La giornalista alla manifestazione indetta dalle opposizioni: “Fare il possibile per fermare il governo criminale israeliano”
"Sono la prima donna palestinese che parla pubblicamente a una piazza, una piazza piena di affetto, di amore e di solidarietà. Tutti i genocidi si realizzano anche con le parole, parole che negano l'umanità di un popolo, parole che criminalizzano le vittime, trasformandole in una minaccia esistenziale contro cui tutto permesso. Ma le parole sono fondamentali anche per resistere. Io credo che le cose vadano chiamate col loro giusto nome, altrimenti non le vediamo. È importantissimo definire quello che sta accadendo a Gaza che è un genocidio, perché è l'unico modo per fermarlo". A dirlo è la giornalista palestinese Rula Jebreal, intervenuta ieri dal palco di Piazza San Giovanni, alla manifestazione per Gaza organizzata dalle opposizioni, accolta da applausi e dal coro di 'Palestina libera!'. "Termini come crisi umanitaria, crimini di guerra, sono un inganno e non bastano per far riscattare imperativi morali, legali per fermare il genocidio - aggiunge - Imperativi che costringono la comunità internazionale a mobilizzarsi per fermare lo sterminio in corso, lo sterminio del mio popolo". "Abbiamo a disposizione - ha aggiunto - uno strumento straordinario, la Convenzione sul Genocidio, ratificata da 153 Paesi, che impone a tutti gli Stati, compresa l'Italia, l'obbligo di prevenire armi genocidarie. E di fare il possibile per fermare il governo criminale israeliano, che richiede di porre sanzioni, un embargo totale di armi, non solo quelle che vengono esportate, ma anche quelle che vengono importate. Sto parlando chiaramente delle tecnologie di sorveglianza Paragon, quelle che questo governo usa per spiare giornalisti, giuristi e un'organizzazione umanitaria".
Foto © Imagoeconomica
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