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Esplode il caso De Angelis. Bolognesi: "Rocca si faccia un esame di coscienza"

Negazionismo. Si legge dalla Treccani: "Termine con cui viene indicata una corrente antistorica e antiscientifica del revisionismo la quale, attraverso l'uso spregiudicato e ideologizzato di uno scetticismo storiografico portato all'estremo, non si limita a reinterpretare determinati fenomeni della storia contemporanea ma, spec. con riferimento ad alcuni avvenimenti connessi al fascismo e al nazismo (per es., l'istituzione dei campi di sterminio nella Germania nazista), si spinge fino a negarne l'esistenza". 
Nel caso di Marcello De Angelis, portavoce della Regione Lazio, non si parla dell'Olocausto, ma il senso è alquanto similare con quel suo intervento su Facebook in difesa dei condannati della strage di Bologna, in barba alle accertate responsabilità dei tre terroristi neri dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari) Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (proprio quel Ciavardini che fu fotografato insieme a Chiara Colosimo, deputata di Fdi e attuale presidente della commissione Antimafia) nella strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, nonostante le condanne definitive (come stabilito dalla sentenza della Cassazione a Sezioni unite). In quella strage persero la vita 85 persone e 200 rimasero ferite.
“So per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla”, ha sostenuto in un nuovo post, nonostante le repliche nette di Anpi e Associazione famigliari delle vittime. “Non è un’opinione - ha aggiunto - io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e 'cariche istituzionali'. E se io dico la verità, loro, ahimè, mentono”.
Dunque De Angelis non ha fatto rettifiche e si dice pronto alle conseguenze. Non dovrebbe dunque avere problemi il Presidente della Regione Francesco Rocca a revocare l'incarico anziché tentare di depotenziare il caso ('ha parlato a titolo personale'). Perché De Angelis è andato di fatto contro persino al Capo dello Stato Sergio Mattarella che ha parlato di "strage neofascista accertata" e di "ignobili depistaggi".
Persino Ignazio La Russa, che da presidente del Senato è la seconda carica dello Stato, ha dovuto ricordare “la definitiva verità giudiziaria che ha attribuito alla matrice neofascista la responsabilità di questa strage”. 


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Marcello De Angelis © Imagoeconomica



E oggi anche il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, intervistato dal Corriere della Sera ha parlato di "responsabilità incontrovertibile di personaggi militanti nel terrorismo neofascista di quegli anni". 
Rocca, che ha detto di "rispettare le sentenze", almeno per il momento ha preso tempo annunciando che "valuterà con attenzione nei prossimi giorni il da farsi".
Ovviamente è esploso il caso a livello nazionale. 
Ieri il Presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage di Bologna Paolo Bolognesi, intervenendo al Tg3, ha invitato Rocca a "farsi un esame di coscienza perchè chi lo ha nominato ne è responsabile e deve farsi esame di coscienza". Quindi ha ribadito come "la matrice fascista della strage di Bologna oggi è accertata: è stata una strage di matrice fascista. Frutto di un connubio fra P2, servizi deviati e manovalanza della destra fascista". 
Dal Pd al M5s, da Alleanza Verdi-Sinistra a Italia Viva-Azione non solo si sollecita un intervento del governatore del Lazio, ma anche una presa di distanza del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di Fratelli d'Italia.
La stessa Meloni che, nel giorno della memoria si era limitata a inviare un messaggio in cui definiva la bomba alla stazione come uno dei “colpi più feroci” sferrati all’Italia dal "terrorismo", senza ulteriori specifiche. 
Si riferiva al terrorismo rosso? A quello nero? A quello internazionale? Non è dato sapere il suo pensiero. Certo ha aggiunto che “giungere alla verità sulle stragi che hanno segnato l’Italia nel Dopoguerra passa anche dal mettere a disposizione della ricerca storica il più ampio patrimonio documentale e informativo”. Anche se si può essere d'accorso sul punto, a fronte di tante domande che ancora restano aperte sull'eccidio, si dovrebbe anche avere l'onestà intellettuale di riconoscere ciò che è stato accertato nelle sentenze. Guardando sì a quelle definitive, ma anche ai processi in corso d'opera. Perché non può essere dimenticato che, in primo grado, sono stati condannati anche Gilberto Cavallini, un altro ex Nar, e Paolo Bellini, altro ex estremista di destra, che però militava in Avanguardia nazionale, il gruppo del terrorista nero Stefano Delle Chiaie. Lo stesso Bellini che oggi è indagato per le stragi "mafiose" dei primi anni Novanta.
Anche quella una stagione che presenta tante ombre su cui oggi in molti vorrebbero mettere una bella pietra tombale sopra.
(Prima pubblicazione: 7 Agosto 2023)

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