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car-presidio-romadi Nicola Tranfaglia - 13 gennaio 2015
Terza indispensabile puntata sul problema dell'ISIS e della sua strategia rispetto all'Italia. Proprio in queste ore abbiamo appreso che le indagini nella capitale italiane sul terrorismo jiadista per identificare cellule esistenti a Roma e nel Lazio e legate ad altri gruppi sparsi soprattutto fra Lombardia e Piemonte ma anche in Emilia e in Romagna e già vari soggetti individuali sono accusati di reati in materia di terrorismo. Chi, come chi scrive ,si è occupato  a fondo del fenomeno terroristico in Europa, sa che il fenomeno non riguarda soltanto la Francia ma di fatto tutto l'Occidente di fronte al pericolo concentrato in Medio Oriente tra la Siria, l 'Iraq e, per chi conosce la storia degli ultimi decenni, anche l'Iran.
In questo momento ci sono quattro sostituti della procura capitolina che si stanno occupando del fenomeno terroristico legato al fondamentalismo jiadista.

In Procura nessuno dice una parola ma è probabile che, tra poco, potrebbero esserci interessanti sorprese sul fronte investigativo giacché gli agenti della Digs e i carabinieri del ROS controllano assiduamente questi gruppi fondamentalisti che apparirebbero come "autonomi" ma che, in realtà, sarebbero collegati con l'ISIS.
Stando alle ipotesi che vengono avanzate in Procura, potrebbe profilarsi la violazione dell'articolo 279 del Codice Penale che punisce con la reclusione chi costituisce o partecipa ad associazioni sovversive con finalità di terrorismo. 
Il nostro territorio nazionale, infatti, è considerato il trampolino di lancio per tutti gli aspiranti jiadisti che anche attraverso gli sbarchi molto frequenti sulle nostre coste, serve da base per lo smistamento dei giovani Mujaheddin in tutto l'Occidente. L'Italia, inoltre, avrebbe sottovalutato la presenza nel nostro Paese dei reduci della guerra in Bosnia che non hanno mai trasmesso il messaggio jiadista anche dal carcere e che oggi sono a fianco dell'ISIS e delle sue imprese belliche e terroristiche.
Non a caso l'attuale ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, ha detto al Senato che "non ci sono minacce specifiche all'Italia ma che "c'è un contesto che deve suscitare preoccupazione per la dimensione generale del fenomeno. Ed ha aggiunto(e sono d'accordo con lui) che "nessun governo europeo parla di sospendere Schengen. Sacrificare la libertà di circolazione sarebbe un prezzo inaccettabile da pagare al terrorismo." 
Anche il ministro dell'Interno e leader del Nuovo Centro-destra Angelino Alfano ha aggiunto che, nel disegno di legge presto al Consiglio dei ministri italiano, saranno rafforzati i poteri dell'autorità giudiziaria di spegnere i siti inneggianti all'odio attraverso i quali può avvenire anche il reclutamento di aspiranti jiadisti."
"Non c'è al momento nessun riscontro sulle minacce al Vaticano, ha commentato Diego Parente, capo della Digos. In Vaticano il servizio era già cospicuo e sostanzioso ma adesso è stato rivisto come tutto il sistema di sicurezza della città che comprende tutti gli obbiettivi sensibili presenti a Roma e che sono numerosi.
Resta il fatto - innegabile - che la strategia complessiva dell'ISIS di cui abbiamo già parlato punta il dito contro la religione cristiana e quindi contro quella che è, senza possibili dubbi, la capitale di quella cristianità e che quello che dice il Papa Francesco, l'argentino  Bergoglio, è un messaggio forte e molto ascoltato in tutto il mondo di esaltazione della pace tra gli uomini e della comprensione reciproca al di là delle fedi politiche e culturali come delle religioni storiche a cui si riferiscono. Di qui i timori, registrati dal governo come dal parlamento italiano, e l'ansia per quello che potrà succedere nei prossimi giorni, settimane e mesi. C'è da sperare che i terroristi di Parigi ancora in fuga siano arrestati e che la centrale del terrore di Mossul sia messa presto in condizione di non agire come ha fatto finora.

Foto di Claudio Peri © Ansa

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