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flores-darcais-paolo-webdi Paolo Flores d'Arcais - 16 dicembre 2012
Nel ringraziare le agende rosse e Salvatore Borsellino per questa iniziativa, vorrei utilizzare il mio intervento per rivolgermi al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Signor Presidente, secondo la Costituzione lei rappresenta l’unità nazionale. E la nazione non è un’astrazione, ma l’insieme dei cittadini, tutti noi. Anzi, dei con-cittadini, dove il “con” che ci tiene insieme è proprio la Costituzione con le sue norme e i suoi valori di “giustizia e libertà” che la percorrono.

Questa Costituzione repubblicana nata non per graziosa concessione di un sovrano, ma per la Resistenza antifascista infine vittoriosa, dopo anni di sofferenze, morte, tortura, prigione, confino, esilio, sopportate eroicamente dalle minoranze che con il loro sacrificio hanno salvato la dignità dell’Italia.
Per mantenere l’unità della nazione, perciò, lei deve essere il primo e più convinto e coerente Partigiano della Costituzione.
Io spero che di questo vorrà ricordarsi quando tra pochi giorni parlerà agli italiani nel tradizionale messaggio televisivo di fine anno. Quel messaggio che troppo spesso si riduce a un rituale retorico, e come tale applaudito dall’intero ceto politico, da una “Casta” che dell’ipocrisia ha fatto una seconda natura.
Spero che quest’anno, l’ultimo della sua permanenza sul Colle più alto, di fronte a una crisi drammatica, che per gli speculatori dell’intreccio affaristico-politico-malavitoso è invece festa grande, di fronte all’impoverimento di gran parte dei cittadini, all’arricchimento vergognoso dei corrotti, all’impudente affermarsi dell’illegalità dell’establishment, incoraggiato e propiziato dalle infinite leggi-vergogna e leggi ad personam che hanno segnato questo ventennio e cui nel suo settennato non ha fatto mancare la sua firma, di fronte a tutto ciò lei vorrà ricordare ai cittadini che l’unico programma per uscire dalla crisi e per ricostruire il paese è realizzare la Costituzione.
E che dunque, se vogliamo salvare l’Italia, dobbiamo essere tutti Partigiani della Costituzione, in modo in-transigente, perché non esserlo è già non solo un modo per tradire chi col proprio sacrificio ci ha regalato in eredità questa Costituzione straordinaria, ma anche un modo per rinunciare e abdicare alla soluzione della crisi, soluzione impossibile se non sarà ispirata a “giustizia e libertà”.
Partigiani della Costituzione. Come quei magistrati che hanno sfidato le mafie e continuano a combatterle, malgrado pezzi dello Stato con le mafie abbiano trescato, abbiano trattato, siano venuti a patti. Solo nel passato?
Questo perciò ci aspettiamo da lei, perché l’unità nazionale non può fondarsi sull’opacità, sui depistaggi, sulla delegittimazione dei magistrati che più coerentemente applicano “la legge eguale per tutti”, bensì sulla trasparenza e sulla verità.
In anni lontani lei ha avuto il coraggio di riconoscere errori atroci che in anni ancora più lontani aveva commesso, ha avuto il coraggio di riconoscere quale sciagurata scelta fosse stata la sua di difendere i carri armati sovietici che massacravano gli operai insorti nella Budapest dell’indimenticabile ’56. Sarebbe uno straordinario congedo, degno di chi ha militato in un partito il cui fondatore ha scritto che “la verità è rivoluzionaria”, se lei avesse ora il coraggio di riconoscere i meriti dei magistrati della Procura di Palermo, che cercando di ricostruire una delle vicende più oscure dell’intreccio tra Stato e anti-Stato, stanno onorando il loro mestiere di magistrati e il loro giuramento di fedeltà alla Costituzione.

Videointervento del direttore di Micromega alla manifestazione “Noi sappiamo” – Roma 15 dicembre 2012

Tratto da: temi.repubblica.it/micromega-online

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