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napolitano giorgio novantadi Giulio Cavalli
Ha cercato di intralciare in tutti i modi l’indagine del processo sulla trattativa Stato-Mafia. Non ne ha contestato il merito o messo in dubbio la consistenza: no, ha rilasciato una testimonianza che rasenta l’omertà ed è riuscito a non dire mai una parola una su Di Matteo. Mica parole di vicinanza, no, una a caso: stronzo, poveretto, mitomane, falso, eccentrico, autoreferenziale. Niente.

Ha fatto da garante a quei pasticci di governi voluti dall’Europa in un Paese come il nostro dove ormai il muscolo del voto sta diventando un vecchio tendine sclerotizzato. È amico di tutti e di nessuno: crede per questo di essere un mediatore invece rischia di passare per un insulso.

Era il «comunista perfetto» per Henry Kissinger quando il PCI nel 1978 scelse lui come primo membro del Comitato Centrale a compiere un viaggio ufficiale negli Usa. Fu il primo passo verso un silenzioso asservimento di una parte della sinistra italiana alle privatizzazioni e alcuni poteri ottenendo in cambio un legittimazione politica. Napolitano ha avuto una lunga carriera da “stringitore di patti”. Con chi sarà la storia a dircelo.

Ma venendo a tempi più recenti Napolitano è quel Presidente della Repubblica (ex) che è riuscito ad invitare i cittadini all’astensione infilandosi in un referendum in cui nessuno aveva richiesto il suo parere. Napolitano è così, come i pacchetti degli anni passati, quelli che gli chiedi quanto costa la paccottiglia che ti stanno vendendo e loro ti spiegano quanto in realtà ti costerebbe lasciartela sfuggire. Oppure il gioco delle tre carte. Quel tipo di gente lì.

Ora, ieri, Napolitano ci ha detto che è ora di mettere un limite alle intercettazioni. Un limite che in realtà già c’è, a dire la verità, ma che risulta inadatto a chi al telefono parla con mafiosi, minorenni, conviventi servi delle cricche, colleghi ministri con il tono di due comari, oppure petrolieri abituati ad oliare le persone oltre che gli ingranaggi. Del resto la sua telefonata Giorgio Napolitano (quella che Di Matteo avrebbe voluto utilizzare come prova) se l’è ingoiata come fanno i ragazzetti scoperti dalla professoressa. Ed è riuscito a far intendere che proprio le intercettazioni abbiano ucciso il suo segretario D’Ambrosio. Come Salvini con i negri, ecco: l’ex presidente con le intercettazioni. Tirate voi le somme.

Buon mercoledì.

Tratto da: left.it

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