sul Tg2, nel quale il novello “capro espiatorio” del Sistema di Potere italiano si è esibito nella parte della vittima sacrificale che avrebbe pur tuttavia continuato (!) la sua battaglia per una magistratura autonoma ed indipendente a servizio della Giustizia. Che perversione!
Sicuramente il sistema clientelare non lo ha inventato Palamara, sicuramente di quel sistema hanno goduto tantissime toghe ed altrettante ne sono state mortificate. Sicuramente quindi la vicenda non si può chiudere con la radiazione di Palamara dalla magistratura, perchè sarebbe l’ennesimo schiaffo agli italiani onesti. Ma il punto non è questo.
Caro Palamara è inaccettabile tentare di presentarsi come paladino della autonomia e della indipendenza della magistratura dopo essere stati beccati ad orchestrare mediazioni compiacenti.
L’Italia conosce fin troppo bene questa abitudine immonda del “dopismo”: cominciò con i fascisti del dopo 25 Luglio, che si scopersero (carte alla mano!) tutti partigiani della libertà e possibilmente proto democristiani.
Conosco personalmente magistrati che invece del “dopismo” hanno praticato semplicemente la coerenza e se ne sono andati prima, conosco ancora meglio (ex!) deputati del PD che al momento della formazione delle liste nel 2018 hanno pagato un prezzo salato alla decisione di Renzi di blindare in un collegio sicuro Cosimo Ferri (che col PD non avrebbe dovuto centrare nulla!).
Ancora di più allora commuovono quegli imprenditori palermitani, che per dignità e con coraggio, sono andati dai Carabinieri a denunciare le richieste di pizzo, prima (!) di essere convocati in Procura a sentire le intercettazioni.
Il Comandante provinciale dei Carabinieri di Palermo, Arturo Guarino, persona di grande valore, si è pubblicamente tolto il cappello in segno di rispetto verso questi imprenditori palermitani. Ha fatto bene.
L’Italia ha speranza grazie agli italiani del "giorno prima".

Tratto da: liberainformazione.org

* Consulente della Commissione parlamentare Antimafia

Foto © Imagoeconomica

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