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di AMDuemila
L'Appello del figlio di Mino ucciso il 20 marzo del 1979

"Voglio conoscere la verità sull'assassinio del mio papà. Magari anche una verità che deve restare segreta, magari all'interno di un ufficio destinato a scomparire dopo due ore. Voglio solo la verità non mi interessa nient'altro". Intervenuto ieri ai microfoni di Rai Radio 2, durante la trasmissione "I Lunatici", Andrea Pecorelli, figlio del giornalista Mino (assassinato il 20 marzo del 1979), lancia un appello accorato: "Nessuno può ridarmi mio padre, nessuno può ridarmi i momenti in cui mi sarebbe servito averlo accanto a me. Mio padre ha scritto tanto e di tanti. In molti potevano avercela con lui. Vorrei solo sapere il motivo del suo assassinio. Potremmo sorprenderci nello scoprire una verità lontana anni luce da quella che immaginiamo". "Quello che fino ad oggi ha fatto la magistratura mi ha lasciato perplesso - ha aggiunto - Spero che il pm che ha in mano questa nuova indagine sia pronto ad andare fino in fondo. Qualcuno ci dica la verità, magari in forma in privata. Ma ce la dica".
Successivamente ha ricordato la figura del padre: "Era un giornalista d'assalto. Alla costante ricerca della notizia. Io ho ricordi molto sfocati, l'ho perso quando avevo 15 anni. Un giornalista che ha dato fastidio al mondo perché non aveva bersagli ben definiti, alla costante ricerca di quello che dovrebbe essere il lavoro del giornalista, raccontare a noi poveri comuni mortali cosa succede nelle stanze dei bottoni. Custodiva i segreti potenti? Sì, ma discuto sul 'custodiva', perché li ha sempre messi per iscritto". Infine ha concluso: "Sicuramente mio padre ha avuto la possibilità di sapere tante cose che oggi ancora non sappiamo e che probabilmente forse non sapremo mai. Quegli anni nascondono ancora oggi mille lati oscuri che non so fino a che punto riusciremo a rendere solari".

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