Sulla rivista francese la storia del prezioso trafugato nel 1991 e finito ad Arcore nel 1995. Le autorità francesi hanno tentato invano di recuperarlo

Non ci sono solo “croste”, nella raccolta di opere d’arte che Silvio Berlusconi ha lasciato ai figli. C’è anche un prezioso orologio Luigi XVI che il fondatore di Forza Italia comprò nel 1995: ma che è risultato rubato in Francia, tanto che il capo delle operazioni dell’Ocbc (Office central de lutte contre le trafic des biens culturels) volò a Milano cercando di recuperarlo. Invano. La storia è raccontata da un autorevole giornalista francese, Vincent Noce, su La Gazette Drouot, uno storico settimanale che si occupa di mercato d’arte. Noce riprende le notizie italiane sui 2.500 quadri comprati da Berlusconi, per lo più alle aste televisive, negli ultimi anni della sua vita. Tra questi, un buon numero di ninfe desnude e perfino una Monna Lisa a seni scoperti. Citando Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura nel governo di Giorgia Meloni, Noce ricorda che oltre alla passione per le “olgettine”, Berlusconi aveva anche quella per l’arte, tanto da riempire le notti insonni, chiuso il periodo delle “cene eleganti”, con acquisti compulsivi di quadri e oggetti d’arte, ora raccolti in un grande capannone non lontano dalla sua villa di Arcore. Spesa stimata: una ventina di milioni, per opere che lo stesso Sgarbi non esita a definire “croste”.
Ma non è tutto qui.
Con la morte di Berlusconi, è passato alla famiglia anche un oggetto d’arte che è stato rubato in Francia. È un prezioso orologio astronomico, adornato con le immagini delle figure mitologiche delle tre Parche, realizzato da Robert Robin, l’orologiaio di Luigi XVI. Robin, grande innovatore nell’arte di costruire macchine per misurare il tempo, nel 1785 realizzò l’orologio di Maria Antonietta, che fu confiscato durante la Rivoluzione francese e oggi è esposto al Museo nazionale di storia naturale a Parigi.
La notte tra il 28 e il 29 maggio 1991, ladri specializzati penetrarono nel castello di Bouges, nei pressi di Châteauroux, nel centro della Francia, e portarono via l’orologio. Negli anni seguenti, il bottino fece il giro dell’Europa del Nord. Si sa che fu portato fuori dalla Francia, varcò il confine del Belgio, fu acquistato da un “grossista” olandese per 50 mila franchi (meno di un decimo del suo valore). Il trafficante d’arte lo rivendette per 200 mila franchi a un commerciante tedesco di Brema. Questi lo passò, al doppio del prezzo, 400 mila franchi, a un antiquario di Zurigo, proprietario della Galleria Ridding. La Ridding lo rivendette, nel 1995, a Berlusconi, per 700 mila franchi francesi. Fu molto probabilmente Veronica Lario, allora moglie di Silvio, a scegliere il prezioso oggetto. Il fondatore di Forza Italia aveva appena dovuto lasciare Palazzo Chigi, nel dicembre 1994, quando il suo governo era caduto per decisione del leader della Lega Umberto Bossi.
Dopo il furto, si era subito messo in moto Bernard Darties, gran cacciatore di opere rubate dell’Ocbc, la struttura della polizia francese che si occupa di beni culturali. Aveva ricostruito il viaggio segreto dell’orologio dalla Francia al Belgio, dalla Germania alla Svizzera, fino all’approdo in Italia. Darties arriva a Milano e, assistito dai carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio artistico, interroga Berlusconi e gli chiede la restituzione dell’orologio. Ma l’ex presidente del Consiglio gli risponde che avrebbe ridato il prezioso oggetto alla Francia solo se rimborsato del prezzo che in buona fede aveva pagato al gallerista svizzero. Impossibile, gli aveva risposto Darties: il castello di Bouges e tutti i suoi arredi appartengono al Centre des monuments nationaux, sono un bene pubblico dello Stato francese, sono dunque considerati inalienabili e, secondo il diritto repubblicano, rivendicabili in eterno dallo Stato, che non ha invece il diritto di ricomprare e pagare beni che considera suoi. Sono passati più di trent’anni. Silvio Berlusconi ha concluso la sua avventura terrena nel giugno scorso. Oggi Vincent Noce prova a lanciare un appello alla famiglia: “Sarebbe un onore per i Berlusconi restituire alla Francia questo orologio, dimostrerebbero che la parola onore ha ancora un significato nella loro famiglia”. L’Italia potrebbe chiedere ai francesi qualcosa in cambio, anche se non proprio la Gioconda.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

Foto © Imagoeconomica

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