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raggi virginia ANSA ALESSANDRO DI MEOdi Pietro Orsatti
Virginia Raggi dal 19 luglio era a conoscenza dell’iscrizione al registro degli indagati dell’assessore Paola Muraro per presunto “abuso di ufficio” in relazione alla sua attività di consulente dell’Ama – che ha mantenuto fino a giugno scorso –. Non entro nel merito dell’inchiesta della Procura di Roma, ma delle almeno 4 volte in cui la neo sindaca della Capitale ha fermamente negato alla stampa e al pubblico e in particolare ai romani di saperne qualcosa (l’ultima ieri rilasciando un’intervista al Corriere della Sera).
Ha mentito, cosciente di mentire, e mortificando ognuno dei suoi elettori che l’hanno scelta e votata proprio fidandosi del suo impegno all’onestà e alla trasparenza.
Tre mesi di vergognose menzogne, di immobilismo, di polemiche da cortile – che hanno riguardato tutti i dirigenti pentastellati romani e non – di scelte di dubbia trasparenza come quella di Marra il vice capo di gabinetto decaduto con il precedente capo di gabinetto Frongia – ora vicesindaco – e di cui oggi non si conoscono precisamente competenze e funzioni all’interno dell’amministrazione.
Tre mesi di presa in giro a una città stravolta dalla corruzione, dagli osceni affari che l’hanno stremata in almeno 8 anni di saccheggio e compromessa da una presenza criminale – del tutto rimossa dal racconto della Raggi e dei Cinque Stelle – che vede tutte le organizzazioni mafiose italiane e straniere aver preso il controllo degli affari, del territorio, del commercio, dello sviluppo e perfino della disperazione.
Tre mesi di di insulto all’intelligenza dei cittadini – che sono ben altro dei cittadini pentastellati – della capitale d’Italia.
Che la sindaca ne tragga, ora e irrevocabilmente, le conseguenze. Meglio il commissariamento della capitale che questo spettacolo che toglie ogni speranza a una soluzione politica perché anche la nuova politica strillata, nel silenzio e nella menzogna, ora appare perfettamente inserita nel sistema di potere che l'ha governata e saccheggiata finora.

Foto © ANSA/ALESSANDRO DI MEO

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