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di AMDuemila - Video
Il sostituto Procuratore nazionale antimafia: "Su processo trattativa silenzio assordante"

"Il nostro è un Paese in cui troppo spesso è capitato che certi episodi e momenti storici siano stati cancellati dalla memoria collettiva. Giorni come questo (riferito alle commemorazioni della strage di Capaci, ndr) sono un'occasione per non dimenticare. Ed è nostro dovere morale ricordare quanto è avvenuto, perché con il ricordo pretendiamo giustizia e verità". Con queste parole il sostituto procuratore nazionale antimafia, Francesco Del Bene, è intervenuto alla #MaratonaDigitale organizzata dal Comune di Isola delle Femmine, andata in diretta dal giardino della memoria “Quarto Savona Quindici” per ricordare le vittime della strage del 23 maggio 1992. Del Bene ha ricordato come oggi si sia di fronte ad un "difetto di informazione" sul tema mafia. "Basti pensare alle motivazioni della sentenza del Processo trattativa con il collegio che ebbe a depositare in 88-89 giorni, con ben 5mila pagine, il provvedimento. Su questo, che costituiva un momento importante, poiché riguarda fatti rilevanti della storia del nostro Paese, c'è stata un'informazione molto limitata. Solo nei primi giorni, se escludiamo qualche testata giornalistica che ha giustamente insistito per far conoscere il lavoro che c'è stato negli anni ed i fatti che hanno portato il collegio ad arrivare a quella sentenza, c'è stata attenzione. Quelle motivazioni costituiscono un momento importantissimo e fanno capire quel che è avvenuto in un particolare momento storico in cui la nostra democrazia è finita sotto un attacco terroristico che proveniva da un'organizzazione mafiosa. Ma anche qui c'è bisogno di una riflessione, per capire cosa accadde dentro Cosa nostra, per cui si decise di attaccare frontalmente lo Stato. Con quell'azione, di fatto, Cosa nostra, che è ancora viva, portò ad una forte reazione dello Stato che, fino a quel momento, non c'era mai stata". "Totò Riina - ha proseguito - ha portato al vertice mondiale quell'organizzazione criminale. Ma con quelle stragi si è anche toccato il punto più basso, proprio quella reazione così importante e perentoria. Perché Riina ha agito in quel modo?"
Del Bene ha anche parlato del momento che ha attraversato il Paese negli ultimi mesi, tra emergenza pandemica e scarcerazioni. Secondo il magistrato quanto è avvenuto è "intollerabile" da magistrato e da cittadino. "E' intollerabile nella misura in cui alcuni esponenti mafiosi, alcuni dei quali al 41 bis, hanno lasciato strutture penitenziarie. Questo, in realtà, è successo anche per tutta una serie di problematiche attinenti il sovraffollamento del carcere, l'epidemia e la strumentalizzazione che alcuni esponenti mafiosi hanno fatto dell'epidemia". Da non sottovalutare, secondo Del Bene, anche il tema delle rivolte nelle carceri. "Non possiamo dimenticare che tutto questo è stato preceduto da questi scontri all'interno degli istituti penitenziari. Sono state giornate durissime e su queste occorrerà fare un approfondimento investigativo per comprendere se dietro quelle iniziative c'era una programmata attività da parte di esponenti mafiosi. Di certo la simultaneità di quegli episodi lascia qualche perplessità che deve essere superata". Secondo Del Bene possono essere accolte positivamente le ultime azioni da parte del Governo e della nuova direzione del Dap che si è adoperato per trovare strutture sanitarie adeguate per curare le gravi patologie di quei detenuti che avevano ottenuto la detenzione domiciliare".



Per quanto riguarda lo stato dell'arte sulla lotta alla mafia, Del Bene ha sottolineato che nel corso della storia, nelle varie fasi, nonostante l'impegno da parte delle istituzioni, la lotta alla mafia non è stata parte dell'agenda politica. "Di certo non voglio e non posso credere che ciò avviene perché si crede che Cosa nostra sia stata debellata - ha aggiunto - perché sarebbe un doppio errore. In primo luogo perché non è vero. Se noi guardiamo le ultime operazioni di polizia giudiziaria, che non hanno riguardato Cosa nostra solo, ma soprattutto la 'Ndrangheta, abbiamo proiezioni in Liguria, in Piemonte, in Lombardia e in Valle d'Aosta. Il fenomeno mafia non ha più una connotazione meridionale, ma è una problematica nazionale. In questo l'informazione ha un ruolo determinante e deve offrire ai cittadini le corrette analisi". Del Bene ha anche lanciato un allarme sul prossimo futuro dove si dovrà affrontare la crisi economica, post lockdown: "Non è semplice perché il piccolo imprenditore che si troverà in difficoltà rischia di rivolgersi a certi sistemi. Sicuramente ci sarà il tentativo della criminalità organizzata di abbattere la democrazia del nostro Stato, accaparrandosi anche su i fondi e le immissioni di denaro che lo Stato si è impegnato a fare. Bisogna fare attenzione perché la crisi esploderà e c'è il rischio di lasciare alcuni aspetti, come quello della lotta alla criminalità organizzata, in secondo piano.
Invece bisogna aumentare la nostra attenzione, perché la criminalità organizzata non è stata battuta, ma ha assunto forme diverse con proiezioni internazionali, imprenditoriali, e finanziarie che cercano modi per riciclare e nascondere denaro, immettendolo nei circuiti legali. Il nostro sforzo deve essere quello di far luce su questi profili".
Nel suo intervento, infine, Del Bene ha anche ricordato alcuni aneddoti inerenti l'inizio della propria storia in magistratura: "Durante i miei studi fui folgorato da questi episodi gravissimi che riguardavano Cosa nostra, gli omicidi e le stragi del passato, come quella del dottor Chinnici. Cominciai ad approfondire e presi la decisione di diventare magistrato proprio sull'esempio che avevo al tempo di una figura come quella di Giovanni Falcone. Io feci il concorso in magistratura e quando consegnai la mia traccia finale, a Roma, era presente Francesca Morvillo. Per me un privilegio unico, da neo laureato, offrire il mio contributo confrontandomi con una persona che avevo agognato nel corso del tempo. Poi tornai a Napoli e quando al sabato accesi la tv sentii la notizia dell'attentato a Falcone. Un momento tremendo. Al tempo ero fiducioso e pieno di entusiasmo per emulare il marito della dottoressa Morvillo. Poi, da magistrato ho approfondito e avuto modo di sentire tanti collaboratori di giustizia e vedere anche quella che è stata la reazione da parte dello Stato.

Foto © Imagoeconomica

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