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di Federica Angeli
Il libro del procuratore capo Nicola Gratteri scritto insieme ad Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali, svela il nuovo volto della malavita d'origine calabrese. Come sono fatti gli ’ndranghetisti del terzo millennio, come vivono, come si vestono

Roma. Se è vero, come è vero, che le mafie, come tutto, hanno una evoluzione, è altrettanto vero che chi la mafia la combatte sul serio ne sa decifrare codici e mutazioni in tempo reale. Ed è questo che l’ultimo libro del procuratore capo Nicola Gratteri - uno dei magistrati più esposti nella lotta contro la ’ndrangheta - insieme ad Antonio Nicaso storico delle organizzazioni criminali e tra i massimi esperti di ’ndrangheta nel mondo – svela. Si chiama “La rete degli invisibili”, ovvero la ’ndrangheta nell’era digitale: meno sangue, più trame sommerse, è edito da Mondadori e dal 19 novembre sarà in tutte le librerie d’Italia.
Ancora una volta il duo Gratteri-Nicaso appassiona pagina dopo pagina e in queste, che sono duecentonove, rispondono a tanti di quei quesiti che ognuno si fa sul perimetro d’azione della mafia più potente del mondo che è difficile staccarsi dalla trama. Come sono fatti gli ’ndranghetisti del Terzo millennio? Come vivono? Come si vestono? Come gestiscono i loro affari? Come si riconoscono? Continuando nel loro infaticabile tentativo di stare un pezzo avanti a una realtà criminale sommersa e misteriosa, e di dare un volto agli «invisibili», Nicola Gratteri, magistrato da trent’anni in prima fila nella lotta alla mafia calabrese che ha indagato anche sulla strage di Duisburg, e Antonio Nicaso, docente universitario che da trent’anni le dedica la propria attività di studioso, analizzano la ’ndrangheta 2.0, sempre più collusiva e sempre meno violenta, e i suoi rapporti con i centri di potere economico, politico e finanziario, con la massoneria deviata, con il narcotraffico, con il «deep web» e con i social network.
la rete degli invisibiliNe descrivono i boss, inclini al basso profilo e ostili ai gesti eclatanti e alle clamorose dimostrazioni di forza, ma attivamente impegnati nello spietato governo del territorio, nella corruzione e infiltrazione delle istituzioni e dell’economia legale e nel soddisfare la «domanda di mafia» legata alla globalizzazione e alla creazione di un unico mercato mondiale, dove imprenditori e operatori economici, in Italia e all’estero, chiedono alla criminalità beni e servizi necessari per abbattere i costi di produzione, elevare i margini di profitto e acquisire competitività. Ma Gratteri e Nicaso raccontano anche l’altra faccia della ’ndrangheta, quella che lascia ora intravedere le prime crepe in un secolare e apparentemente inscalfibile muro di omertà: i rampolli dei boss che si decidono – o convincono i padri – a collaborare con la giustizia, le mogli e le figlie che si ribellano e gli affiliati che non hanno più paura di esibire pubblicamente la loro omosessualità. «Quella contro la ’ndrangheta» concludono gli autori «è una battaglia che è possibile vincere, ponendo mano ai codici nella speranza di trovare una forte convergenza politica su una battaglia di civiltà. Contro mafie e corruzione, due mali endemici che costituiscono una zavorra e una gravissima minaccia sul presente e sul futuro del nostro Paese.»
Ecco, quando si posa il libro, un senso di sicurezza resta sedimentato nel lettore. Perché il primo passo per sconfiggere le mafie è conoscerle. Gratteri e Nicaso offrono a tutti noi la possibilità di riconoscerle, di sentirne la puzza e di metterle all’angolo. E così “La rete degli invisibili” smaschera il volto di chi si crede invincibile.

Tratto da: repubblica.it

Foto © Imagoeconomica

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