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di Lorenzo Baldo

Avevi ragione, Franco: povera Patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame che non sa cos’è il pudore. Si credono potenti, gli va bene quello che fanno e tutto gli appartiene. Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni. Che ci sono stati e che ci sono. Sullo sfondo appaiono i volti sbiaditi di chi quel potere lo ha avuto, chi lo detiene ancora e chi mira a riprenderselo. Poco importa che si passi da Andreotti, Craxi e Cossiga a Berlusconi, Salvini e Meloni; da D’Alema, Prodi, Monti e Renzi, a Conte e Grillo, fino ad arrivare a Draghi. A volte meri buffoni, in alcuni casi complici di un sistema di potere che si è macchiato dei crimini più indicibili. Un sistema che in questi ultimi due anni ha fatto scempio della Costituzione calpestando i diritti più elementari, fomentando le discriminazioni sociali attraverso una certificazione verde che ha diviso in due un intero Paese violando palesemente quegli articoli che sancivano il diritto alla “pari dignità sociale”, “il diritto al lavoro” e via dicendo. Diritti che sono evaporati come neve al sole portando all’esasperazione - anche attraverso gesti estremi - chi quel lavoro è stato costretto a lasciarlo per la mancanza di un “pass”. Discriminazione che ha colpito ugualmente giovani e meno giovani a cui sono stati negati diritti fondamentali, persone che, senza quel QR Code in tasca, sono stati privati delle loro libertà personali, con limitazioni sempre più restrittive; tutto questo in uno Stato che è arrivato a volte a reprimere con la violenza ogni manifestazione di dissenso.
Questo Paese è devastato dal dolore, segnato da stragi impunite e dalla mancanza di verità. Ma come fanno a non darvi un po’ di dispiacere quei corpi in terra senza più calore? Non cambierà, dicevi nel '91, Franco, non cambierà. E per certi versi non solo non è cambiato, è financo peggiorato.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali? Quelle iene che con i loro articoli sulla carta o sul web, con i loro servizi televisivi, hanno contribuito alla disinformazione alimentando l’odio, diffondendo la paura e le menzogne, radicalizzando lo scontro tra vaccinati e non vaccinati, e infine inneggiando alla guerra e all’invio di armi in Ucraina. Già, questa ennesima guerra alla quale assistiamo sgomenti. Da una parte le bombe di Putin che sono un crimine di guerra, dall’altra la risposta armata di Zelensky. Che a sua volta chiede rinforzi ad un’Europa prona alle politiche criminali di NATO e USA già avvezzi a strumentalizzare - o a “collaborare” - a guerre e conflitti nel nome del potere e della vendita di armi. Nel mezzo: tutte le vittime. E se la prima vittima in tutte le guerre è sempre la verità, allora sono quegli stessi giornalisti a infierire il colpo di grazia: colpevoli. Colpevoli di essere, più o meno consapevolmente, il "braccio armato" di un sistema criminale che utilizza i grandi media come nel ventennio fascista, un Giano Bifronte che taglia le teste delle voci fuori dal coro. Salvo rarissime eccezioni rappresentate dalle poche voci libere in circolazione, il mainstream è stato, ed è, il megafono di un potere osceno. Un megafono che - salvo appunto quelle eccezioni - si ritrova ovunque: dalla Rai a Mediaset, a La7, così come dal Corriere della Sera a la Repubblica, La Stampa e via dicendo. Spegnete la tv e accendete il cervello, diceva qualcuno, ma ormai non basta più. E’ soprattutto su Internet, sui social, che si possono trovare i fomentatori d’odio, più o meno famosi.
Nel fango, dicevi Franco, affonda lo stivale dei maiali; scrivevi che ti vergognavi e ti faceva male vedere un uomo ridotto come un animale. Ma spesso gli uomini hanno raggiunto livelli di crudeltà e viltà del tutto sconosciuti agli animali.
Nel frattempo il Parlamento italiano - come richiesto dalla NATO, che “dimentica” i suoi crimini e quelli degli USA compiuti in tante guerre - si prepara ad incrementare le spese militari, ad arrivare al 2 per cento del Pil. A passare cioè da 25 a 38 miliardi all’anno in armamenti, tutto ciò mentre in questi anni si sono tagliati 37 miliardi agli ospedali e la gente muore di fame. Forse, Franco, quelli che tu chiamavi “maiali” sono gli stessi che ora inneggiano all’invio di armi da mandare in Ucraina? Con questa scelta scellerata, così come ha dichiarato con forza in Aula il deputato Cabras, il governo Draghi sta facendo strame dell’articolo 11 della Costituzione: “l’Italia ripudia la guerra”, nel colpevole silenzio dell’Onu. Che, al momento, non mette a punto una possibile soluzione legata a quelle che lo stesso Cabras definisce “le tante risorse diplomatiche ancora in piedi e ancora inesplorate, che potrebbero mettere d’accordo le parti di un conflitto che potrebbe divenire mondiale”.
Ma dove ci porterà questa escalation? Probabilmente è proprio Gino, quel medico visionario tanto scomodo al sistema, che ci può dare una risposta. Una volta disse che per oltre trent’anni aveva letto e ascoltato bugie sulla guerra. Che la motivazione - o più spesso la scusa - per una guerra fosse sconfiggere il terrorismo o rimuovere un dittatore, oppure portare libertà e democrazia, sempre se la trovava davanti nella sua unica verità: le vittime. Ma anche Gino, come te, Franco, se ne è andato troppo presto. Così come Giulietto, che con grande anticipo aveva profetizzato i rischi di una terza guerra mondiale che probabilmente sarebbe iniziata dall’Ucraina. Il suo intuito e la sua grande preparazione gli avevano consentito di decodificare “nel mare magnum delle menzogne, delle imbecillità e, soprattutto, delle omissioni, viste e non viste, lette e non lette, quei silenzi del mainstream occidentale”. Anche Giulietto ha lasciato un grande vuoto in questo misero circo di pagliacci che spesso non hanno nemmeno bisogno di truccarsi il volto lasciando che siano le loro azioni sconsiderate a parlare per loro. Il tradimento del movimento 5Stelle, corresponsabile delle scelte sciagurate di questo Governo, non è altro che lo specchio di questo Paese. Che tradisce i propri ideali nel nome dei più beceri accordi politici, mentre tutti i partiti - dal Pd a Forza Italia, passando per la Lega, Coraggio Italia, Fratelli d’Italia, Italia Viva e cotillon (salvo alcuni “dissidenti” che non si sono piegati a certe logiche e che per questo sono fuoriusciti dai rispettivi partiti) - non fanno altro che farci vergognare di essere italiani. Aveva ragione il Signor G quando cantava io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono.. Il grande Giorgio diceva di ricordarsi bene il fanatismo delle camicie nere al tempo del fascismo da cui un bel giorno nacque questa democrazia, che a farle i complimenti ci vuole fantasia. Quei fantasmi non se ne sono mai andati e ogni qualvolta si riaffacciano attraverso scelte o prese di posizione politiche ci rendiamo conto che non abbiamo mai chiuso definitivamente il conto con quel passato.
E se c’è un passato che ritorna, il presente non è meno asfissiante con la riforma Cartabia, i pm imbavagliati, l’abolizione dell'ergastolo ostativo e la nomina di Renoldi a capo del Dap, insomma: la giustizia al collasso. Sembra proprio che lo Stato italiano si sia arreso alla mafia e che il papello di Riina si stia definitivamente realizzando, in totale spregio del trentennale anniversario delle stragi di Capaci e via d’Amelio. La strenua difesa della giustizia da parte di magistrati integerrimi come Di Matteo, Ardita e pochi altri si scontra con un Paese che maltollera i “corpi estranei” del sistema e che utilizza quindi ogni mezzo per ostacolarli.
Probabilmente ha ragione Luigi - che ogni 21 marzo dà voce al dolore e alla pretesa di giustizia e verità di tutti i familiari delle vittime di mafia - quando ha detto, rivolgendosi agli uomini delle istituzioni: “Se non fate le cose giuste andrete all’inferno”. Sicuramente l’inferno è già qui, tutte le volte che chiudiamo gli occhi davanti alle ingiustizie, tutte le volte che ci giriamo dall’altra parte mentre il nostro pianeta brucia avvisandoci che il tempo per salvarlo - e per salvarci - sta per scadere.
Alla fine della tua canzone, Franco, tu dicevi che forse qualcosa cambierà, un soffio di speranza per sussurrare: vedrai che cambierà. Scrivevi che si poteva sperare di vedere il mondo tornare a quote più normali, ti auguravi di poter contemplare il cielo e i fiori, con la speranza di non sentire più parlare di dittature, e questo solo se avremo ancora un po’ da vivere. Poi però concludevi con la disillusione di pensare che la primavera tardava ad arrivare, mentre archi e pianoforte sfumavano la toccante melodia che avevi composto.
Avevi ragione: fino a quando tutte le guerre sparse nel mondo non finiranno non potrà davvero arrivare la primavera. Poi però penso che c’è anche la primavera di quei giovani che, nonostante le macerie ereditate dalle generazioni precedenti, non vogliono arrendersi all’orrore. Giovani che in tutto il mondo scendono in piazza per difendere il pianeta, contro la globalizzazione selvaggia, contro ogni forma di dittatura, per ricordare i martiri dello Stato-mafia, per chiedere la verità sulle stragi impunite; nel nome dei diritti degli ultimi, dei diseredati, per tutte le donne la cui voce è stata tolta o viene soffocata ogni giorno. Giovani che, uniti in ideali comuni, come i ragazzi del movimento Our Voice, hanno le potenzialità di scuotere le coscienze dei loro coetanei (e non solo), e di portare quella rivoluzione culturale di cui c’è tanto bisogno. E se questa utopia serve solo a non smettere di camminare, vale la pena comunque augurare a questi giovani di fortificarsi nei valori che danno un senso alla vita, mantenendo la propria integrità. Quella stessa che gli può fare da scudo in un mondo - spesso cinico e disperato, ma dove c’è ancora tanta bellezza e tanta umanità - che sostanzialmente mira a reprimere l’energia e la libertà della gioventù. Se questi giovani manterranno la forza, la fede, il coraggio, l’umiltà e la perseveranza di continuare a lottare - con il sostegno concreto di quegli adulti che rivedono in loro i propri sogni irrealizzati - allora sì che la primavera non tarderà ad arrivare. E finalmente la nostra non sarà più una povera Patria.

*liberamente ispirato al testo di “Povera Patria” di Franco Battiato

Rielaborazione grafica by Paolo Bassani
(Foto originale: it.depositphotos.com)

del 26 aprile 2022

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