Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha concluso il suo discorso davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite accusando l’ONU di essere una “palude antisemita”. Ancora una volta i governanti di Israele toccano il tasto dell’antisemitismo per captare la benevolenza del mondo nei loro confronti, ma le loro azioni e la tragica sorte dei palestinesi che ne consegue sono in realtà la causa principale del diffondersi dell’antisemitismo. Il tutto in un circolo vizioso che sta impaludando il mondo intero e rischia, accanto ai piani di vittoria del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, di trascinarci in una guerra mondiale dalle nefaste conseguenze per l’umanità.
Se realmente i governi europei (e quello italiano) fossero interessati ad evitare la catastrofe ritirerebbero i loro ambasciatori da Israele che, per chi ha visto il toccante servizio di Francesca Mannocchi (mandato in onda qualche giorno fa da Corrado Formigli nella sua trasmissione Piazza Pulita), sugli arresti e le incarcerazioni di palestinesi da parte delle autorità israeliane, è certo da considerarsi un Paese non rispettoso dei diritti umani. Gli stessi governi, anziché inviare armi in Ucraina (giungendo ad autorizzarne l’uso per colpire il territorio russo), metterebbero in campo tutti gli sforzi per aprire un negoziato con la Russia ed eviterebbero di espandere ad est la NATO, assecondando la spinta guerrafondaia degli Stati Uniti (che con la guerra in Ucraina hanno fatto sprofondare la Germania nella crisi e aprendo le porte alla destra neonazista). Anche le forze politiche al governo in Italia, mentre da un lato fanno proclami contro l’invio di armi all’Ucraina (Lega Salvini), votano supinamente a favore di tali invii o quando parlano di pace (Fratelli d’Italia), sia in riferimento all’Ucraina che al Medio Oriente, usano vuote parole di facciata dietro le quali nascondono gli affari d’oro dei fabbricanti e trafficanti di armi più o meno legali (non esenti da critiche in proposito sono ovviamente anche i partiti di opposizione, la cui ambiguità è pari solo alla loro impotenza). A testimoniare la volontà di non intralciare i piani israeliani sta anche la negata autorizzazione da parte del ministero dell’Interno alla manifestazione nazionale a sostegno del martoriato popolo palestinese, indetta per il 5 ottobre dai Giovani Palestinesi, alla quale hanno aderito numerose associazioni italiane. Si tratta probabilmente di un primo assaggio alla limitazione della libertà di manifestare nelle strade e nelle piazze di prossima introduzione con il ddl 1660 a firma dei ministri Piantedosi, Nordio e Crosetto. Forse stiamo già transitando in una democrazia illiberale, come teorizzata dal primo ministro ungherese Victor Orban, ma quale sarà l’approdo finale?
Europa complice di Israele: tra repressioni, diritti umani violati e silenzi diplomatici
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- Walter Ferrari