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Lo storico e intellettuale israeliano commenta il dramma in Palestina. “A Gaza situazione al limite del genocidio”

In una tale situazione non puoi presentarti come un occupante liberale, un purificatore etnico progressista o un colonizzatore benigno, né assicurare a queste persone piena indipendenza e uno Stato o garantire loro eguale cittadinanza. Questa è occupazione e colonizzazione”. A dirlo, intervistato da La Stampa, è lo studioso e intellettuale Ilan Pappé, uno dei più illustri intellettuali della Nuova storiografia israeliana. Lo storico ha dedicato all'argomento diversi scritti, il più recente dei quali, “La prigione più grande del mondo”, è stato pubblicato lo scorso anno in Italia da Fazi editore.
Il termine ‘colonialismo dei coloni’ è stato coniato dal famoso e defunto studioso del colonialismo Patrick Wolfe. Intendeva che le principali azioni dei coloni contro la popolazione autoctona costituiscono un processo continuo e derivano dal desiderio costante di abitare il territorio colonizzato senza includere i nativi al suo interno. Finché ciò non avverrà, il colonialismo dei coloni cercherà sempre nuovi modi per raggiungere tale obiettivo, a seconda dei mezzi e dei modi a loro disposizione”, ha affermato.
A proposito di coloni israeliani e colonizzazione, Pappé ha incentrato l’attenzione sull’essenza di regolamenti di emergenza mandatari emessi dagli inglesi da far rispettare dagli israeliani tanto nel 1948 quanto nel 1967.
Mentre i coloni vengono processati secondo la legge israeliana e in Tribunali israeliani, tutti i palestinesi vengono condotti davanti ai Tribunali militari; nelle aree B e C i militari sono i padroni assoluti e, quando ne hanno intenzione, si spingono fino alla zona A”. Quindi lo storico si è espresso sull’importanza della comunità internazionale in merito all’espansione dell’occupazione in Cisgiordania. L’influenza internazionale potrebbe essere, a detta di Ilan Pappé, molto importante per mettere un freno a Israele se, ha osservato, “le parole fossero accompagnate dai fatti”. “La parte migliore dell'offerta proveniente dalla comunità internazionale - ha ricordato - prevedeva alcune restrizioni sui beni prodotti dalla comunità dei coloni in Cisgiordania. Ma oggi assistiamo ai coloni e all'esercito operare una pulizia etnica dalla Valle del Giordano e dal Sud del Monte Hebron a danno dei palestinesi, mentre la comunità internazionale è silente al riguardo: la sua unica iniziativa è stata minacciare Israele con delle sanzioni”.
E sull’annoso fronte diplomatico, lo scrittore ritiene “totalmente superata” la formula dei due popoli per due Stati. “In Cisgiordania sono stanziati 600.000 coloni ebrei e vige il consenso israeliano sul fatto che essi non possano venire spostati. Israele controlla il 60% della Cisgiordania e resiste il beneplacito da parte di Israele a che tale situazione permanga in futuro. Non vi è spazio per un altro Stato: dovremmo trovare un'altra soluzione che possa garantire la costituzione di uno Stato democratico”, ha spiegato.
E sul dramma in corso nella striscia di Gaza: “Una situazione al limite del genocidio”. “Non può avvenire diversamente, quando invii un esercito enorme in una delle aree più densamente popolate del pianeta. Hamas combatterà fino alla fine, molti soldati israeliani saranno uccisi, sarà molto difficile liberare gli ostaggi e il numero dei morti palestinesi aumenterà (sono già 11.000, al momento). A meno che non vi sia presto un cessate il fuoco, questo è ciò che accadrà”.
In conclusione, secondo Ilan Pappé, non ci saranno cambiamenti in Vicino Oriente “nel prossimo futuro”. “I Paesi arabi che si oppongono all'Iran continueranno a perseguire una sorta di processo di normalizzazione con Israele, malgrado l'opinione delle loro società civili”.

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