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Parole quasi profetiche quelle pronunciate da Moni Ovadia davanti al mare di Sant'Erasmo (PA) durante un evento organizzato dall'associazione Agora Europe - con la presenza di diverse Ong - nell'ambito di "Europe for citizens" con iniziative in Italia, Francia, Spagna, Belgio e Paesi Bassi e l'obiettivo di contrastare narrazioni anti-migranti. Un evento dedicato a Gino Strada, con cui Moni Ovadia custodiva una forte amicizia.
Davanti un piccolo porticciolo siciliano - solcato da traghetti e barche di pescatori - l’attore e musicista ha lasciato libero spazio alla grinta e alla tenacia, che da sempre lo contraddistinguono, quando per restituire la sua visione del mondo ai microfoni dell’AGI ha rilasciato una vera e propria invettiva contro la disumanità del pianeta.
Uno spaccato che restituisce l’immagine di un mondo in cui l’amico compianto Gino Strada (cofondatore di Emergency) dovrebbe essere "paradigma per il futuro" del Paese e in cui non dovrebbe esistere “l’infamia ipocrita" della distinzione fra migranti economici e profughi politici. Un pianeta in cui i respingimenti dovrebbero essere considerati come “atto blasfemo", un vero e proprio "crimine contro il senso dell’Umanità” che merita una nuova Norimberga, ma “più dura". È la visione di grande artista e storico militante per i diritti umani e la difesa degli ultimi.  “È tempo di alzare la voce e mobilitarsi”, ha detto l’attore.
Un discorso quasi profetico il suo, la cui miccia è stato proprio il ricordo personale dell’amico Gino Strada legato alla precedente crisi in Afghanistan. "Ero molto amico di Gino Strada. Un giorno mi telefonò Teresa Strada, era molto angosciata. Mi disse: 'Siamo alla catastrofe afghana', quella che poi è arrivata fino a oggi, con gli esiti che Gino aveva perfettamente previsto. Tutti fuggivano via e Gino si preparava, invece, ad andarci".
Gino Strada - ha continuato Ovadia - aveva appena avuto un infarto, era pieno di bypass. Teresa mi ripetè: 'Cerca di convincerlo a non andare, è troppo pericoloso’. Avrebbe dovuto fare molta strada a dorso di asini. Io gli telefonai e lo pregai: 'Sei troppo importante, non prendere questo rischio così grande'. Lui mi ringraziò, ma rispose: 'I miei malati mi aspettano'. Il discorso finì lì”. “Era una persona di una caratura inimmaginabile in un contesto di degrado in cui stiamo precipitando. Mi sono domandato se questa seconda catastrofe afghana non sia stata anche l'innesco di ciò che lo ha portato ad andarsene - ha detto l’artista -. Gino, se siamo un Paese che ha un minimo di senso della dignità e dell'onore, dovrà diventare un paradigma per il futuro dell'Italia". Temi caldi, attuali. Temi dietro ai quali ci sono nomi di persone, uomini, donne e bambini spesso dimenticati da tutti. E a proposito di quest’ultimi, Moni Ovadia si è soffermato sui migranti. "Respingere i migranti - ha detto - è una perversione contronatura, perché la storia dell'umanità è una storia di migrazioni. È come fare implodere il senso stesso della parola umanità. Un crimine intollerabile e tutte le argomentazioni sono solo delle scusanti". Inoltre, per l’artista “è una infamia ipocrita" distinguere fra migrante economico e profugo in fuga da guerre e persecuzioni.
"Io vengo come formazione da un monoteismo... diciamo che conosco l'ebraismo in qualche modo rapsodicamente... ma qual è stata la grande intuizione del monoteismo abraminico? - ragiona Moni Ovadia - Creare un assoluto altro. Dio è l'assoluto altro rispetto agli uomini. Quello che il divino contiene è il valore assoluto dell'alterità. Se tu accogli l'altro che viene verso di te, accogli l'assoluto del senso dell'umanità. Se lo respingi, tu sei blasfemo. Sei criminale e blasfemo".
Per questo, la salvezza degli uomini in mare e l'accoglienza dello straniero "sono il fondamento di qualsiasi civiltà che viene perso in questo tempo caratterizzato da una grave regressione per una ragione: la cultura dell'opulenza e del privilegio. Cercavamo diritto quando emigravamo noi, adesso respingiamo con l'idea di difendere i nostri privilegi. È un dato di vergogna e disonore assoluti".
È giunta l'ora di alzare molto la voce e di accusare esplicitamente coloro che sostengono il respingimento dei richiedenti asilo, dei richiedenti vita, come criminali contro l'umanità - ha commentato animatamente Moni Ovadia -. Spero e credo che un giorno per questi criminali che determinano la morte di centinaia di migliaia di innocenti, ci sarà una Norimberga ancora più severa, ancora più dura, a fronte di un crimine contro l'idea stessa di umanità e la sua verità”.

Foto © Imagoeconomica

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