di Nicola Tranfaglia -
Mi dispiace ma è difficile non essere d’accordo con il corrispondente del quotidiano di Liberation, Eric Jozsef,che scrive oggi su Il fatto quotidiano, a proposito del ‘92-’93,che ci sono ancora troppi punti oscuri su quello che è successo e soprattutto sulle linee di contatto tra mafia e istituzioni politiche dell’Italia politica di oggi.
La lettera, datata 4 aprile 2012, di Donato Marra-segretario generale della Presidenza della Repubblica-al Procuratore Generale della Corte di Cassazione, nella fase di passaggio tra Vitaliano Esposito e Gianfranco Ciani, rispetto alle proteste dell’ex presidente del Senato Nicola Mancino,indagato dalla Procura di Palermo,afferma che il presidente della Repubblica Napolitano condivide le preoccupazioni di Mancino e auspica che possano essere prontamente adottate iniziative che assicurino la conformità di indirizzo delle procedure ai sensi degli strumenti che il nostro ordinamento prevede e quindi anche ai sensi delle attribuzioni del procuratore generale della Cassazione.
La lettera di Marra è, nello stesso tempo, importante e discutibile. Importante perché chiarisce e sottolinea il consenso del Capo dello Stato rispetto alle proteste del privato cittadino ma già presidente del Senato e successivamente vice-presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e figura significativa del partito democristiano prima del suo scioglimento traumatico nel 1993.
Ma è anche discutibile perché trattandosi di una questione delicata come quella della politica contro la mafia (per usare un termine che, ricordo,piaceva a Giovanni Falcone come a Paolo Borsellino) avrebbe dovuto esser comunicata anche e contemporaneamente all’attuale procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso.
Peraltro è significativo venire a conoscenza, sempre oggi, da un quotidiano che alcuni tra i maggiori esponenti di Magistratura Democratica-una corrente che si colloca a sinistra nell’Associazione Nazionale Magistrati – come Nello Rossi, procuratore aggiunto di Roma,Giuseppe Cascini, ex presidente dell’ANM e il consigliere di cassazione Giovanni Palombarini giurano sull’innocenza dell’ex Guardasigilli e a lungo professore e mio collega nell’Università di Torino,Giovanni Conso, dall’accusa di aver compiuto falsa testimonianza, spaccando così la linea comune tenuta fino a ieri della corrente ed isolando ancora di più i pubblici ministeri di Palermo Antonio Ingoia e Nino Di Matteo.
Il capo della procura palermitana, peraltro, ha manifestato il suo netto dissenso rifiutando addirittura di firmare,insieme con il sostituto Paolo Guido, la requisitoria elaborato dai due, Ingroia e Di Matteo, contro le dodici persone per ora indagate.Del resto quello che succede oggi è stato per così dire normale nell’Italia berlusconiana ma anche in quella che l’ha preceduta.
Se la popolarità dei partiti politici che reggono oggi la maggioranza montiana è scesa così in basso da sfiorare il rischio che Beppe Grillo,un comico di non grandi qualità,raggiunga ( almeno nei sondaggi di cui io non riesco da sempre a fidarmi quando vengono svolti così lontani dal voto) percentuali simili alla maggioranza relativa e vicine a quelle del Partito democratico, che ha raggiunto il primo posto nelle votazioni tenute durante le ultime elezioni amministrative,allora siamo veramente in una crisi che non si può qualificare soltanto come economica e sociale ma anche o soprattutto come culturale,morale e politica. In grado di coinvolgere-devo aggiungere-i vertici come il centro delle nostre diverse classi sociali e della intera società nazionale.
Siamo ormai arrivati in un abisso da cui è impossibile sollevarsi e la frase di pensatori come Godetti,Rosselli e Gramsci che hanno costituito i punti di riferimento essenziali per molti italiani di oggi non servono più?
L’ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione non possono convivere di fronte a un degrado così grande da ostacolare in maniera decisiva persino la lotta necessaria contro l’inquinamento mafioso?
Sono interrogativi che vengono in mente di fronte ai troppi punti ancora oscuri in quel difficilissimo 92-93 e ai comportamenti molto criticabili di studiosi e politici importanti come Conso e Mancino ?
Saranno gli italiani e non chi scrive da solo a rispondere a simili interrogativi ma non c’è dubbio sul fatto che stiamo vivendo un momento arduo e cruciale della crisi repubblicana.