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La “russofobia” e il pericolo di una “grande guerra”

Ricordare le idee di una grande giornalista come Giulietto Chiesa è doveroso, soprattutto in un momento così fragile per gli equilibri mondiali, dove una qualsiasi scintilla potrebbe far scatenare ulteriori conflitti. L’unica via è quella del dialogo evitando la “russofobia”, come la chiamava il giornalista, cioè quell’odio per i russi che in Europa sembra, purtroppo, crescere di giorno in giorno.

Si è svolto domenica 10 aprile, in Piazza Matteotti a Modena, l’evento in memoria del grande inviato e fondatore di Pandora Tv, venuto a mancare il 26 aprile del 2020. Pino Cabras, presente in piazza, ha ricordato il pensiero del giornalista indipendente che aveva già capito la piega che avrebbe preso il mondo ai giorni nostri. Una grande guerra attende il mondo e Giulietto per anni ha ammonito su questo pericolo. Ancora oggi la politica e i media sembrano come sopiti in un sonno letargico in cui non si fa menzione del pericolo di una possibile guerra mondiale, ma intanto la propaganda di guerra e la spesa militare montano a tambur battente.

Giulietto “non è scomparso, non è mai stato così presente rispetto ai rischi estremi che tutti percepiamo”, egli “si poneva il problema della direzione verso cui il mondo andava”, mentre “la gran parte dei giornalisti” non vedeva. Così Cabras ha iniziato il suo intervento. Il giornalismo “continua oggi in questa assenza di notizie, sostituendole con tante menzogne utilizzate per scopi abietti”, qui il riferimento è alla propaganda dei media che in questo momento, in piena guerra ucraina, sta raggiungendo livelli mai visti prima.

Il deputato del gruppo misto, ricordando la visione contro corrente di Chiesa, ha letto un passo dal libro “Invece della Catastrofe. Perché costruire un’alternativa è ormai indispensabile”, scritto nel 2013 dal giornalista ed edito da Piemme. “perché nessuno parla di guerra? – scriveva Giulietto – Noterete che di guerra non parla nessuno, intendo dire di una grande guerra. Nessuno o quasi sembra accorgersi che tutto quello di cui stiamo parlando non può che confluire in una guerra di grandi dimensioni. […] E’ un silenzio molto sospetto, perché tace di una cosa evidente. Dunque dobbiamo supporre per forza di cose che ci sia un disegno, un ordine, una connivenza, un’associazione a delinquere che suggerisce di non toccare l’argomento. Di quest’associazione a delinquere fa parte tutto il mainstream. […] Naturalmente delle piccole guerre presenti e future si parla senza problemi, ma le si presenta al pubblico, le si descrive, le si prepara fornendo motivi contingenti come, per esempio, la sgradevole necessità di liquidare il dittatore sanguinario di turno o di compiere un’azione umanitaria, evitando accuratamente di fornire le informazioni essenziali per comprendere il disegno più vasto, di cui quelle piccole guerre fanno parte. Così, di menzogna in menzogna, di silenzio in silenzio, si scivola verso il disastro. Senza che i milioni di telespettatori, ma anche di frequentatori della rete, siano in condizione di capacitarsi di ciò che viene programmato e realizzato sotto il loro naso”. E Cabras si pone allora la domanda, “chi sa veramente le cause della guerra dell’Ucraina, tra i milioni di telespettatori che guardano i talkshow, i telegiornali, le tante trasmissioni di indottrinamento?”, per la propaganda occidentale ha avuto tutto inizio con l’invasione russa del “24 febbraio”, senza guardare le reali radici del conflitto. Il giornalismo oggi ricerca “solo la cronaca”, non “la profondità della storia”.

La guerra in Ucraina e il clima di tensione cambieranno “radicalmente il modo di vivere di centinaia di milioni di persone”, provocando “un impoverimento generale e un riorientamento di tutte le tendenze della politica e della comunicazione”. Andremo verso “un’economia di guerra”, ha sottolineato il politico. In riferimento alle parole di Mario Draghi, il nodo “non sarà solo una questione di condizionatori”, bensì la crisi dell’industria e quindi “il rischio per tutta la manifattura europea, che si traduce in milioni di disoccupati, in una caduta delle classi medie”. Le nostre vite stanno cambiando radicalmente, soprattutto ora che si è creata una frattura quasi insanabile tra l’Occidente e la Russia di Putin, ha fatto notare Cabras, che ha ricordato l’ultimo appello di Chiesa, “impegnatevi, perché le libertà che ci saranno sottratte adesso, non saranno facili da riconquistare, saranno difficilissime da riconquistare”.

Oggi, continua il deputato italiano, “una classe dirigente nazionale ed europea ci vuole portare in guerra senza avvertirci della portata dei pericoli. E’ una scelta pericolosissima di cui questi maggiordomi porteranno gravemente le responsabilità”.

“Io penso con terrore alle parole dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE, Josep Borrell, che ha detto, incontrando la von der Leyen: voi dovete vincere sul campo, noi vi appoggiamo per una vittoria sul campo. Sembra la frase di un condottiero, in realtà è la parola di un dirigente dell’UE”. L’affermazione di Cabras si riferisce alle parole del funzionario europeo, quando qualche giorno fa, dopo il colloquio a Kiev con il presidente ucraino Volodimir Zelensky, aveva detto “questa guerra sarà vinta sul campo”. L’Europa, ha continuato Cabras, “ci sta coinvolgendo in una guerra che ad esempio il ministro dell’economia francese Le Maire ha definito una guerra totale, finanziaria ed economica verso la Russia. Ma la guerra totale significa una guerra in cui l’avversario deve essere messo in ginocchio” e questo va di pari passo con una “guerra reale, dove si uccide”, una guerra “a scapito dell’intera Europa, di tutti i popoli”.

“Non ci può essere una sicurezza dell’Europa occidentale ai danni della Russia. Non ci può essere una sicurezza della Russia ai danni degli occidentali. Non c’è una soluzione che comporti la sconfitta dell’altro”, ha ricordato, perché “la sconfitta dell’altro” significa “la mutua distruzione assicurata” (Mutual assured destruction - MAD).

“Mi sento di denunciare la subalternità delle classi dirigenti europee, di questi maggiordomi, come amava chiamarli anche Giulietto, ai voleri sia delle classi dirigenti anglosassoni, ma in particolare delle classi dirigenti ipernazionaliste che hanno sequestrato il discorso europeo, cioè  gli ipernazionalisti della Polonia, dei Paesi baltici e dell’Ucraina”. Le istituzioni europee sono, per il parlamentare italiano, suddite degli interessi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, e allo stesso tempo si sono fatte trascinare dai nazionalismi dei Paesi dell’Est Europa in una direzione antirussa, rigettando “qualsiasi soluzione pacifica”.

“Le loro pressioni stanno diventando ogni giorno più inaccettabili e questo non può essere accettabile per il discorso pubblico italiano”. Cabras qui fa riferimento agli ambienti politici ucraini vicini al battaglione neonazista Azov. Battaglione, lo ricordiamo, che nonostante la sua dichiarata e palese ideologia politica di estrema destra nazi-fascista (con tanto di svastiche, simboli delle SS, saluto fascista e immagini di Adolf Hitler), viene oggi innalzato a gruppo di eroi dell’Ucraina dalla maggioranza dei media e da una buona fetta del mondo politico europeo. Azov inoltre, come molti altri gruppi militari neonazisti ucraini, è stato integrato ufficialmente nel 2014 all’interno dell’esercito regolare nazionale di Kiev. “Vediamo delle cose oscene – ha continuato – come la dichiarazione di Gramellini che, con delle musiche di violini, musiche commoventi, ha dipinto un comandante nazista come se fosse un giusto, un brav’uomo”, e ha ammonito “allora, questo non è accettabile nel discorso pubblico italiano!”.

Chiesa provava si ammirazione per il popolo russo, ma era anche critico verso l’Unione Sovietica, divenuta in seguito Federazione Russa. Il giornalista, ha detto Cabras, “ha visto con i suoi occhi tutta la fase in cui la Russia era passata dalla fine dell’Unione Sovietica al saccheggio incredibile in cui erano emersi tanti oligarchi”. Giulietto era stato infatti corrispondente da Mosca per L’Unita e per La Stampa, ed era divenuto amico intimo di Mikhail Gorbaciov, ultimo leader dell’Unione Sovietica. “Lui aveva imparato il russo, aveva imparato a conoscere i russi, ad immergersi in uno spirito profondo di una nazione che è bene che sia parte del discorso europeo”, ha spiegato, “non si può espellere la Russia dall’Europa. Ci hanno tentato Napoleone e Hitler. Non andò molto bene”. L’importante rimane sempre “evitare la russofobia”.

“L’Unione Europea, il Parlamento Europeo, ha coltivato per anni una tendenza sempre più intransigente, sempre più portata all’odio nei confronti della Russia”, ha fatto notare Cabras, ma “la Russia è Oriente? – si è chiesto – Non è detto. E’, anzi, una parte di un Occidente più vasto, è parte della cultura europea, è molto integrabile con le cose che conosciamo. Il rapporto positivo con la Russia ha pesato moltissimo nella vita pubblica, anche italiana”.  Questa “russofobia”, come la chiamava Giulietto, “renderà l’Europa – continua Cabras – più vassalla dei dominatori nordamericani, che saranno i nuovi fornitori di tutte le materie prime”, mentre “sarà una catastrofe economica per milioni di persone”. “Putin ha deciso di invadere l’Ucraina, certo, è stato un atto che ha violato pesantemente il diritto internazionale. […] Però è importante leggere gli avvenimenti con gli articoli che venivano scritti anni fa da Giulietto, e anche da me. Avevamo scritto insieme questo libro, Barack Obush (anno 2011 - Ponte alle Grazie editore, ndr), in cui raccontavamo dove si andava a parare”.

“L’Italia è un Paese che ha avuto grandi movimenti per la pace”, ha detto, e “noi possiamo fare la nostra parte. Come Alternativa ci mettiamo a disposizione di tutto quello che si può fare per impedire l’arrivo della grande guerra, di cui parlava Giulietto”.

Sempre nel libro, Chiesa scriveva, “non esiste una società assicuratrice per il genere umano. I politici e i banchieri che vanno in giro a spruzzare speranze sui microfoni e nelle telecamere sono parte integrante del sistema della comunicazione-informazione che ci vuole ingannare e ci bombarda. E’ indispensabile non credere loro, è la premessa per organizzare la difesa dall’aggressione”.

La lungimiranza di un uomo del secolo scorso è sbalorditiva e riemerge nelle parole del suo amico Pino Cabras. Giulietto è stato giornalista, scrittore, eurodeputato, fondatore di PandoraTV, una personalità dinamica e sempre attiva nella lotta per la verità. Il suo ricordo rimarrà nella storia, quella storia che lui stesso ha contribuito a plasmare grazie alla sua visione del mondo.

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