Il regista descrive le conseguenze dell’intervista a Putin: “Molti mi hanno accusato di subire il suo fascino ma non è così”
Oliver Stone, il regista statunitense premio Oscar e autore di pellicole come Platoon, Wall Street, Nato il quattro luglio e JFK, intervistato dalla giornalista Antonella Matraga per il quotidiano TPI, ha raccontato del suo ultimo documentario-intervista al presidente russo Vladimir Putin e degli aspetti che hanno influenzato la sua vita, ispirando per questo buona parte dei suoi successi cinematografici.
Il regista 75enne, molto critico verso la politica belligerante americana, ritiene che l’unica guerra a cui dovremmo prepararci, debba essere quella contro il cambiamento climatico: “Per come stiamo ignorando concretamente il problema, - ha commentato il regista - ce ne renderemo conto solo quando sarà troppo tardi. L’America sta perdendo tempo e sprecando una quantità enorme di denaro in altro. Dobbiamo trasferire le risorse economiche sulla ricerca di soluzioni per l’emergenza climatica”.
Dopo aver girato The Putin Interviews, il documentario-intervista con al centro Vladimir Putin, Stone è stato fortemente criticato per aver assunto posizioni filo-putiniane, reazioni che hanno causato il disappunto dello stesso regista: “Putin spiega sé stesso con grande abilità. Non ho preso posizioni, non ho interpretato quello che dice, le sue risposte, mi hanno diretto dandomi la possibilità di vedere dentro la sua mente. Molti mi hanno accusato di subire il suo fascino, mi hanno visto completamente soggiogato da lui, ma non è così”. “Gli Usa? Hanno una politica estera aggressiva e militarista. Spero che Biden non mi deluda ancora. Gli unici felici di questo stallo sono i nazionalisti russi e la legione di odiatori della Russia: Pentagono, Cia, Ue, Nato, media mainstream e i neoconservatori di Washington, che finalmente hanno ottenuto quello che sognavano da anni”.
Alla domanda della giornalista Antonella Matraga che chiede al regista statunitense di esprimere una sua considerazione sull'utilità delle sanzioni che da mesi vengono propinate alla Russia, Stone ha risposto: “Per l’Occidente è un rischio usare le sanzioni per ferire gli interessi di altre nazioni. Non ha mai funzionato. La nostra energia e le nostre forniture di grano dipendono molto dalla Russia. Tutta questa situazione credo che si ritorcerà contro di noi, lo vediamo già adesso con l’inflazione”. “Io - ha aggiunto - non ho mai giustificato l’aggressione di Putin in Ucraina. La Russia ha sbagliato a invadere, anche se ha ricevuto molti torti, ma questi non fanno una ragione e poi ha commesso troppi errori. Ha sottovalutato la resistenza ucraina, ha usato le bombe sui civili con armi a grappolo e ha distrutto intere città. Ha sottovalutato le reazioni dell’Europa, e il potere dei social media in tutto il mondo”.
Da Kennedy ad Assange, tutti gli eroi di Oliver Stone
L’intervista con Oliver Stone continua parlando di libera informazione e dei pericoli che si annidano nella censura. In questo senso, ovviamente, il caso di Julian Assange, nella disamina di Stone, riveste un ruolo fondamentale. “Assange ha ottenuto le informazioni da un insider del comitato nazionale del partito democratico e l’Fbi non ha mai investigato su questo. – ha precisato il regista statunitense - Lo hanno accusato di aver passato le informazioni alla Russia ma non è vero, tecnicamente non regge. Trump voleva dargli la grazia, ma solo se avesse rivelato il nome della sua fonte. Assange non ha stretto quell’accordo perché è un uomo onesto e non rivela le sue fonti.” – ha proseguito - “Assange è odiato dai sostenitori di Hillary Clinton per aver danneggiato la sua candidatura e la possibilità di essere eletta. Premetto che Bill e Hillary Clinton sono dei personaggi molto negativi. Purtroppo, Assange è odiato anche dai repubblicani perché è visto come un piantagrane. Snowden e Assange sono degli eroi per me. Noi cittadini abbiamo bisogno di sapere come opera il nostro governo, dobbiamo sapere cosa stanno facendo a nostro nome. E non credo stiano facendo cose buone”.
Vuoi soprattutto l’esperienza della guerra in Vietnam che ha inevitabilmente segnato la vita di Stone, tra i vari presidenti che si sono succeduti negli Stati Uniti, il suo preferito rimane John Fitzgerald Kennedy che, secondo il regista americano, “E’ stato il più grande presidente della storia perché parlava di pace, proprio come il Santo Padre”.
Difatti, Kennedy rappresenta un vero e proprio punto di riferimento nella vita di Stone, tanto da dedicargli un film nel ‘91 basato su fatti di vita reale; un film apprezzato al punto tale da far riaprire il caso sulla sua morte: “Quando uscì JFK creò molto scompiglio – ha ricordato il regista - e non fu per niente amato dalla stampa e dalle alte cariche politiche statunitensi. Addirittura, un mese prima che uscisse nelle sale, fu lanciata una campagna denigratoria che lo faceva passare come un film falso, basato su riferimenti storici distorti e non reali. Ma non riuscirono a danneggiarlo”.
Tra vecchi ricordi e nuovi progetti, Stone accenna al suo prossimo lavoro
Nella sua intervista per TPI, Oliver Stone ha confidato di avere in agenda un nuovo lavoro, frutto di due anni di ricerche eseguite su documenti ed opinioni varie, questa volta il tema trattato sarà quello dell'energia nucleare. “Sono ormai due anni che lavoro su questo documentario. Abbiamo girato in Francia, in Cina mentre l’Italia si è tirata indietro. Siamo andati in questi Paesi incoraggiando risposte e studiando la situazione. Abbiamo cercato di capire tutto quello che le istituzioni, la politica, i cittadini, pensano sull’energia rinnovabile”, ha spiegato.
Intanto, avviandosi alla conclusione della sua intervista, la giornalista Antonella Matraga ha chiesto al regista statunitense Oliver Stone di condividere un ricordo legato al nostro Paese.
“Mi trovavo sul set de La voce della Luna (1990) di Federico Fellini. – ha raccontato il regista - Mi avevano accolto molto bene e mi avevano fatto sedere accanto al maestro. Non era una giornata semplice per lui, aveva un problema tecnico, che non riusciva a risolvere perché Benigni non seguiva il copione, improvvisava e la scena non gli funzionava bene. Provavano e riprovavano. Ad un certo punto Fellini si è alzato e ha detto: Vaffanculo tutti, vado a mangiare! Ed è andato via. (Ride di gusto)”.
Foto: it.depositphotos.com
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