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di Luisa Berti
A 26 anni dall'omicidio di Beppe Alfano, sono ancora tanti i nodi da sciogliere su cosa si nasconde dietro l'uccisione del giornalista, avvenuta nella notte dell'8 gennaio 1993. Tra accuse di depistaggi e revisione del processo che ha condannato in via definitiva come mandante il boss Giuseppe Gullotti, la vicenda resta aperta, soprattutto dopo il rinvio a giudizio da parte della procura di Reggio Calabria dell'ex pm Olindo Canali per corruzione in atti giudiziari.
La rabbia, lo sgomento, ma allo stesso tempo la forza, la determinazione e la speranza di raggiungere, seppur dopo tanti anni, la verità sull'omicidio del padre si celano dietro le parole di Sonia Alfano, che in un'intervista rilasciata all'AGI ha raccontato tutto quello che, secondo lei, non è ancora chiaro.
"Canali considerava mio padre un amico", ha detto, "era una persona cui aveva raccontato tanto, anche in mia presenza, perché si occupava anche di cronaca giudiziaria ed era considerato come la memoria storica di Barcellona Pozzo di Gotto. Nonostante tutto questo Canali - ha sottolineato Sonia Alfano - ha coordinato le indagini, e non avrebbe potuto farlo proprio perché conosceva la vittima. Ha rappresentato l'accusa in primo grado, in maniera assolutamente inverosimile, e negli anni passati era anche stato accusato di false dichiarazioni rilasciate al pm. Poi grazie a scadenze di termini l'ha sempre passata liscia".
La condotta dell'ex pm non ha mai convinto Sonia Alfano che non ha mancato di raccontare che proprio in questi giorni l'avvocato di famiglia, Fabio Repici, "ha depositato una corposa memoria, con la quale documentalmente vengono descritti gli innumerevoli depistaggi che sono stati adoperati da Olindo Canali, il quale chiaramente non ha agito da solo, ma con la complicità di apparati istituzionali deviati con cui lui era in contatto. Di tutto questo - ha sottolineato - ne ho ampiamente parlato con il pm di Messina e sono fatti confermati anche da diversi pentiti".
Ma a preoccupare l'ex presidente della commissione speciale Antimafia europea è anche la disposizione, avvenuta ad aprile scorso, da parte del tribunale di Reggio Calabria di revisione del processo a carico del mandante dell'omicidio Giuseppe Gullotti.
"Ciò che è strano - ha detto - è che questa revisione è stata disposta senza passare dal vaglio di ammissibilità. Per revisionare una sentenza definitiva ci devono essere nuovi elementi, nuove prove, che prima hanno bisogno di un vaglio e solo se vengono ritenute valide e tali da dare un contributo utile si dispone la revisione. In tale circostanza tutto questo non c'è stato ed è l'unico caso nella storia della giustizia italiana".
Un fatto quest'ultimo che porta Sonia Alfano a fare un collegamento con una dichiarazione del pentito Carmelo D'Amico di qualche anno fa. "Casualmente - ha fatto notare con tono ironico - il pentito D'Amico aveva fatto riferimento a Gullotti e Canali parlando di una riduzione di pena a favore del primo in cambio di un corrispettivo di 50 mila euro. Guarda caso arriva la revisione del processo. È chiaro che io e la mia famiglia siamo legittimati a costituirci parte civile e lo faremo, il 15 gennaio saremo presenti".
Lo sgomento di Sonia Alfano riguarda anche l'Anm e il Csm. "Non possono continuare a tacere, visto che nei confronti di Luca Palamara sono stati adottati dei provvedimenti molto seri per ipotesi di reato minori rispetto a questi. Mi chiedo, inoltre, per quanti decenni ancora la politica e le istituzioni intendono dimenticare e far finta di non sapere che a Barcellona Pozzo di Gotto c'è ancora tutt'oggi un capomafia libero che si chiama Rosario Cattafi e per quanto tempo la politica intende continuare a mettere la testa sotto la sabbia davanti ai depistaggi sulla indagini per l'omicidio di mio padre".
Infine ha lanciato un appello alla politica e al mondo delle istituzioni. "Dovremmo mettere i partiti con le spalle al muro e costringerli a inserire - ha concluso - la lotta alla mafia, la lotta alla corruzione e al riciclaggio nella loro agenda politica. Nessun partito e nessun movimento fanno questo, viene dimostrato con i fatti quotidianamente".
(8 Novembre 2019)

Tratto da: agi.it

Foto © Flavien Deltort

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