Chi ama l’antimafia come me e ne ha fatto una ragione di vita da oltre trent’anni, ha molto da lamentarsi, specie per quanto riguarda l’informazione della televisione di Stato che rimane a oggi la più seguita dalle persone. Potremmo cominciare con lo osservare come le notizie che riguardano le mafie e la corruzione raramente siano riportate nei vari notiziari in apertura e men che meno approfondite. Sembra che all’improvviso ci siamo dimenticati totalmente dei mali secolari che affliggono il nostro Paese. Persino Rosy Bindi dal palco della Cgil a Cattolica rispondendo a chi le chiedeva se l'attuale Governo stesse facendo abbastanza contro le mafie, ha così risposto: "Bisogna che la nominasse la parola. Io non gliel'ho mai sentita nominare”, ha detto l’ex presidente della Commissione Parlamentare Antimafia riferendosi al Presidente del Consiglio Mario Draghi. Aggiungo io che per sentire parlare di mafie e corruzione i fatti riportati devono essere di una gravità assoluta con morti e condanne esemplari. In caso contrario trionfa il silenzio o la notizia in ultima pagina o a fine notiziario. Per parlare di mafie ci vorrebbero forse altre stragi come Capaci e Via D’Amelio? In questo momento in Calabria si sta celebrando un importantissimo processo alla 'Ndrangheta ma tutto tace. In questo clima increscioso temo anche per le sorti del processo di appello sulla trattativa Stato-mafia. È sempre più difficile scrivere e parlare di mafie se non marginalmente o trovando ancora qualcuno che ti lascia scrivere perché ancora crede nella lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione e alle illegalità. Lo spettatore ormai è stato abituato a notizie frivole. Preferisce il “va tutto bene”, “ce la caveremo” al “va tutto male”, “dobbiamo impegnarci per farcela”. Si parla solo di Covid, di vaccini, di Green Pass, guai a parlare di come in questa pandemia le mafie ci sguazzano e stanno facendo guadagni immensi nel più totale silenzio mediatico. C’è il “regime” della quiete dopo la tempesta che con l’informazione apparentemente teleguidata anestetizza le coscienze e porta all’apatia. Non si dice che il welfare criminale connesso alla pandemia vale quasi due miliardi e mezzo di euro l’anno. Che circa cinque milioni di aziende italiane sono coinvolte in questi affari illegali. Che a essere coinvolte sono tutte le regioni italiane chi più e chi meno. Tutte maggiormente infiltrate proprio durante la pandemia. Non si dice che le nuove mafie sono invisibili e mercatistiche per cui le grandi opere creeranno lavoro, ma rischiano di cadere nelle loro mani insanguinate. I fondi europei potrebbero non andare - o andarci in parte e male - alla cura del territorio, alla scuola e alla sanità pubbliche. Dobbiamo assolutamente evitare che questo accada! Credo sia arrivato il momento di indignarci, di agire e farlo presto perché a rischio è il futuro dei nostri figli.
La parola ''mafia'' non deve spaventare, se ne parli ogni giorno con coraggio e determinazione
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- Vincenzo Musacchio