di Luciano Armeli Iapichino
L’occasione era ghiotta, caro Presidente Musumeci.
Era ghiotta per fare la differenza con i suoi predecessori, Crocetta compreso, e futtirisinni - ci scusi per l’espressione tanto indelicata quanto efficace - di Spoils system, usanze, calcoli e quant’altro la pratica politica nella terra dei Gattopardi prevede. Vede, in questa terra, in cui i politici continuano a utilizzare i verbi al futuro, in cui si dovrebbe avvertire il senso delle istituzioni, dell’autonomia, dell’onestà intellettuale, e in cui la dignità personale dovrebbe valere oltre ogni ordine di partito, e in cui ai Presidenti di Regione verrebbe da chiedersi cos’è la lealtà (abbiamo preso in prestito delle bellissime espressioni, le Sue, Ars seduta del 10/11/2015) le rivoluzioni appartengono alla storia. A quella più atavica! Di recente, e leggasi mezzo secolo o più, poca roba, poca sostanza, poche se non rare casacche - se non crivellate - che avessero a cuore l’interesse del popolo siciliano.
Questo popolo cloroformizzato, umiliato e con la tendenza a farsi umiliare, cui il vento dell’indifferenza ha sradicato l’ultimo seme di orgoglio rivoluzionario e forse d’indignazione, ha problemi con la mafia, con l’antimafia, con la classe dirigente, con la burocrazia, con l’informazione libera, con quella roncola onnipresente che si chiama truffa.
Sui Nebrodi, quell’“antipatico” di Giuseppe Antoci una piccola rivoluzione l’aveva avviata con fatti talmente concreti che non necessitano memoria.
E Lei, caro Presidente di tutti i siciliani, anche di quelli onesti, lo sa!
Lei sa! E’ persona troppo navigata!
Sa che la figura di Antoci, in certi ambienti, è scomoda, lo è stata e continuerà a esserlo. Certo, anche per una parte, forse, di un certo elettorato: quello però che nessun politico onesto vorrebbe dalla propria parte!
Che sensazione di autostima dovrebbe provare un Presidente di Regione che immagina, perché lo immagina, il giubilo, l'apoteosi, il tripudio manifestato alla rimozione di Antoci dal Parco dei Nebrodi da chi è stato messo alle strette dal Protocollo di legalità e dalle misure cautelari a esso connesse?
Sa pure che è difficile, in una terra di equilibri delicati, di pressioni e promesse da corridoio, che attuare il sistema del merito è utopia se non si ha un solido senso delle istituzioni, una granitica onestà intellettuale legata a un forte senso dell’autonomia, se non si hanno, in parole semplici, le palle, caro Presidente Musumeci.
Forse, il vero segnale, quello più nobile, sarebbe stato, considerando almeno per una volta la dignità personale di chi ha lavorato nell’interesse di questa terra e nel nome delle vere istituzioni, andare in controtendenza e dare fiducia a Giuseppe Antoci, ovvero elargire un cenno nuovo al popolo dei Nebrodi. E non solo.
Se la Sua priorità, l’opportunità politica di un Governatore di razza è stata quella di rimuoverlo spiazzando, ci creda, anche chi la stimava per la Sua storia personale e il Suo onesto curriculum politico, allora, caro Presidente Musumeci, non utilizzi più, per correttezza alla Sua forbita oratoria che attinge nelle Sue più sacre e integerrime segrete morali, il termine rivoluzione. Vede, per fare la rivoluzione è necessaria una buona dose di coraggio, di folle determinazione, di “furbata”, ci consenta, politica che sarebbe di certo tornata a Lei più utile di una restaurazione dello status quo. Perché di questo si tratta.
Soprattutto su queste montagne in cui non ci sono solo cimiteri di mafia. Perché se l’avesse applicata l’autentica rivoluzione, un new deal in zona di depressione valoriale, sarebbe rimasta nella storia politica di questa regione come indiscussa vera novità, come elegante colpo da maestro, emblema di una sottigliezza politica che non appartiene a tutti, forgiandola pari tempo a ricordo e indelebilmente nel cuore delle generazioni future.
E si! Quel futuro che tutti anelano ma che poi, con i fatti, si mortifica con pratiche ottocentesche che hanno, di fatto e sempre, oscurato il sipario del tempo che verrà.
Caro Presidente, Bit o non Bit, questa regione ha proprio perso il tempo che verrà.
E Lei, con l’affaire Antoci, con essa. Ha perso un treno, forse uno degli ultimi, di dare una sterzata diversa sul piano etico.
Ha perso l’occasione, sui Nebrodi e davanti a una nazione, di fare, per una volta, la differenza con i suoi predecessori che sul piano del clientelismo e del trasformismo erano forse antenati e pionieri senza tempo.
Per il resto, fin quando l’area resterà bonificata, i Nebrodi continueranno a vedere i primi turisti. Caro Presidente, è la moda che passa non lo stile.
E la differenza, mi rendo conto, non è per tutti.
Figuriamoci in Sicilia,terra bellissima, dove non vogliamo più continuare a jiri a cavaddu a la mula di li Cappuccini!
"A piedi", Presidente, a piedi verso il nostro futuro.
E saggia tradizione del Pitrè, quella si, ci avverte.
Foto in alto: Nello Musumeci
Foto a destra: Giuseppe Antoci © Armeli
Presidente Musumeci, sul Parco dei Nebrodi, ha perso
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