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di Maria Grazia Mazzola
E’ uno scatto che commuove: Corinne Vella, sorella di Daphne e Matthew Caruana Galizia, figlio di Daphne e Premio Pulitzer, anche lui giornalista investigativo internazionale qui fotografati con le ONG per la protezione dei giornalisti, nella sala del Consiglio d’Europa, il 26 giugno.
Una data che rimarrà nella storia. Si perché l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) ha approvato con una maggioranza schiacciante -72 voti contro 18 e 3 astenuti - la relazione di Pieter Omtzigt su Malta: “ha fallito”- così si legge - "lo stato di diritto”.
Ha fallito perché le indagini sull’autobomba che ha ucciso la giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia sono ferme. Il 16 ottobre 2019 saranno due anni dall’omicidio di Daphne e a tutt’oggi il processo contro i tre accusati per l’autobomba, non è neanche cominciato. E se scadranno i termini i tre accusati di essere i killer, saranno liberi. Omtzigt ha denunciato i dubbi sull’imparzialità dell’indagine. Non conosciamo i mandanti. Dopo tutto questo tempo. In novembre scorso era stata diffusa la fakenews che fossero state individuate le menti dell’omicidio di Daphne con un tam-tam internazionale partito da Malta, con notizie senza nomi né cognomi, senza ‘fatti’ ma solo megafoni, perché in realtà tutti i tg e i giornali hanno divulgato solo bolle di sapone.
Oggi invece questa è la vera notizia dirompente, che il Consiglio d’Europa intima al governo di Malta un’inchiesta pubblica entro tre mesi su quel terribile 16 ottobre del 2017. Un’inchiesta pubblica chiesta a squarcia gola dalla famiglia di Daphne e dalla comunità internazionale del giornalismo-sentinella, quello che indaga davvero. Oggi il Consiglio d’Europa mette un punto. E in Italia solo qualcuno sta dando notizia. Come mai? Manca l’informazione europea. Manca l’attenzione sincera ai fatti europei. E conoscere la verità sull’autobomba di Daphne, coscienza critica europea, è un dovere, garanzia di sicurezza per tutti. Immaginate che nell’assemblea parlamentare del 26 giugno a Strasburgo, Malta ha votato contro la relazione di Pieter Omtzigt alleandosi con l’Azerbaigian, maglia nera per la libertà di informazione e i diritti umani, uno Stato dove di regolare c’è ben poco.
Malta è il primo Stato membro dell’Unione Europea a essere sottoposto all’esame di un relatore speciale, un caso pericoloso ‘fonte di vulnerabilità per tutta l’Europa’, stigmatizza il Consiglio d’Europa. E il Primo Ministro Muscat protegge l’impunità di persone coinvolte dagli scandali. La relazione dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa denuncia che il sistema della giustizia penale e gli organismi preposti all’applicazione delle leggi, non rispettano affatto le norme europee sullo stato di diritto: mancanza di indipendenza da parte della polizia e di altre autorità, eccessivo potere nelle mani del Primo Ministro. Se il governo di Malta non farà questa inchiesta pubblica indicata dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa allora sarà violato l’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), quello sul diritto alla vita.
E’ grazie ai colleghi maltesi come Caroline Muscat con The shift News portale maltese di informazione, che conosciamo le vere notizie sulla corruzione a Malta, sull’omicidio di Daphne, grazie ai figli di Daphne, a Manuel Delia col suo blog Truthbetold, a Occupy Justice, alla società civile internazionale, alle istituzioni internazionali e alle ONG per la protezione dei giornalisti, ai giornalisti investigativi che hanno preso in mano le storie di una grande giornalista e le hanno proseguite nel suo nome.
(25 Giugno 2019)

Tratto da: stamparomana.it

Foto da Twitter Matthew Caruana Galizia

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