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Intervengo sull’ordine dei lavori, sapendo che la conferenza dei capigruppo della Camera, all’unanimità, ha rinviato ancora una volta la mozione su #JulianAssange. All’unanimità, dunque tutta la maggioranza schiaccia le posizioni di una componente dell’opposizione. La questione investe lo statuto dell’opposizione. Tutto quel che dirò è per motivare una discussione urgente.
Vedete, mentre Julian Assange ora langue in una prigione assieme a tutto il giornalismo investigativo, il voto sul rinvio della mozione non è più soltanto una questione procedurale. Ma una questione politica che dice tanto su cosa è diventato il Parlamento.
Questo parlamento è schiacciato da provvedimenti, decreti e voti di fiducia sbrigativi che ne sviliscono ogni funzione di controllo. Siamo pagati per un lavoro a tempo pieno, ma l’Aula vota ormai soltanto dal martedì al mercoledì. Si affrontano discussioni di stretta attualità come su Cristoforo Colombo, si rinviano questioni essenziali per la democrazia come la tutela della libertà, come nel caso di Assange.
Votare l’ennesimo rinvio dovrebbe portare a una scelta coerente. Sostituite pure questi banchi dove per decenni grandi personalità discutevano, studiavano, combattevano, decidevano. Sostituite questi banchi con 630 trolley, con 630 valige in fuga dalle responsabilità. Oppure fermatevi, e riflettete sulla vostra e nostra libertà, sulla libertà di tutti, che è materia urgente quanto la verità.
Un grande giornalista investigativo con solide radici culturali e familiari nell’ebraismo argentino, Horacio Verbitsky, afferma che «giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda».
Ecco perché la prigionia e la libertà di Julian Assange costituiscono una questione cruciale per noi. Un luogo - il nostro - dove a parole tutti dicono che c’è democrazia quando emerge qualcosa che «qualcuno non vuole che si sappia». Lo si diceva già duemila anni fa: «oportet ut scandala eveniant», ossia è necessario che gli scandali avvengano. Anche quando i grandi apparati di pubbliche relazioni preferiscono troncare e sopire, sopire e troncare. Uno dei modi di sopire e troncare è l’eterno rinviare. È questo che volete, colleghi di quel M5S che si collegava in piazza con Assange? È questo che volete, colleghi del PD, che pure avevate organizzato convegni al Senato su Assange? È questo che volete, colleghi della Lega e di Fratelli d’Italia che di recente avete denunciato certe censure che hanno reso più irrespirabile il Web? Non abbiate paura!
Lo abbiamo già detto nella discussione generale su questa mozione:
L’uomo che oggi soffre da troppo tempo in una prigione britannica ha contribuito ad aumentare la consapevolezza di larghi strati della pubblica opinione mondiale rispetto a governi, uomini di potere, grandi lobby, reti di relazioni ed eventi, ben oltre la narrazione ufficiale.
La sua Wikileaks ha consentito alla democrazia contemporanea di superare e mostrare i limiti del giornalismo tradizionale. Lasciare che Assange sia soggetto alle sue dure condizioni carcerarie è l’attentato definitivo - oltre che alla sua persona - al giornalismo investigativo. Avere invece un’informazione coraggiosa aiuta i parlamenti nel correggere i comportamenti opachi di vari governi. Assange pone un’urgenza autentica al Parlamento per come funziona.
Parliamo di un dissidente che ha segnato a livello planetario un'epoca nuova nella tensione fra il controllo democratico delle decisioni dei poteri di governo e la Ragion di Stato.
La storia coraggiosissima di Julian Assange esige che si discuta davvero sul valore e il rango politico del suo attivismo, da sempre minacciato con ogni mezzo, che sia salvaguardata la sua incolumità, che non ci siano forzature politiche nelle procedure a cui sarà sottoposto, ora che cadono le false accuse su cui viene incriminato anche se pende sempre la richiesta di estradizione negli Stati Uniti.
È normale che governi e i potenti abbiano qualcosa da nascondere, ma il compito dell'informazione, ineludibile, è quello di andare a scoprire i loro nascondigli e di rivelarli al pubblico, ai popoli.
La persecuzione contro una persona e il suo progetto di libertà richiede una discussione vera, aperta, in connessione con il popolo.
Nel momento in cui vogliamo riportare qui la discussione, pensiamo alla manifestazione popolare che si terrà a Roma il 3 luglio in piazza Trilussa, il giorno in cui Assange compirà 50 anni. Connettiamoci a quei cittadini e a quelle organizzazioni formate da chi si batte per la libertà di parola e per i diritti umani, dando un segnale di apertura e di coraggio. Non chiudete ancora una volta il parlamento, non chiudetevi nel fortino! C’è un’alternativa alla crisi del parlamentarismo, ed è nella verità e nella libertà.
Pensateci. Sono in gioco questioni enormi. Il mondo che ha inventato le carte dei diritti umani non si libera del suo lato oscuro. Le libertà politiche occidentali incontrano se stesse e non si riconoscono. Il giornalismo occidentale incontra se stesso e non si riconosce. La giustizia democratica incontra se stessa e non si riconosce. Il parlamento incontra la possibilità di parlare e resta muto. Ognuno di noi può fare qualcosa.
Viva la libertà, Viva Julian Assange!

Tratto da:
facebook.com/pinokabras/posts/4246973005324832

Foto © Imagoeconomica

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