di Antonio Scaglione - 20 luglio 2012
Desidero, anzitutto, rivolgere i miei più cordiali saluti, anche a nome di tutto l’Ateneo palermitano, a Salvatore Borsellino, ai relatori e a tutti i partecipanti a questa Conferenza, organizzata dalla Rivista Antimafia duemila e dall’Associazione culturale Falcone e Borsellino nel ventennale delle stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Un particolare saluto al Sindaco di Palermo, prof. Leoluca Orlando, che ritorna questa sera nella Facoltà dove è stato studente e apprezzato docente per lunghi anni.
La Facoltà di Giurisprudenza è particolarmente lieta e onorata di ospitare, ancora una volta, questa annuale iniziativa che costituisce un significativo momento di memoria, di riflessione, di dibattito e di confronto dialettico sul fenomeno mafioso, sulle strategie di contrasto e sugli sviluppi dei processi per le stragi del 1992-1993; profili tra i quali non sussiste alcuna contrapposizione, ma una profonda complementarietà.
La memoria, infatti, ha la funzione di tenere sempre vivi il dolore e il ricordo del coraggio civile e del senso del dovere dei caduti per mano mafiosa; ciò costituisce testimonianza e monito costante per la società civile e, soprattutto, per le giovani generazioni.
La riflessione, il dibattito, e la ricostruzione storica sono, a loro volta, fondamentali per mantenere sempre forte la richiesta di accertamento della verità e di giustizia per le efferate stragi mafiose, sulle quali, nonostante il continuo e positivo impegno delle autorità giudiziarie di Palermo, Caltanissetta e Firenze, continua a gravare una plumbea opacità, soprattutto per i noti e perversi rapporti tra mafia e politica.
Nell’ultimo anno si sono registrati ulteriori positivi risultati investigativi e giudiziari nella repressione delle mafie, un consistente aumento dei sequestri e delle confische di beni appartenenti ai mafiosi, e un sempre più rinnovato impegno civile di associazioni, di comuni cittadini, e di organizzazioni studentesche, che sono sempre in prima linea per l’affermazione dei principi di legalità, come è testimoniato dall’elevato numero di giovani presenti a questo incontro.
Un altro segnale positivo, si deve ravvisare nella approvazione da parte del Parlamento europeo della “Risoluzione” contro la criminalità organizzata, che ha già determinato l’istituzione della Commissione parlamentare antimafia europea, presieduta dall’onorevole Sonia Alfano, figlia del compianto giornalista Beppe Alfano, vittima della mafia.
Questa “Risoluzione” prevede, altresì, la tutela sia delle vittime dei reati mafiosi, che dovranno essere equiparate alle vittime del terrorismo, sia dei testimoni e dei collaboratori di giustizia, la confisca in tutta l’area europea dei patrimoni illeciti, l’ineleggibilità a parlamentare europeo dei soggetti condannati per reati di mafia, per favoreggiamento e per corruzione e, infine, l’obbligo, per ogni Stato membro, di prevedere, nella sua legislazione interna, il delitto di associazione di tipo mafioso.
Sul piano legislativo italiano, per fortuna, sono finiti su binari morti i disegni di legge presentati dal precedente Governo in materia di prescrizione breve, di processo breve, di riforma del processo penale e di revisione costituzionale delle disposizioni relative al pubblico ministero e all’obbligatorietà dell’azione penale.
Queste proposte di legge, laddove fossero state approvate, avrebbero sicuramente reso meno efficiente il processo penale e sempre più difficile l’accertamento dei reati di mafia e l’individuazione dei relativi autori, alterando in modo irreversibile l’equilibrio imposto dalla nostra Costituzione tra la tutela dei diritti dell’imputato, da un lato, e le esigenze di difesa sociale e di tutela delle vittime dei reati, dall’altro.
Purtroppo, il disegno di legge in tema di intercettazioni di comunicazioni, dopo continue accelerazioni e decelerazioni, ha ripreso il suo iter parlamentare; è necessario, quindi, vigilare con estrema attenzione in quanto sia le intercettazioni, così come i collaboratori di giustizia, sono necessarie per la prosecuzione della repressione delle mafie e, quindi, per l’accertamento dei fatti di reato e delle relative responsabilità, ovviamente nel bilanciamento dei diversi valori costituzionali in conflitto.
E’ altresì indispensabile richiedere e sollecitare le necessarie integrazioni e modifiche del codice delle misure di prevenzione, approvato con il d. lgs. n. 159 del 2011.
Al riguardo, un pacchetto di proposte, è stato già formulato da questa Facoltà e dal Dipartimento Dems, dall’Associazione nazionale magistrati, dall’Associazione Progetto legalità in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le vittime della mafia e dal Centro studi La Torre ed è stato consegnato al Ministro della Giustizia, nel corso di un Convegno, che si è svolto in questa Facoltà il 18 febbraio scorso.
Mi avvio alla conclusione, citando il seguente passo di Pericle del 461 A. C.:
<<facendo nell’interesse comune sacrificio della loro vita, si assicurarono la lode che non invecchia mai e la più gloriosa delle tombe, non tanto quella in cui giacciono, quanto la gloria che resta eterna nella memoria, sempre e dovunque si presenti occasione di parlare e di agire [….]; nell’animo di ognuno deve vivere la memoria della loro grandezza; ora dunque preparatevi ad imitarli, convinti che la felicità sta nella libertà e nell’indomito coraggio>>.
Consentitemi, infine, di consegnare ai familiari di Paolo Borsellino e ai relatori una copia della tesi di laurea di Paolo sul tema <<Il fine dell’azione delittuosa>>, che la nostra Facoltà, su impulso dei professori Giuseppe Verde e Vincenzo Militello e per non dimenticare, ha inserito nella prestigiosa Collana delle sue pubblicazioni.
Mi scuso di avere oltrepassato i tempi assegnati a un indirizzo di saluto e vi ringrazio per la vostra cortese attenzione.