Nel 50° anniversario del golpe in Cile le parole immortali di Luis Sepúlveda
Il 16 ottobre 1998, su mandato del giudice spagnolo Baltasar Garzón, il dittatore cileno Augusto Pinochet viene arrestato a Londra con l'accusa di genocidio, terrorismo e tortura. La notizia coglie Luis Sepúlveda su un'autostrada italiana, provocando in lui stupore e speranza. Negli articoli che in quei giorni comincia a scrivere per giornali e riviste di vari paesi lo scrittore racconta le fasi successive della vicenda e le sue reazioni, e insieme ripercorre, con sovversiva lucidità, l'ininterrotta «storia dell'infamia», dagli anni della dittatura fino alla «democrazia vigilata». Di fronte alle amnesie di chi si appella all'unità nazionale per impedire il processo al tiranno e all'omertà elevata a ragion di stato da una parte della società cilena, Sepúlveda pratica strenuamente il «sacro ufficio della memoria», tanto più necessario se, come poi è accaduto, le vicende giudiziarie hanno tradito le speranze suscitate quel 16 ottobre 1998. Lo fa parlandoci della sua gente, delle sue utopie derise, dei suoi compagni, attraverso una scrittura a caldo, appassionata e militante, decisa a resistere alla follia delle ragioni che negano la giustizia e alle menzogne delle parole che servono il potere. Prefazione di Bruno Arpaia.
Il generale e il giudice - Guanda editore
Giornate di lotta
Venni a sapere dell’arresto di Pinochet su un’autostrada italiana ed esultante mi affrettai a chiamare la mia compagna. Volevo sentire la sua voce. Speravo che non lo sapesse per essere io a darle quella magnifica notizia, ma appena rispose al telefono sentii il suo respiro alterato, la sua incredulità, la sua soddisfazione, il vortice di ricordi che la riportavano nell’inferno di Villa Grimaldi, alla nostra gioventù brutalmente massacrata.
“Dovremo fare un monumento al giudice Garzòn” disse con voce piena di emozione.
“Ci aspettano lunghe giornate di lotta per ottenere l’estradizione in Spagna” le risposi e, non appena riattaccai, mi ritornò in mente che anche l’11 settembre 1973 avevamo parlato di lunghe giornate di lotta per sconfiggere il golpismo e tornare alla normalità democratica.
E quella lotta certamente ci fu, e fu durissima. Pinochet, la destra cilena e il dipartimento di Stato degli USA, diretto da Henry Kissinger, ci misero la malvagità, la tortura, i desaparecidos, l’esilio, la morte. Noi ci mettemmo il coraggio e le vittime.
Fu lunga la lotta in Cile e anche in esilio. I compagni della resistenza interna non concessero al dittatore un solo giorno di tranquillità. Mentre i dirigenti pusillanimi negoziavano una sorta di nuovo modello ispirato al Gattopardo, dove tutto doveva cambiare perché tutto restasse com’era, le donne e gli uomini della resistenza socialista e comunista, del Movimento de la Izquierda Revolucionaria del Frente Patriòtico Manuel Rodrìguez e del cattolicesimo di sinistra si incaricarono di ricordare al dittatore, per sedici anni, che si trovava ad affrontare un dignità ispirata al Conte di Montecristo, con un motto, “Non si dimentica né si perdona”, che sarebbe stato seguito e mantenuto a dispetto dei claudicanti sforzi di quanti negoziavano un possibile ritorno alla normalità democratica, ritorno che il dittatore accettò solo quando, malgrado i desaparecidos e gli assassinii sistematici, si vide in condizione di debolezza davanti a un popolo che resisteva.
Pinochet fu arrestato a Londra durante il mandato di Eduardo Frei, il secondo presidente “democratico” dopo la dittatura, la cui amministrazione fu caratterizzata dal mantenimento delle atroci leggi del tiranno e dalla tutela dei patti stretti con lui alle spalle del popolo. Era quindi evidente che sarebbe stato lo stesso governo cileno a difendere con più accanimento il dittatore e a opporsi alla sua estradizione in Spagna.
Alla fine Pinochet riuscì a farsi beffe della giustizia e a tornare trionfante in Cile. Ma non contava sul fatto che l’esempio del giudice Baltasar Garzòn sarebbe stato seguito da colleghi cileni, e i suoi difensori si videro costretti a ricorrere al più miserabile dei trucchi, dichiararlo malato di mente, pazzo, per sfuggire ancora una volta alla giustizia.
La sua detenzione londinese aveva visto giornate di lotta indimenticabili. I presidi, organizzati nelle vicinanze della clinica dove il tiranno era agli arresti, avevano svolto un tenace e instancabile lavoro di informazione che aveva riacceso la solidarietà mondiale con il popolo cileno e con la sua sete di giustizia.
Questo libro contiene una selezione di articoli scritti durante quelle giornate di lotta: furono pubblicati su quotidiani e riviste di tutto il mondo, riprodotti su migliaia di pagine in Internet, letti alle radio cilene e stampati su volantini distribuiti per le strade di Santiago. Ariel Dorfman e io accettammo la responsabilità di rispondere alle infamie della destra cilena. Ci comportammo da agitatori, scrivemmo articoli assolutamente sovversivi, perché la verità è sempre sovversiva.
Purtroppo dobbiamo riconoscere che non riuscimmo a far estradare Pinochet in Spagna, dove lo aspettava un processo giusto e con tutte quelle garanzie che le sue vittime non avevano avuto. Ma ho la certezza che i nostri articoli furono apprezzati da quelli che soffrivano, da quelli che soffrono, da quelli che conservano la speranza e ripetono che un altro mondo è possibile.
Fonte foto by Abderrahman Bouirabdane
* Tratto dal libro "Il generale e il giudice" di Luis Sepúlveda (Guanda editore)
Bibliografia di Luis Sepúlveda (a cura di Guanda editore)
Pagina facebook Guanda editore
''Plan Condor'': gli Stati Uniti declassificano documenti sul golpe di Pinochet
11 settembre 1973, il golpe che ha cambiato il mondo
11 settembre 1973, Pinochet bombarda ''La Moneda''. In Cile è golpe
Victor Jara: condannati i suoi assassini!
Henry Kissinger, l'uomo che ''sussurra'' alla Casa Bianca
Il grande viaggio di Sepúlveda
Coronavirus: muore il grande scrittore cileno Luis Sepúlveda
Taormina, 15 Giugno - Anatomia di un uomo libero. Omaggio a Luis Sepúlveda
Rimini, 13 Giugno - Presentazione dei libri ''Un amore fuori dal tempo'' e ''Rincorrendo le storie''