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Riportiamo integralmente in seguito un articolo pienamente condivisibile pubblicato su Fanpage del collega Roberto Cancellato.

Nel suo discorso di giuramento come nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha detto tredici volte che l’Italia è un Paese indegno. Spiegate ai parlamentari che non li stava assolvendo. Mattarella ha detto tredici volte che l’Italia è un Paese indegno. E il Parlamento si è alzato tredici volte ad applaudire in piedi.
Basterebbe questo per raccontare dell’ipocrisia di una classe politica – leader e peones, senza distinzioni di sorta – che si è nascosta sotto la sottana del suo elemento più rappresentativo, l’unico o quasi ad avere ancora un brandello di credibilità trasversale nell’opinione pubblica, prima eleggendolo Presidente della Repubblica per la seconda volta, e poi accogliendolo come una superstar in Parlamento, sottolineando ogni sua pausa con una standing ovation.
Fosse solo deferenza, o subalternità, o gratitudine per aver salvato la legislatura – e le poltrone – dallo spettro delle elezioni anticipate, potremmo pure giustificare questa seduta collettiva di squat parlamentare.

Quel che è francamente imbarazzante è l’adesione senza alcun imbarazzo a un discorso che rappresenta forse il più duro atto d’accusa verso la classe politica del nostro Paese che si sia mai sentito nei due emicicli. Peggio: un elenco puntiglioso di tutti i fallimenti di cui l’attuale classe politica si è resa – come minimo – corresponsabile, in concerto con chi l’ha preceduta. Perché se, come dice Mattarella, dignità è azzerare le morti sul lavoro, l’Italia delle 1221 morti sul lavoro nel 2021, e che pesta a sangue gli studenti che protestano in memoria dello studente Lorenzo Parelli, morto sul lavoro, è un Paese indegno. Perché se dignità è opporsi al razzismo e all’antisemitismo, ed è interrogata dalle migrazioni, dalla tratta e dalla schiavitù di esseri umani – ne accorpiamo tre assieme, per comodità – l’Italia degli ordinari episodi di discriminazione, degli assessori con la pistola, delle baraccopoli e dei campi di pomodori, degli accordi con la Libia e dei respingimenti alla frontiera, è un Paese indegno. Perché se dignità è impedire la violenza sulle donne, l’Italia dei 116 femminicidi in 365 giorni, è un Paese indegno. Perché se dignità è diritto allo studio, lotta all’abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale, l’Italia con 13 giovani in età scolare su 100 che non vanno a scuola e del record europeo di giovani che non studiano né lavorano, è un Paese indegno.


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Perché se dignità è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, l’Italia che li abbandona alle cure delle famiglie – o meglio – delle donne, è un Paese indegno.
Perché se dignità è non dover essere costrette a scegliere tra lavoro e maternità, l’Italia del più basso tasso di occupazione femminile in Europa è un Paese indegno.
Perché se dignità è contrastare le povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte che purtroppo mortifica le speranze di tante persone, l’Italia con più di un milione di bambini in povertà assoluta, con il 28% di disoccupazione giovanile, unico Paese in Europa in cui gli stipendi diminuiscono anziché aumentare, è un Paese indegno.
Perché se dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti, l’Italia con 120 detenuti ogni 100 posti in prigione, dato peggiore di tutta Europa, è un Paese indegno.
Perché se dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare, e capace di rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita, l’Italia in cui tre milioni di persone vivono recluse a causa delle barriere architettoniche è un Paese indegno.

Perché se dignità è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, dalla complicità di chi fa finta di non vedere, l’Italia è un Paese indegno, e non dobbiamo nemmeno spiegare perché.
Perché se dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente, l’Italia quarantunesima al mondo nel rapporto di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa, con giornalisti minacciati dalla mafia e dai fascisti e da querele temerarie e intimidatorie, è un Paese indegno.
Perché – lo aggiungiamo noi – un Paese in cui di fronte a queste parole, non c’è nemmeno un parlamentare che ritiene opportuno, e perlomeno dignitoso, fissare in silenzio, per un secondo, la punta delle proprie scarpe, è un Paese indegno.

Tratto da: fanpage.it

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