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Sono molto contento di dialogare con una storica organizzazione come i Jusos. Ringrazio in particolare Elio Sanchez, promotore di questa iniziativa, Alberto Vettese, che ha tradotto in tedesco la relazione e le slide e che farà da interprete in questo incontro, e il PD di Berlino.

Le nuove generazioni hanno sulle spalle compiti eccessivamente gravosi. Nel cammino della storia a volte ci si trova di fronte a responsabilità a cui non ci si può sottrarre. Voi siete la generazione che dovrà misurarsi con sfide drammatiche, come il cambiamento climatico, la diffusione delle disuguaglianze, il proliferare delle guerre. Ve ne aggiungo un’altra: la liberazione dalle mafie. È possibile su questa dimensione ottenere dei risultati? Sì, abbiamo ormai un elevato livello di conoscenza e una gamma di interventi in grado di colpirle a tutti i livelli: sul piano militare, su quello economico-finanziario, su quello sociale e culturale, su quello politico-istituzionale. 
È necessario però un piglio progettuale e la “scelta delle scelte”: inserire la lotta alle mafie tra le priorità dell’agire politico e culturale. Voi giovani potete essere la leva per fare questo grande salto di qualità. 

In Italia, nel mondo del volontariato, abbiamo avuto una crescita straordinaria grazie soprattutto ai giovani nella gestione dei beni confiscati e nel loro riutilizzo sociale. Alcuni campi agricoli prima in mano alla mafia adesso sono aziende che producono i migliori prodotti con il marchio dell’antimafia: dall’olio al vino, dai pomodori alla pasta. Anche nella scuola intere generazioni si stanno misurando con la necessità di liberarsi dal pensare e sentire mafioso, che inquina le comunità e crea l’humus sociale nel quale le mafie affondano per reclutare i giovani.

Non è stato un cammino semplice: si è dovuto pagare un prezzo di sangue elevatissimo. In questa lotta sono caduti magistrati, esponenti delle forze dell’ordine, giornalisti, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici. La mia esperienza si è forgiata sul campo, prima in Sicilia e poi in Parlamento. Ho guidato la Commissione parlamentare antimafia e su di me ancora pende una condanna a morte. Anch’io ho dovuto cambiare tantissimo nella gestione della mia quotidianità e privarmi delle più elementari condizioni di mobilità e di vivibilità. Non sempre si ottengono i consensi adeguati, ma vi assicuro che la lotta alle mafie richiede il meglio di ognuno di noi ed è un dovere a cui non possiamo sottrarci.

Allora predisponiamoci insieme a una riflessione che sposta l’attenzione dall’effetto alla causa. Indicarvi fatti specifici è ormai superfluo, basta collegarsi a qualunque sito specializzato per avere notizie e documentazione. 

Vi proporrò invece una lettura che va a monte, per provare realmente a capire dove sta la forza del fenomeno mafioso e come avviare un vero percorso di liberazione.

Le mafie sono una realtà devastante con cui fare i conti
Le mafie sono sempre più una drammatica realtà.
Alcuni settori dell’economia illegale sono in piena espansione. L’elenco è lunghissimo: le estorsioni, innanzitutto, il controllo della prostituzione e la tratta degli esseri umani, a danno soprattutto degli immigrati; non dimentichiamo poi il traffico internazionale delle armi, dei rifiuti speciali e delle scorie radioattive, dei diamanti, dell’oro, dell’argento e delle pietre preziose, di animali esotici. Altre attività sono quelle più consolidate, come il controllo delle risorse pubbliche, con truffe e corruzione, soprattutto del ciclo del cemento e degli appalti. Su tutte spicca il narcotraffico, che è l’attività che garantisce ricchezze smisurate e tiene insieme tutte le mafie. 

L’economia illegale si mescola con l’economia legale grazie all’attività di riciclaggio, che non subisce un contrasto adeguato e così si rischia di trovarci di fronte un inquinamento economico di portata storica. Esiste una miriade di professionisti, i cosiddetti “colletti bianchi”, che sono al servizio delle attività mafiose soprattutto nel passaggio dall’economia illegale a quella legale.

Ma anche la vita sociale ne viene condizionata. Le mafie avanzano in molti quartieri di tutte le principali città europee e mondiali. Giorno dopo giorno conquistano, nei loro riti e traffici, giovani che pensano così di aver trovato una sorta di appartenenza, oltre alla possibilità di arricchirsi, seppure il più delle volte tutto si trasforma per loro in una vita violenta e senza alcuno sbocco familiare, professionale e legale.

Nella stessa politica, abbiamo fenomeni di collusione e di corruzione legati ai rapporti con le mafie, che rischiano di incrinare la credibilità delle istituzioni democratiche. Dove c’è un’organizzazione mafiosa, c’è sempre una possibilità che si instaurino rapporti con la politica. È questa la caratteristica devastante della mafia.
Come reagire?

Negazionismo e minimalismo: un approccio da evitare
Innanzitutto bisogna curare due virus devastanti: il negazionismo e il minimalismo.
Il negazionismo è diffuso e prevale in particolare in quelle aree che non hanno una tradizionale presenza mafiosa, come il Centro-Nord dell’Italia e di diversi Paesi europei. È un fenomeno che ho potuto constatare nella mia lunga attività anche in Germania. Vi mostro alcune cartine tematiche, nelle quali è evidenziata la sola presenza delle mafie italiane in Germania, che ho inserito in un mio libro, dal titolo chiaro ed esplicito, “‘ndrangheta made in Germany”, che ho scritto con il giornalista ed esperto Orfeo Notaristefano dopo la strage di Duisburg. Una strage che è arrivata dopo che si è lasciata indisturbata la ‘ndrangheta quando investiva con il riciclaggio i proventi dal narcotraffico nella ricostruzione della ex Germania dell’Est. Si è sottovalutato il pericolo quando la ‘ndrangheta si è radicata attraverso le imprese, con legami economici e in qualche caso anche politici. Ci si è scandalizzati quando è passata alle armi. Eppure non si è imparata a sufficienza la lezione.
Nella prima cartina, è indicata la presenza della ‘ndrangheta, nella seconda quella della camorra, nella terza c’è la sacra corona unita e nella quarta cosa nostra. 

Tratto da: stopmafia.blogspot.com

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