In Italia da poco si è svolto il G7 per stabilire il nuovo assetto europeo, ma dei suoi esiti reali e immediati non si sa nulla. Almeno finora.
Le immagini televisive che rimbalzano in tutto il mondo ci dicono, senza bisogno di parole, lo stato morale e politico del paese. Ci dicono delle difficoltà e serie tensioni a causa di settarismi, contrasti politici, civili, razziali. Bisognerebbe superarli, ma la politica e la diplomazia non riescono ad avere la meglio. O forse gli odierni e moderni politici non s’impegnano come dovrebbero?
I fascisti in casa, forse sì, forse no. Certamente li abbiamo sdoganati, questo bisogna ammetterlo, e a voler dire il vero ci si è molto impegnati in questa direzione. Qualcuno – sfacciatamente – azzarda, il PCI… L’MSI.
Non c’è parentela, anzi, non si può dal punto di vista storico e politico paragonare il PCI con l’MSI, l’uno rappresentava il bene e l’altro il male. Togliatti cambiò orientamento con la svolta di Salerno e questo è un fatto. Il PCI ha lottato molto per far togliere il ritratto di Stalin dalle sezioni, perché la base non conosceva i fatti e non capiva. Ed è un altro fatto.
Allora, non si può omaggiare Matteotti e poi far finta di niente di fronte a quelle immagini becere, oltraggiose, indifendibili. Siamo di fronte a cose e fatti orrendi, criticati da milioni di persone. Sapere di non essere osservati non autorizza a ritornare a vecchi riti, antichi linguaggi e simboli. È costituzionalmente proibito. Né si può parlare di quattro ragazzacci che giocavano.
Sicuramente quelle immagini, anche se non perfette, sono sconvolgenti e orrende: il duce, il fascismo e il nazifascismo.
Stiamo parlando solo di frange estremiste? Perché non avviene con un atto di coraggio la rottura col passato e con questo piccolo presente assurdo e tragico? Servirebbe?
Ma al peggio non c’è fine. In maniera politicamente scorretta si è pensato bene di aggredire il giornalista, infiltrato o no, che era riuscito ad ottenere quelle immagini lecite o non lecite. Ma dentro le frange del terrorismo il giornalista deve entrare o no? Deve fare inchiesta o no?
Siamo tutti coinvolti. Allons enfants
Nel mondo c’è troppo odio, astio, rancore verso gli altri soprattutto se diversi; anche se da più parti suggeriamo e ci proponiamo di abbassare i toni, la tensione politica mondiale è alta e la sentiamo sulla nostra pelle. L’abbiamo innanzi ai nostri occhi. È lì che ci avvolge e ci stritola. Inermi stiamo a guardare.
Inermi – almeno la maggior parte delle persone – anche di fronte a un odio politico e belligerante che potrebbe far scattare qualcosa di molto brutto e grave. Già ci sono le prime avvisaglie. Non importa se i colpiti saranno i nuovi eroi, le nuove vittime, i nuovi capi. Non è questo il dilemma. Il problema è che non si può continuare a vivere sempre con la bava alla bocca in attesa del nemico che incontrerai e colpirai, e non si può aizzare ad assaltare il palazzo della democrazia. Però tutti questi problemi devono essere affrontati con la politica. La politica di oggi – purtroppo – non ha autorevolezza, non è riuscita a rispettare ciò che ci aveva promesso con la globalizzazione. Parliamo solo di armi e potere.
Nel frattempo, la distanza fra potere politico e persone in carne e ossa è diventata enorme. Si deve fare qualcosa? Bisogna arrivare a una qualche svolta?
In democrazia bisogna trovare l’ardore, la tenacia, la capacità di reagire. Allora invece di lamentarci affrontiamo con civiltà e buonsenso le questioni reali che tutti vorremmo ignorare. Il rintanarsi. Lo starsene da parte. Il far finta di niente e girarsi dall’altro lato.
La Francia – a prescindere dalla svolta che ci sarà – ci ha dimostrato che in casi di emergenza si può e si deve scegliere da quale parte stare e con quali strumenti democratici lottare.
Il voto è una scelta politica; la politica con la P maiuscola, purtroppo l’asticella dei valori morali, politici, democratici, e perché no, costituzionali si è abbassata notevolmente.
Non ci sono modelli da seguire. Leader da onorare, personaggi ardimentosi e passionali che ci chiamano a pensare alto. Che ci invitano a sognare. Questo è un dramma perché se non c’è chi scegliere, scelgo di non andare a votare.
Un guaio per tutti. I pezzi di democrazia che si perdono riguardano tutti.
Siamo tutti coinvolti.
Info: lesiciliane.org