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caruana galizia daphne c afpdi Carlo Bonini, Jacob Borg, Stephen Grey, Tom Arnold
Ecco chi si nascondeva dietro la società degli Emirati Arabi destinata a trasferire "commissioni" per 2 milioni di dollari a due figure chiave del Governo laburista maltese. Una nuova puntata dell'inchiesta permanente del "Daphne Project" coordinato da "Forbidden Stories"

Alletta/Dubai. Nel febbraio del 2017, otto mesi prima di essere assassinata con un'autobomba, Daphne Caruana Galizia, scrivendone nel suo blog "Running commentary", svelò l'esistenza di un'oscura società di nome "17 Black", domiciliata a Dubai e legata agli interessi di figure di spicco del governo laburista maltese - il ministro del Turismo e già ministro dell'Energia Konrad Mizzi e il capo di Gabinetto del Governo laburista Keith Schembri - senza tuttavia poter offrire prove decisive in grado di dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, il significato di questa connessione. In particolare, Daphne non riuscì ad indicare l'identità del cosiddetto "ultimate beneficial owner", il beneficiario finale, il proprietario, dei capitali depositati e movimentati attraverso la società, e dunque a chiarire le ragioni dell'esistenza stessa di questa società e del legame con i due politici maltesi, al punto da trasformare, dopo il suo omicidio, questo snodo del suo lavoro di inchiesta in un mistero. Ebbene, se nell'aprile scorso, il Daphne Project era stato in grado di documentare come una e-mail del 2015, a firma del consulente finanziario che ne curava gli interessi, documentasse un legame d'affari diretto tra gli stessi Mizzi e Schembri e la "17 Black", ora, dopo ulteriori cinque mesi di ricerche e indagini tra la Valletta e Dubai, anche il mistero dell'identità del suo proprietario cessa di essere tale.

Due diverse e qualificate fonti maltesi con una cognizione diretta delle vicende legate alla società "17 black" riferiscono infatti al Daphne Project che, secondo un rapporto della "Financial Intelligence Analysis Unit", l'Agenzia di controllo antiriciclaggio maltese, l'identità del proprietario della società risponde a quella di Yorgen Fenech, amministratore delegato di una delle maggiori società immobiliari dell'isola, nonché socio del gruppo che, nel 2013, vinse la concessione con cui il neo-eletto governo laburista maltese affidò la costruzione della nuova centrale a gas di Malta (un'operazione da 517 milioni di euro). Una terza fonte negli Emirati Arabi, conferma la circostanza. Specificando che ad indicare Yorgen Fenech come proprietario e titolare del potere di firma della "17 Black" sono i documenti bancari della società depositati presso la "Noor Bank" di Dubai.

Interpellato sul punto, Fenech, salvo sostenere che le società del suo gruppo "non hanno né hanno mai avuto relazioni d'affari improprie con esponenti politici o soggetti a loro collegati, svolgendo la loro attività in modo trasparente", ha preferito non rispondere alla domanda se sia o meno lui lo "Yorgen Fenech" indicato dalle tre diverse fonti che lo indicano come proprietario della "17 Black". E dunque, e di conseguenza, la ragione per la quale - come documentato dalla mail del 2015 di cui già lo scorso aprile si era dato conto - le società off-shore Panamensi di cui erano proprietari Konrad Mizzi e Keith Schembri avrebbero dovuto ricevere dalla "17 Black" 2 milioni di euro nel giro di un anno. Né sono stati di maggiore aiuto gli stessi Schembri e Mizzi. Il primo, Schembri, (che nell'aprile scorso aveva genericamente spiegato al "Daphne Project" che la sua società panamense aveva "semplicemente in progetto un business plan con la 17 Black poi non concluso"), dice oggi di "ignorare l'esistenza di qualsiasi legame tra la 17 Black e Yorgen Fenech" e, in ogni caso, di "non aver avuto alcun ruolo nel progetto di costruzione della nuova centrale a gas dell'isola, nell'affidamento della sua concessione e dunque alcun interesse a trarne un qualche profitto". Il secondo, Mizzi, in modo ancor più apodittico quanto categorico, liquida la faccenda sostenendo di "non avere alcuna conoscenza di una società di nome 17 Black" e, in ogni caso, di "non avere o aver mai avuto alcun rapporto con una società che risponda a questo nome".

Fenech, Mizzi e Schembri cadono insomma dal pero. Conviene prenderne atto. E tuttavia, è un fatto che, due qualificate fonti maltesi, indichino come documenti finanziari con l'indicazione di Yorgen Fenech quale proprietario della "17 Black" siano stati scoperti nei primi mesi di quest'anno dalla "Financial Intelligence Analysis Unit". Ed è un fatto che documenti bancari consultati direttamente per il "Daphne Project" dall'agenzia Reuters (che fa parte del Progetto), riassumano il dettaglio delle attività finanziarie della "17 Black" a Dubai. Le carte in questione certificano infatti che quando, nel giugno 2015, la "17 Black" aprì un conto presso la "Noor Bank", la società dichiarò di essere posseduta al 100 per cento da un cittadino maltese di nome Yorgen Fenech. Non solo: che lo stesso Fenech risultava essere il solo titolare di firma sul conto della società, dunque l'unico a poter disporre di qualsiasi genere di transazioni, in entrata e in uscita. Ebbene, il solo "Yorgen Fenech" iscritto nei registri elettorali di Malta e nella banca dati delle società commerciali registrate sull'isola è esattamente lo Yorgen Fenech socio del gruppo che ha ottenuto la concessione per lo sviluppo della centrale a gas.

C'è di più. Nella primavera di quest'anno - per quanto il "Daphne Project" ha potuto accertare - la Financial Intelligence Analysis Unit ha trasmesso il nome di Fenech al dipartimento "Criminalità Economica" della Polizia maltese nell'ambito di un'indagine più ampia concernente le concessioni e gli appalti in materia energetica stipulati dal governo laburista. Ma la stessa Polizia maltese - interpellata - ha spiegato di "non poter in alcun modo commentare alcuna notizia relativa alla 17 Black per ragioni di segreto investigativo".

Qualche altra conferma dell'attività di indagine in corso sulla società di Dubai e sullo stesso Fenech si raccoglie tuttavia ancora negli Emirati Arabi. Una fonte di governo locale, che chiede l'anonimato, spiega, senza entrare nel dettaglio, che le Autorità di controllo antiriciclaggio e le forze di Polizia degli Emirati hanno avviato un'indagine sulle attività finanziarie della "17 Black" a seguito di una richiesta di assistenza delle autorità maltesi. Autorità che, tuttavia, appaiono muoversi in quadro ingessato.

Nel luglio del 2017, tre mesi prima dell'omicidio e a distanza già allora di un anno dalle prime rivelazioni di Daphne sulla circostanza che Mizzi e Schembri possedessero società off-shore a Panama, la magistratura maltese (che istituzionalmente dipende dall'esecutivo) aveva infatti avviato un'indagine che tutt'ora non ha trovato un suo esito. E identica sorte ha avuto una seconda inchiesta avviata nel maggio scorso sulla "17 Black", perché attualmente impantanata in eccezioni procedurali avanzate da Mizzi e Schembri, gli stessi che continuano a ripetere la loro disponibilità a testimoniare e smontare le evidenze che li chiamano in causa. In tutto ciò, la richiesta del Partito Nazionalista all'opposizione di sospendere entrambi dai loro incarichi di Governo è stata lasciata cadere dal Primo ministro Joseph Muscat. Che, per altro, non vede motivo per cambiare decisione. Neppure di fronte alle novità riguardanti l'identità del proprietario della "17 Black". In una risposta scritta del suo portavoce Kurt Farrugia, il premier ribadisce infatti di voler "in ogni caso attendere la conclusione delle inchieste aperte dalla magistratura", aggiungendo di "aver ignorato e ignorare" l'identità del proprietario della società di Dubai.

Vecchi amici al potere

Prima di diventare ministro, Konrad Mizzi aveva lavorato come consulente aziendale. Nel 2012 era diventato responsabile delle politiche energetiche per il Partito Laburista di Jospeh Muscat (in quell'anno ancora all'opposizione). Quindi, nel gennaio 2013, in coincidenza con l'avvio della campagna elettorale per le elezioni politiche sull'isola, aveva illustrato il suo ambizioso piano di riforma complessiva del settore energetico maltese. Nel progetto di Mizzi, che contava su investimenti privati destinati alla costruzione di una nuova centrale per la produzione di energia elettrica alimentata a gas, si quantificava in 187 milioni di euro il risparmio per i contribuenti maltesi nella produzione di energia. Alla realizzazione del piano si era impegnato anche Joseph Muscat che, diventato Premier dopo le elezioni del marzo 2013, aveva nominato Mizzi ministro dell'Energia.

Arrivato al Governo, Mizzi aveva proceduto con il piano. E, nell'ottobre del 2013, erano stati chiusi una serie di contratti. Uno di questi, al termine di una procedura di selezione in cui Mizzi non aveva avuto alcun ruolo diretto, aveva riconosciuto a un gruppo privato la concessione per la costruzione e la gestione della nuova centrale elettrica alimentata a gas. Il gruppo - che comprendeva investitori maltesi, la compagnia petrolifera di stato Azera "Socar" e la società tedesca Siemens - era stato costituito nel 2013 e aveva assunto il nome di Electrogas Malta. Yorgen Fenech, che del gruppo era investitore, ne era stato nominato direttore. La centrale, un complesso da 450 milioni di euro a Delimara, era stata completata nel 2017.

La Siemens  ha declinato ogni commento sulla "17 Black", sulla sua proprietà e sui potenziali rapporti d'affari con Mizzi e Schembri, sostenendo che "la Siemens non ha rapporti di affari con 17 Black". La "Socar trading", società sussidiaria del gruppo azero Socar interessata direttamente al progetto di costruzione della centrale, ha a sua volta fatto sapere di "non aver alcun dato di conoscenza sulla 17 Black".
Nel luglio del 2015, Mizzi acquistò una società veicolo off-shore a Panama, la "Hernville Inc.", dissimulandone la proprietà attraverso un trust neozelandese che ne risultava controllante. Lo stesso fece Keith Schembri acquisendo, sempre a Panama, la off-shore "Tilgate", e sempre attraverso un trust neozelandese.

Schembri, in origine uomo d'affari, aveva conosciuto Muscat negli anni '90 sui banchi di scuola. Era quindi diventato suo capo di Gabinetto, dimettendosi dalle cariche dirigenziali delle sue società nel settore della produzione di stampati (di cui aveva tuttavia conservato la proprietà) e oggi sostiene che la sua posizione nel governo lo aveva escluso in quel 2013 da qualsiasi coinvolgimento nel progetto della centrale. E' un fatto che, nel 2015, quando la "Hernville" e la "Tilgate", le due società panamensi, avevano tentato di aprire conti bancari di appoggio, era state richieste di indicare le fonti delle loro entrate. In quell'occasione, i consulenti finanziari di Mizzi e Schembri, in una mail spedita il 17 dicembre 2015, a uno studio legale panamense impegnato nella ricerca di una banca disponibile ad aprire i conti, la "17 Black" e una seconda società, la "Macbridge Ltd.", venivano indicate come principali clienti da cui "Hernville" e "Tillgate" avrebbero ricevuto i loro introiti.

Interpellati nelle scorse settimane, Mizzi e Schembri hanno sostenuto di "non aver avuto notizia" che una mail di questo genere fosse mai stata spedita. In particolare, il ministro ha aggiunto di averne avuto cognizione solo quando, nell'aprile scorso, è diventata di pubblico dominio con la pubblicazione di una delle puntate dell'inchiesta del Daphne Project. Altrettanto categorica la risposta di Yorgen Fenech. Sollecitato sulle società "Hearnville"  e "Tillgate", ha detto: "Né io, né società o altri soggetti in cui io sia coinvolto, hanno mai avuto o hanno avuto intenzione di avere rapporti di qualsiasi genere con tali società". Mentre la richiesta di chiarire i suoi rapporti o la sua proprietà di "17 Black" non ha trovato alcuna risposta.

Brian Tonna, capo della "Nexia Bt", la società di consulenza finanziaria che aveva spedito la mail del dicembre 2015, ha declinato ogni commento trincerandosi dietro il vincolo di riservatezza dovuto alla sua clientela e ha aggiunto che in ogni caso la sua società sta cooperando con gli accertamenti delle autorità maltesi.
 

"I 10 milioni transitati a Dubai"

La mail del dicembre 2015, documentava come sia la "17 Black" che la "Macbridge" fossero società registrate a Dubai. Ma le verifiche effettuate a Dubai sul conto della "Macbridge" non hanno prodotto alcun riscontro. Al contrario, i documenti bancari visionati dalla "Reuters" per il Daphne Project indicano che la "17 Black" è stata registrata nel vicino emirato di Ajman ed ha aperto un conto presso la "Noor Bank" di Dubai nel giugno 2015.
Una fonte a conoscenza della procedura di set-up della società negli Emirati Arabi sostiene che la "17 Black" è una società cosiddetta "flexi-desk", vale a dire cui è concessa la registrazione negli Emirati pur non richiedendo che le attività di business siano svolte all'interno del Paese. La stessa fonte aggiunge che, nel 2015, sono transitati sul conto della "Noor Bank" intestato alla "17 Black" tra i 9 e i 10 milioni di euro, dopo di che il conto è diventato dormiente. Di tale circostanza non è stato possibile acquisire evidenze scritte che la confermino. Di più. Stando alla medesima fonte, la gran parte del denaro movimentato attraverso il conto della "17 Black" è stato rapidamente trasferito verso altri beneficiari, lasciando una giacenza attiva e depositata pari a 2 milioni di dollari. Cifra che, lo scorso mese, è stata congelata dalla stessa "Noor bank" a seguito della mancata produzione di documenti in grado di giustificare le numerose transazioni in entrata e uscita avvenute sin li sul conto.
 

L'operaio della metropolitana di Baku

In una dichiarazione scritta, la "Noor Bank" ha rifiutato di discutere delle attività sul conto della "17 black" "perché tenuta al segreto bancario", ma ha aggiunto di aver trasmesso ogni informazione al riguardo di fronte alle richieste formali avanzate dalle diverse autorità. A tal proposito, secondo quanto riferisce una fonte investigativa maltese e documenta un rapporto del 2017 della Financial Intelligence Analysis Unit, le autorità finanziarie maltesi hanno tracciato due pagamenti alla "17 Black".

Un primo bonifico a favore della società risale al 10 luglio del 2015, per un importo di 200 mila dollari, risulta disposto dalla "Orion Engineering Group Ltd.", ed è giustificato a titolo di "fornitura di manodopera in Qatar. La "Orion" è una società registrata a Malta di cui è proprietario l'imprenditore maltese Mario Pullicino, che aveva anche rivestito cariche sociali nella "Armada floating Gas Services Malta Ltd.", società costituita nel giugno 2015 per provvedere alla fornitura di una nave gassiera (la "Armada") per lo stoccaggio del gas destinato ad alimentare la nuova centrale elettrica.

Rintracciato telefonicamente, Pullicino ha confermato di aver disposto quel bonifico di 200 mila euro a favore della "17 Black" sostenendo che nulla aveva a che fare con il progetto della centrale elettrica, ma si è rifiutato di fornire ogni ulteriore dettaglio su quella transazione, limitandosi a dire che la sua società "non ha mai effettuato pagamenti a beneficio di soggetti politicamente esposti".

Un secondo pagamento a favore del conto della "17 Black" acceso presso la "Noor Bank" di Dubai e giustificato a titolo di "saldo per servizi di consulenza finanziaria", consta di 1,5 milioni di dollari e viene disposto dalla "Mayor Trans Ltd", una società registrata alle Seychelles e con conto bancario in Lettonia. La "Major Trans", stando ai registri Statunitensi dove si trova traccia della società, risulta avere quale suo "ultimo e unico beneficiario" un cittadino Azero di nome Rufat Baratzada. E l'indirizzo di residenza da lui fornito ai registri americani è un modesto appartamento in quel di Baku, capitale dell'Azerbaijan. I vicini descrivono Rufat, 51 anni, come un ex lavoratore della metropolitana di Baku. Mentre la sua famiglia, rintracciata in una nuova palazzina ad un piano in fondo a una strada sterrata nella periferia della capitale azera, sostiene che Rufat lavora ora come guardiano di un cantiere edile.

Insomma, un profilo curioso per chi ha disposto 1,5 milioni di dollari a titolo di "consulenza finanziaria". Sta di fatto che, raggiunto telefonicamente, alla domanda se fosse o meno lui il proprietario della "Mayor Trans", Rufat ha risposto: "Se risulta sia io, sono io". E ha quindi riattaccato.
 

Esposti politicamente

Stando alle evidenze raccolte dagli investigatori maltesi attraverso l'esame di e-mail acquisite presso la "Nexia BT", documentate nei rapporti con la "Financial Intelligence Unit Analysis" e contenute nel leak dei "Panama Papers" ottenuto dal quotidiano tedesco "Suddeutsche Zeitung", nel corso dell'autunno 2015, le società panamensi acquisite da Mizzi e Schembri fecero domanda per aprire un conto bancario a Panama, Miami, Dubai, Santa Lucia (Caraibi) e Bahamas. Un tentativo risultato particolarmente faticoso, perché - come documentano le mail - i "beneficiari ultimi" delle società erano appunto "politicamente esposti". Soggetti da cui, normalmente, ogni banca cerca di tenersi lontana, soprattutto se è incerta l'origine dei capitali che si intende depositare. I documenti in questione certificano che il tentativo di Mizzi e Schembri si protrasse fino al febbraio del 2016. Vale a dire il mese in cui Daphne svelò l'esistenza delle società panamensi di Mizzi e Schembri e in cui entrambi commissionarono un audit dei due trust neozelandesi che risultavano controllare le due società. Entrambi gli audit furono svolti nell'ottobre del 2016 dagli uffici della "Crowe Horwarth" di Wellington, Nuova Zelanda. Ma la società, contattata, ha ritenuto di non dover rispondere in merito a quella verifica. Di cui pertanto resta una sola traccia. Gli estratti che ritennero di dover rendere pubblici gli stessi Schembri e Mizzi e in cui si legge che "le società panamensi Hearnville e Tillgate non hanno svolto alcuna attività di trading e non risultano disporre di conti correnti bancari".

Nel marzo del 2018, secondo fonti vicine al dossier della società negli Emirati, la "17 Black" ha cambiato il nome con cui era stata registrata nel 2015, in "Wings Development", società che risulta tutt'ora operativa nella zona franca dell'emirato di Ajman.


Tratto da: repubblica.it

Foto © AFP

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