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Il figlio del Generale trucidato da Cosa Nostra: “Il 3 settembre tornerò dove hanno ucciso mio padre”

Nando dalla Chiesa, figlio del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso il 3 settembre del 1982 in via Carini assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente Domenico Russo, intervistato dal giornalista Salvo Palazzolo per il quotidiano “La Repubblica”, parla del costante disinteresse della politica sulla questione mafiosa e, ricordando l’impegno profuso da suo padre nella lotta alla mafia, sottolinea le difficoltà riscontrate nel tentativo di scoprire la verità sull’eccidio avvenuto pochi mesi dopo l’insediamento del Generale dalla Chiesa come Prefetto di Palermo.

Mentre descrive i ricordi legati alla sua infanzia, segnata dall’amore incondizionato che suo padre nutriva per i giovani, il presidente onorario di Libera ha sottolineato il suo appuntamento con i luoghi che hanno visto il barbaro eccidio: “Il 3 settembre tornerò dove hanno ucciso mio padre” al fianco di Prefetto e Carabinieriche tante cose importanti stanno organizzando”.

Un ritorno a Palermo sancito dalle numerose indagini dell’antimafia che, al Nord come al Sud, certificano le insidie di una cultura mafiosa mutata negli anni e mai sradicata. “Io penso che si sia ridotta la società mafiosa, ma si è allargata la società filomafiosa - ha sottolineato dalla Chiesa -, quella che riesce a entrare in sinergia, in convergenza con quella mafiosa per tante ragioni. Al Nord, studiamo da anni questo fenomeno preoccupante - ha proseguito il sociologo-. Lo sforzo dovrebbe essere quello dell’educazione a lungo termine perché c’è molto da bonificare. La repressione, che pure rappresenta un momento essenziale, non è sufficiente”.

Una disamina, quella di Nando dalla Chiesa che, con schiettezza simile a quella di Falcone, descrive la mafia come un fenomeno, la cui essenza, è rimasta del tutto invariata. Alla richiesta del giornalista Salvo Palazzolo di commentare la necessità di riscoprire l’esigenza di tracciare una nuova mappa del potere mafioso, dalla Chiesa ha risposto: “La mafia è sempre la stessa. Sono cambiate le forme di manifestazione del fenomeno criminale, ma l’essenza resta identica. Dovrebbe far riflettere”.

Mafia e politica secondo dalla Chiesa
Il figlio del prefetto non risparmia critiche al comparto politico, da sempre palesemente inadeguato nel contrastare il fenomeno mafioso. Una circostanza tristemente confermata da campagne elettorali farcite da slogan di vario genere, utili soprattutto al singolo personaggio che alla collettività. “Se si parlasse di mafia quanto si parla di Calenda - ha commentato Nando dalla Chiesa -, sarebbe un altro Paese. Invece, non se ne parla per niente e questo è impressionante: vuol dire dare per scontato che il problema non è più primario. Mentre noi sappiamo che non è così”.

Un’incapacità di natura politica che, secondo dalla Chiesa, passa anche dalla Commissione Parlamentare antimafia, che secondo il sociologo, in tema di ricerca della verità, “in genere questo tipo di commissioni non funzionano, servono solo a raccogliere materiale utile agli storici”. “È stata un’eccezione, la commissione presieduta da Rosy Bindi, vice era Claudio Fava, fecero un lavoro davvero importante, nonostante i tanti ostacoli frapposti - ha precisato dalla Chiesa -. La verità va cercata ovunque, con gli studi, con le inchieste, con il giornalismo. Perché la mafia non va solo denunciata e indagata, ma anche raccontata: è uno dei meriti di Libera. La mafia va conosciuta in tutti i modi.” - prosegue - “In questi ultimi anni, contributi importanti stanno arrivando anche dal teatro. Qualcuno, forse, dovrebbe parlare un po’ di più di economia rispetto al fenomeno mafioso”.

Foto © Imagoeconomica

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