Frank Costello - La commissione del senatore Kefauver nel 1950 decide di rendere pubbliche le audizioni del boss, senza però riprenderlo in volto: diverrà famoso per il “balletto delle mani” e le bugie sulle tasse
Uno si affida alle parole, l’altro preferisce le armi. Frank Costello e Vito Genovese, pur essendo entrambi potenti e pericolosi gangster italoamericani, sono profondamente diversi. Costello, nato in Calabria nel 1891 con il nome di Francesco Castiglia, incarna l’arte della diplomazia e del compromesso. Genovese, invece, proviene da un comune nella periferia di Napoli, dove era nato nel 1897, ed è noto per il suo approccio brutale e diretto. Contrariamente alle aspettative di Genovese, dopo la condanna di Lucky Luciano per sfruttamento della prostituzione nel 1936, Costello viene nominato acting boss di quella che all’epoca era la famiglia più potente di Cosa Nostra a New York. Il successo di Costello, noto in quegli anni come “primo ministro” di Cosa Nostra, però, si infrange 14 anni dopo davanti alla commissione guidata da un ambizioso senatore del Tennessee di nome Estes Kefauver. Nel 1950, il senatore Kefauver chiama a testimoniare più di 600 persone, tra criminali, poliziotti e politici con l’obiettivo di fare luce sulla presenza della criminalità organizzata di origine italiana negli Stati Uniti. Molti si rifiutano di testimoniare, ma Costello non si tira indietro, convinto di poter rafforzare la propria immagine di rispettabile uomo d’affari, al di sopra di ogni sospetto. Costello appare impeccabile ed elegante, ma la sua voce, roca e graffiata, tradisce le conseguenze di una operazione alla gola mal riuscita. Con una sigaretta tra le labbra e lo sguardo fiero, il boss sorprende tutti, insistendo che il suo volto non venga mostrato in televisione. Il senatore Kefauver accoglie la richiesta, istruendo le emittenti a rispettarla. Le riprese della testimonianza di Costello, divenute famose come il “balletto delle mani”, catturano ogni suo gesto. Quando le domande sulle sue attività criminali si fanno più stringenti, Costello si strofina le mani, intreccia le dita, afferra un bicchiere d’acqua, tamburella sul tavolo o accartoccia e strappa fogli di carta. “Che cosa ha fatto per il suo paese tale da farla considerare un buon cittadino?”, gli chiede, tra l’altro, il senatore Kefauver. “Ho pagate le tasse”, risponde Costello senza esitazione. Poco dopo, però, sorprendentemente dichiara di non essere in grado di proseguire l’interrogatorio, sostenendo di non trovarsi nello stato mentale adeguato per continuare. Presenta un certificato medico e lascia l’aula. La Commissione, tuttavia, impiega poco per smascherarlo: Costello non solo aveva mentito sul suo status di contribuente onesto e puntuale, ma aveva anche dichiarato il falso sotto giuramento. Di conseguenza, viene rinviato a giudizio per evasione fiscale e spergiuro. Costello è il primo boss a subire le conseguenze di quella inedita trovata di trasmettere in televisione le udienze della Commissione Kefauver. Rimpiangerà amaramente quella testimonianza avventata, che lo condurrà più volte in carcere, seppure per brevi periodi.
Nel frattempo, Genovese osserva compiaciuto le disavventure del suo rivale. Senza attendere l’approvazione della Commissione di Cosa Nostra, decide di fare terra bruciata intorno a Costello. Il primo a cadere è William “Willie Moore” Moretti, cugino e fedele braccio destro di Costello, con cui aveva condiviso l’infanzia nei malfamati quartieri di East Harlem. Costello, ormai sempre più isolato, perde anche il sostegno di Joe Adonis, il quale per evitare il carcere decide di lasciare gli Stati Uniti e tornare in Italia. Il 2 maggio del 1957, Vincent Gigante riceve da Genovese l’incarico di ucciderlo. Lo aspetta all’ingresso dei lussuosi Majestic Apartments, con vista su Central Park e apre il fuoco, gridando. “Questo è per te Frank”, prima di dileguarsi. Sebbene gravemente ferito, Costello sopravvive all’agguato. Qualche mese dopo, si trova a confronto con Gigante in tribunale, ma sorprendentemente sceglie di non accusarlo. Gigante viene così prosciolto dall’accusa di tentato omicidio. Genovese e Gigante comprendono che Costello, ancora in vita, rappresenta una seria minaccia per i loro piani. Avevano saputo che Costello aveva contattato Albert Anastasia per vendicarsi. Anastasia, anch’egli di origine calabrese come Costello, aveva creato un’organizzazione nota come Murder Inc., composta da sicari professionisti che eseguivano omicidi su commissione in tutto il Paese. Per evitare rischi, Genovese decide di eliminare Anastasia. Il 25 ottobre 1957, Anastasia viene assassinato mentre si sta facendo la barba nella barberia del Park Sheraton Hotel, a Midtown Manhattan. Genovese aveva corrotto una delle guardie del corpo di Anastasia, permettendo agli assassini di agire senza difficoltà e portare a termine l’omicidio. Costello comprende il messaggio e decide di farsi definitivamente da parte. Nel frattempo, Genovese si proclama capo della famiglia mafiosa fondata negli anni trenta da Lucky Luciano. Tuttavia, deve ancora affrontare la Commissione di Cosa Nostra per quella sua incauta decisione di uccidere due boss senza richiederne l’autorizzazione. Conscio del pericolo e timoroso di fare la stessa fine di Moretti e Anastasia, Genovese chiede di essere ascoltato da tutti i capi delle famiglie americane in una riunione plenaria, normalmente organizzata ogni 5 anni. L’ultima si era tenuta solo l’anno precedente.
Il 14 novembre 1957, più di 60 importanti boss mafiosi, accompagnati dai loro consiglieri e guardie del corpo, si mettono in viaggio da Cuba, dall’Italia e da diverse località degli Stati Uniti per raggiungere una tenuta situata sulla cima di una collina nel tranquillo villaggio di Appalachin, a circa 180 miglia a nord-ovest di New York. La località era stata scelta per garantire riservatezza, lontano dagli sguardi indiscreti e dalla sorveglianza della polizia della Grande Mela. Tuttavia, l’arrivo di tanti forestieri, con dozzine di automobili dirette verso la casa di campagna di Joseph Barbara, un uomo sospettato di legami mafiosi, non passa inosservato. A insospettirsi è il sergente investigativo della polizia statale di New York, Edgar Croswell, il quale aveva notato un insolito numero di prenotazioni negli hotel della zona. A destare ulteriori sospetti era stata una soffiata di un fornitore locale di alimentari, il quale aveva ricevuto un ordine anomalo da Barbara: più di 9 chili di bistecche, altrettante di vitello e quasi 7 di affettati. Croswell decide di agire, e la polizia interviene, riuscendo a catturare sessanta presunti esponenti di Cosa Nostra, tra cui boss di primo piano, come Joe Profaci, Joe Bonanno, Carmine Galante e Carlo Gambino. Tutti forniscono la stessa giustificazione: erano lì per fare visita a Barbara, apparentemente malato, e portargli i loro saluti. Almeno una cinquantina di uomini, tra cui il boss di Chicago Sam Giancana, riescono a fuggire, evitando la cattura. Per Genovese, Apalachin si rivelerà un disastro. L’episodio non solo attirerà l’attenzione dei media, ma risveglierà dal lungo torpore investigativo anche l’Fbi e il suo direttore J. Edgard Hoover, fino ad allora scettico sull’esistenza della mafia italoamericana, ritenendola un’invenzione giornalistica. Due anni dopo, Genovese verrà arrestato e condannato per traffico di eroina (un altro degli argomenti in agenda ad Apalachin), trascorrendo il resto della sua vita in carcere, dove morirà nel 1969. Costello, invece, non cadrà sotto i colpi dei suoi nemici ma a causa di un infarto. Si spegnerà in ospedale il 18 febbraio del 1973. Un anno dopo, Vincent Gigante farà esplodere una bomba contro la porta del mausoleo in cui Costello era stato sepolto, completando simbolicamente la vendetta iniziata anni prima.
Tratto da: Ilfattoquotidiano.it
Foto © Imagoeconomica
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