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Il mancato invio di dollari e aiuti militari all’Ucraina fatto da Trump è l’annuncio di quella che, a leggere bene i fatti, si può considerare la terza sconfitta americana dalla fine della seconda guerra mondiale: quella più grossa è stata in Vietnam, (1964-1975), dove gli americani avevano impiegato tutto il loro potenziale di armi, consentite e proibite, senza riuscire, per più di un decennio, ad arginare l’avanzata dei vietcong, spalleggiati da Cina e URSS. L’altro clamoroso ritiro è quello dell’Afghanistan: venti anni di guerra (2001-2021) e mille miliardi di dollari, per arrivare a un inglorioso ritiro e consentire il ritorno dei talebani. Adesso siamo davanti alla terza sconfitta: in termini economici il costo degli aiuti americani (64,1 miliardi) all’Ucraina non è tanto diverso da quello europeo (61 miliardi), anche nel caso dovesse venir meno la consegna di circa 3,85 miliardi di dollari in armamenti promessa dall’amministrazione Biden. Il totale degli aiuti americani, sommando aiuti militari, umanitari e finanziari, raggiungerebbe, nei tre anni di guerra ad oggi, circa 119 miliardi di euro a fronte dei 132,3 versati dagli europei, secondo i dati del Kiel Institute. In termini militari gli USA hanno capito, prima degli europei, che ormai la partita è persa, che l’occupazione russa, sia pure in termini molto più rallentati del previsto, procede inesorabile e difficilmente gli ucraini sapranno fermarla. Quindi l’annuncio del ritiro degli aiuti economici e militari americani equivale ad una resa, a un ritiro e a una richiesta di un negoziato di pace con Putin, studiata in modo di salvar la faccia. Una volta ferme le truppe russe anche gli aiuti europei si rivelerebbero superati e gli stati europei potrebbero mascherare la sconfitta comprando armi per un progettato riarmo militare dagli stessi americani, soprattutto se si vogliono evitare dazi, mentre gli americani avrebbero in cambio di quanto sinora versato per la guerra ucraina, la sospirata concessione per lo sfruttamento delle terre rare. In questo modo Zelensky e con lui l’Ucraina, sarebbero sconfitti due volte: una per le terre rare, (vera e propria occupazione americana), l’altra per la perdita dei territori limitrofi al mar Nero. Doppio scacco anche per gli stati europei, che perderebbero i miliardi versati e sarebbero impegnati a comprare armi più sofisticate presso gli americani. Con il falso e inesistente pericolo, agitato dalla Von der Leyen di un’aggressione russa. Tutto sommato lo scossone criminale di Putin rispetto a una pace stagnante da troppo tempo, si è rivelato una miniera d’oro per i mercanti di armi e di morte.
  
Foto © Imagoeconomica
  

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