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L'intervista del capo della Dda di Milano sugli effetti della pandemia nella mafia calabrese

Non è più una novità il fatto che la 'Ndrangheta approfitti dell'emergenza Covid, ma la crisi economica figlia del lockdown pesa anche sulla criminalità organizzata che, come tutti, non riesce a prevedere la durata della pandemia e gli effetti che ancora porterà al Paese. Sbalorditiva, invece, è la trasformazione della mentalità degli affiliati. In tempi di incertezza, infatti, valutano solo buoni investimenti, ragionando sempre più da imprenditori oculati e non solo da mafiosi. Tra i vari business, la 'Ndrangheta ha puntato su quello delle mascherine e delle bare, oltre a mettere le mani sui soldi elargiti a fondo perduto e a ricercare attività da acquisire a prezzi stracciati.

Gli 'ndranghetisti, travestiti da imprenditori, "hanno acquisito un po' del pragmatismo lombardo", ha detto Alessandra Dolci magistrato a capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano. Quest'ultima, tratteggiando per l'Adnkronos l'evoluzione della criminalità ai tempi del coronavirus ha detto: "Nel primo periodo del lockdown (a partire dallo scorso marzo) abbiamo monitorato una particolare effervescenza da parte dei nostri indagati, in gran parte legati alla 'Ndrangheta, soprattutto finalizzata al reperimento attraverso canali 'illeciti' di dispositivi di protezione individuale, mascherine e igienizzanti in particolare. Poi abbiamo notato che hanno velocemente ed efficacemente convertito società di comodo in fornitrici di servizi di sanificazione magari con il coinvolgimento di ditte compiacenti, in grado di rilasciare la certificazione". "In un'indagine abbiamo assistito alla nascita di una compartecipazione in un'agenzia di pompe funebri quando il numero delle vittime ha toccato le cifre più elevate".

La 'Ndragheta, inoltre, ha anche usufruito di alcune norme emergenziali sui rifiuti. "Abbiamo appreso dall'attività di intercettazione di una determina della Regione Lombardia del primo aprile (scaduta il 31 agosto) che in deroga alla disciplina in vigore consentiva lo stoccaggio di un quantitativo di rifiuti superiore al 20% per le società già in possesso di una regolare autorizzazione a gestire i rifiuti sulla base di una semplice autocertificazione", ha continuato la Dolci. Una misura adottata anche da altre regioni sull'assunto che ci potesse essere un surplus nella produzione di rifiuti urbani durante il lockdown. "Nessuna contezza invece di infiltrazioni nella gestione dei rifiuti ospedalieri".

Durante il lockdown, la 'Ndrangheta ha dato dimostrazione della sua capacità di adattarsi velocemente ai cambiamenti. E con essa anche i suoi affari. "Sono bravi ad approfittarne - ha spiegato il procuratore aggiunto Alessandra Dolci -: dell'esistenza della determina della Regione Lombardia ne sono venuta a conoscenza dall'attività di intercettazione, loro lo sapevano prima di me. Allo stesso modo la conversione delle società di comodo in società di servizi importanti nella fase di pandemia è stata fatta evidentemente con l'aiuto di qualche professionista".

Il lockdown, inoltre, ha portato anche un incremento dell'usura. L'obiettivo della criminalità organizzata "non è tanto quello di acquisire profitti illeciti attraverso interessi usurari, ma di impossessarsi di attività economiche". Questa pratica, nonostante la pandemia, viene conseguita sempre con lo stesso schema: l'imprenditore si fa finanziare da esponenti delle famiglie calabresi per poi essere pressato per la restituzione del capitale e degli interessi a cui non è in grado di far fronte. Infine, gli esponenti della criminalità organizzata, spesso attraverso prestanomi, entrano in società e cominciano a gestirla in prima persona.

"Il timore serio che ora si manifesta è che gli esponenti della criminalità mafiosa rilevino attività economiche a prezzi zero o stracciati: in particolare aziende medio piccole come ristoranti, bar, discoteche, tutte quelle attività che in questo momento sono ferme. In alcune intercettazioni discutono dell'opportunità o meno di rilevare dei ristoranti: si badi bene anche loro sanno fare i conti e valutano la convenienza o meno dell'investimento - ha spiegato Alessandra Dolci -. La situazione di incertezza che vive ogni operatore economico di questo Paese non risparmia la criminalità organizzata. Mi ha fatto sorridere un'intercettazione dove due affiliati ragionano sull'investire 30 mila euro: 'Non sono tanti soldi, però non sappiamo quale sarà il futuro della nostra economia' dicono. Ora si pongono anche loro il problema del futuro del Paese, di non sapere quando questa emergenza finirà".

Un altro aspetto "importante" riguarda l'accesso ai fondi erogati dagli istituti di credito con garanzia pubblica o quelli a fondo perduto. È stato registrato "l'utilizzo di società di comodo per appropriarsi di denaro con tanti piccoli finanziamenti - ha affermato l'aggiunta -. In un'indagine in corso, lo stesso soggetto ha avuto accesso al finanziamento con importo minimo di 25mila euro ben 12-13 volte utilizzando altrettante società. Non sono milioni di euro, ma questo dimostra ancora una volta l'oculatezza". L'accesso a finanziamenti maggiori "comporta una serie di controlli, sui finanziamenti minori i controlli sostanzialmente non ci sono. È la stessa tecnica che adottano negli appalti. Anche qui un'intercettazione svela come la 'Ndrangheta non punta ai grandi appalti, ma ai piccoli che messi insieme fanno un po' di soldi". Quanto ai fondi europei, su cui l'Italia conta per poter riparare i danni della pandemia, "non abbiamo ancora captato conversazioni sul tema. È troppo presto, se ne discute finora solo a livello politico", ha concluso il procuratore aggiunto Alessandra Dolci.

Foto © Imagoeconomica

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