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dellutri berlusconi c imagoeconomicadi Marco Lillo 
25 anni fa. La strage fallita all’Olimpico, il video della “discesa in campo”, l’arresto dei fratelli di Cosa Nostra: quel gennaio ‘94 segnò il futuro d’Italia

Un quarto di secolo fa la storia d’Italia è cambiata sia per la mafia sia per la politica. Il 27 gennaio 1994, esattamente 25 anni fa, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, responsabili delle stragi di Capaci e di via D’Amelio nel ‘92, delle bombe contro Maurizio Costanzo e le basiliche di Roma nel ‘93, e delle stragi di Firenze e Milano, sempre nel ‘93, sono stati arrestati a Milano. Il giorno prima, 26 gennaio 1994, Silvio Berlusconi annunciava la sua discesa in campo col discorso dal celebre incipit ruffiano “L’Italia è il paese che amo”. Due fatti staccati come dovrebbero esserlo lo Stato e l’antiStato. Eppure la Corte d’Assise di Palermo – nella motivazione della sentenza Trattativa di luglio scorso – lascia intendere che la fine della fase stragista dei corleonesi potrebbe avere una relazione con l’avvio della fase politica di Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi, cofondatori di uno dei pochi partiti che ha mantenuto nome e simbolo immutati dalle elezioni del ‘94 alle europee del prossimo maggio.

Questa lettura è accennata in una sentenza che è solo di primo grado, non definitiva e contestata da Dell’Utri. La sequenza cronologica sull’asse Milano-Roma-Palermo merita di essere ripercorsa perché ognuno possa valutare se l’arresto dei Graviano sia solo un flash nel buio o il fotogramma di un film più lungo.

Fine 1993 Silvio Berlusconi matura definitivamente la decisione di scendere in campo. Nascono i primi circoli di Forza Italia. A Milano, il primo è in un palazzo di via Chiaravalle 7, dove avevano sede gli uffici di Filippo Alberto Rapisarda, imprenditore che in passato aveva intrattenuto rapporti con alcuni boss mafiosi e che nei decenni ha avuto rapporti altalenanti con Marcello Dell’Utri. Intanto il boss Giuseppe Graviano, ricercato anche per l’uccisione di don Pino Puglisi a Brancaccio nel settembre ‘93, reduce dalla stagione delle stragi, si rifugia a Ficarazzi, in casa di un favoreggiatore, Giuseppe D’Agostino. Il figlio di D’Agostino, allora 11enne, vuole giocare al Milan e già nel 1992 era stato raccomandato da un certo Marcello Dell’Utri. D’Agostino vuole un lavoro stabile a Milano per convincere la squadra a prendere il figlio. Graviano promette di aiutarlo e gli dà appuntamento in un hotel di Milano il 27 gennaio.

18 gennaio 1994 È tutto pronto per il debutto di Forza Italia. Dell’Utri scende a Roma per organizzare le liste e alloggia al Majestic. Le mafie continuano la stagione stragista. Tocca alla ‘Ndrangheta uccidere due carabinieri sulla Salerno-Reggio Calabria per far paura allo Stato e riattivare la trattativa con l’Arma.

19 o 20 gennaio 1994 Secondo la sentenza Trattativa della Corte d’Assise di Palermo, in uno di questi due giorni c’è l’incontro al bar Doney in cui Giuseppe Graviano descrive la sua strategia politica a Gaspare Spatuzza. La Corte, sulla base di nuovi riscontri, ha creduto al racconto di Spatuzza, considerato invece poco credibile dalla Corte di Appello che ha condannato nel 2010 Dell’Utri ma solo per i fatti fino al ‘92. Non per i rapporti con i Graviano e la fase ‘politica’. Spatuzza per i giudici della Trattativa dunque quel giorno va a prendere in auto Giuseppe Graviano al bar Doney. Il boss gli comunica raggiante che, grazie alla serietà di Marcello Dell’Utri e di Silvio Berlusconi, la mafia ha ormai “il paese nelle mani”. Resta fermo però l’ordine di eseguire la strage allo Stadio Olimpico, programmata per la domenica successiva. I cento carabinieri dovevano morire proprio perché in Calabria la ‘Ndrangheta si era già mossa, colpendo i Carabinieri con una serie di attentati. La data è incerta tra il 19 e il 20 gennaio. Comunque per la sentenza di primo grado sulla Trattativa il fatto che Dell’Utri dormisse in via Veneto il 18 gennaio sarebbe un riscontro alla credibilità del racconto di Spatuzza.

graviano giuseppe dietro sbarre

Giuseppe Graviano dietro le sbarre


23 gennaio 1994 Una Lancia Thema imbottita di esplosivo viene piazzata dagli uomini dei Graviano davanti all’aula bunker del Foro Italico. I Carabinieri passano di lì e il giovane mafioso Salvatore Benigno schiaccia più volte il pulsante, ma il telecomando non funziona: l’attentato fallisce.

26 gennaio 1994 Berlusconi annuncia la sua discesa in campo. Giuseppe D’Agostino con la famiglia sale su un treno per Milano. I Carabinieri, guidati da una soffiata, li seguono. La famiglia spera che il figlio Gaetano sia preso al Milan.

27 gennaio 1994 In via Procaccini a Milano nel ristorante ‘Gigi il Cacciatore’ finisce la latitanza dei fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Sono seduti a un tavolo da sei: i due fratelli con le future mogli (e poi madri di due figli concepiti nel 1996 in cella, ennesimo mistero di questa storia) più la coppia formata da Giuseppe D’Agostino e moglie. Al tavolo accanto ci sono i Carabinieri arrivati da Palermo in borghese. Li hanno seguiti mentre facevano la bella vita a Milano: pranzo da Giannino, ristorante famoso di Milano covo di tifosi del Milan come Graviano. Poi shopping alla Rinascente e in via Montenapoleone. Pausa tè al Saint Honore di via Matteotti. Aperitivo al Camparino in galleria. Il gruppo entra nel teatro Manzoni e Graviano compra una dozzina di biglietti per: Aggiungi un posto a tavola di Johnny Dorelli, in programma il giorno dopo. I Graviano e i loro amici resteranno. D’altronde sono di casa a Milano, da anni. Poi passeggiata a San Babila e il gruppo sale in taxi, direzione il Cacciatore, dove li aspetta Filippo con la compagna Francesca. I Carabinieri in taxi li seguono, attendendo rinforzi. Non c’è da scherzare. Giuseppe Graviano a soli 30 anni è già un predestinato al trono. Se non fosse finito in cella oggi probabilmente sarebbe al posto di Totò Riina. Il fratello Filippo, più grande ma defilato, è l’uomo dei conti. I due fratelli si siedono hanno appena il tempo di ordinare e farsi il segno della croce prima di mangiare quando scattano le manette. Dopo quell’arresto le stragi finiscono. Viene meno l’apporto del mandamento di Brancaccio, il più potente economicamente e militarmente. Secondo i magistrati della Corte d’assise che hanno condannato Marcello Dell’Utri in primo grado per la Trattativa però c’è un’altra ragione della pax.

Dopo l’arresto dei Graviano, la mafia avrebbe ricevuto rassicurazioni proprio da Marcello Dell’Utri di un intervento legislativo. Il braccio destro di Berlusconi era stato contattato tramite l’ex fattore della villa di Arcore di Berlusconi, Vittorio Mangano, a sua volta attivato dal boss di San Giuseppe Iato, Giovanni Brusca. Secondo la Corte, Mangano e Dell’Utri si incontrarono nel 1994 sul lago di Como. E, come raccontato da Mangano al suo amico Salvatore Cucuzza, Mangano avrebbe ottenuto rassicurazioni che Forza Italia avrebbe tentato di modificare la legge sugli arresti e sulle indagini per mafia in senso favorevole a Cosa Nostra. I tentativi, per la Corte di Assise di Palermo del processo Trattativa, poi abortirono grazie alla Lega Nord che tolse la spina al Governo Berlusconi. Sono passati 25 anni e Silvio Berlusconi ha appena annunciato la sua ennesima discesa in campo.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

Foto © Imagoeconomica

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