di Veronica Capucci
Il magistrato e procuratore generale presso la Corte d'Appello di Palermo Roberto Scarpinato ha tenuto ieri un incontro su “La criminalità economica e le sue connessioni con i network politico-mafiosi...
Il magistrato e procuratore generale presso la Corte d'Appello di Palermo Roberto Scarpinato ha tenuto ieri un incontro su “La criminalità economica e le sue connessioni con i network politico-mafiosi”, al dipartimento di Giurisprudenza di Unife. L'iniziativa, si inserisce nell'ambito della Festa della Legalità e Responsabilità 2016, ed è stata organizzata dal Laboratorio interdisciplinare di studi sulle mafie e altre forme di criminalità (MaCro). Il procuratore si è occupato di processi di mafia, ha collaborato con i giudici Falcone e Borsellino, e con le sue indagini ha fatto sequestrare beni per 3 miliardi e 500 milioni in Italia e all'estero. Il filo conduttore è stato l'evoluzione del metodo mafioso, che non si fonda più sulla violenza fisica ma sulla connivenza tra colletti bianchi mafiosi, politici, locali o nazionali, imprenditori. Questo sistema, il procuratore lo definisce «sistema criminale integrato». Il crimine organizzato è profondamente mutato rispetto ai tempi in cui agiva nella Prima Repubblica. «Uno degli errori da evitare, diffuso nell'opinione comune - sostiene Scarpinato - è di guardare la criminalità mafiosa di oggi con gli stessi occhi con i quali si guardavano gli apparati concettuali della Prima Repubblica».
Emergono oggi forme nuove e complesse di crimine, difficili da inquadrare nella vecchia tipologia di reato. In sostanza, la criminalità organizzata, secondo il procuratore, si è evoluta nel modello mercatista, basato su un'offerta di servizi ampiamente richiesti, che vanno dall'acquisto di droga, alla prostituzione, al tabacco di contrabbando, per arrivare al sistema criminale integrato, che si occupa di privatizzazioni e energia. La causa del sistema criminale integrato è da ricercare nel dilagare della corruzione e la soluzione secondo Scarpinato non si può fermare a un livello penale, ma si deve agire su tutti i fronti e «le istituzioni politiche devono consentire ai popoli di riappropriarsi del proprio destino, e costituire una società opposta a quella che stanno costruendo i criminali e che è basata sul dio denaro e sulla riduzione dell'uomo a merce di scambio».
Tratto da: lanuovaferrara.gelocal.it
Foto di copertina © Emanuele Di Stefano
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