di Riccardo Orioles*
La Sicilia ha una noiosa tradizione di presidenti di cui tutto si può dire meno che siano esageratamente antimafiosi. Di Cuffaro e Lombardo è inutile parlare. Di Crocetta... beh, lasciamo andare. L’ultimo, Musumeci, sarà onestissimo ma è sordo e muto. Dei suoi, chi insulta i giudici, chi vuole abolire l’Antimafia, chi esalta i mafiosi in piazza. Lui non vede, non sente, nente vitti nenti sacciu. E‘ un buon momento per la mafia in Sicilia, e non solo qui. E’ un momento peraltro (ci sarà relazione?) di coglionaggine epidemica fra gl‘italiani. Hanno chiuso le fabbriche, hanno tolto i diritti, i ragazzi scappano a frotte per paesi civili, e la “gente” non sa dire altro che “maledetti immigrati maledetti negri”. Come tedeschi o svizzeri dicevano a noi (smemorati) siciliani.
Non sono tanti, alla fine, ma i media e la politica li pompano per i loro affari. Parlare d’invasione sarà sbagliato, ma serve a non dover parlare di Marchionne.
E‘ facile prendere in giro gli italiani. I poveri sono milioni, ma a parte quel communista di don Ciotti (che li porta in piazza) non se li fila nessuno. I giovani, senza lavoro, senza famiglia propria, senza gioventù, li tengono buoni alla meglio con giocattolini e promesse. Durerà? Boh. A Napoli, per esempio, già si stanno ribellando. Non con la solita rabbia d’un momento ma facendo politica (“So pazzo!” ) ingenua ma costruttiva, a poco a poco, come i socialisti dell’ottocento. E noi? Noi siamo qui,come sempre. Serve a qualcosa? Sì, come in tutti i momenti di sbandamento. E’ il vecchio duro orgoglio siciliano. Quello che chiamavamo “dignità”.
*Tratto da: Il Foglio de I Siciliani Giovani (gennaio 2018)
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Foto © Joan Queralt
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