Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.
Mentre continuiamo a vivere quotidianamente nel ritmo drammatico della lotta al Covid, mentre iniziamo a canticchiare le nuove canzoni di Sanremo, mentre ognuno di noi vive la propria vita fatta di gioie e dolori, penso che il nostro sguardo e la nostra mente debbano soffermarsi sul viaggio di Papa Francesco in Iraq, nell’antica terra di Abramo.
Papa Francesco ha rotto gli indugi, è andato sino al cuore dell’odio, della violenza, delle guerre. Si è accostato a quella terra ancora sotto le macerie e tuttora dilaniata da ferite profonde senza chiedere ritorsioni per le persecuzioni inaudite che anche i cristiani hanno dovuto subire.
La violenza ha colpito tutti e tutta la violenza è da sradicare dal cuore e dalla mente delle religioni e dal cuore vitale e dalla mente della convivenza civile e politica dell’umanità.
Papa Francesco non ha chiesto un patto di una parte contro l’altra, ma si è rivolto a tutti, al di là dei ruoli che ciascuno ha giocato nella tragedia irachena. Ha chiesto che il terrorismo sia bandito per sempre, nella convinzione che “la fratellanza è più forte del fratricidio, la speranza è più forte della morte, la pace è più forte della guerra”.
Musulmani, sciiti o sunniti che siano, cristiani, cattolici od ortodossi dei vari riti che siano, curdi di qualunque orientamento, compresi gli yazidi, tutti debbono riprendere il cammino di Abramo e fare in modo che i signori della guerra depongano le armi, che città come Baghdad, Erbil, Mosul, Qaraqosh, non siano più profanate da orrori indicibili. Se strappi un solo filo, anche piccolo che sia, ha detto il Papa, distruggi l’intero tappeto: ogni religione, ogni essere umano è parte indispensabile del cammino plurale dell’umanità.
È giunto il tempo per ricostruire, per ripensare e riprogettare in nome del “Dio del noi comune a tutti” non solo l’Iraq, ma anche cieli e terre nuove.
Per comprendere meglio il messaggio di Papa Francesco e la sua straordinaria energia tesa al cambiamento globale, bisogna riprendere la sua ultima enciclica “Fratelli tutti”, che invito di nuovo a leggere attentamente.
Così pure, per comprendere ancor di più quanto la forza dell’amore e dei sani ideali sia riuscita a prevalere perfino sugli orrori dell’Isis, consiglio un emozionante film che ho visto di recente, purtroppo ancora poco conosciuto: “Red snake”. Propone uno spaccato esemplare delle vicende accadute più di recente in Iraq e dei sacrifici sopportati dai curdi per contribuire alla sua liberazione.

Tratto da: facebook.com/giuseppe.lumiabis

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos