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di Luca Tescaroli
L’analisi dei fatti degli ultimi anni e degli esiti delle inchieste rivela che il web (attraverso motori di ricerca dedicati o neutri come Google) è impiegato da propaggini di destre radicali come mezzo di aggregazione per attuare la loro strategia politica e formare il consenso. Si tratta di un mezzo di comunicazione di gruppo privilegiato da parte di movimenti e associazioni che guardano all’esperienza statunitense del suprematismo bianco e del nazionalismo, che trovano il loro collante nell’identità etnico-nazionale, nell’odio per il diverso (stimolato dai flussi migratori e dall’omofobia), nell’antisemitismo, nella costruzione del nemico e nei simboli (saluti romani, croci…) il riferimento al nazifascismo.

L’esigenza identitaria è diffusa nella popolazione e dunque coglie, esasperandolo, un bisogno reale, con conseguente pericolo di diffusione. Da qui la ripulsa per il diverso, per colui che partecipa a una cultura e appartiene a una etnia considerate estranee alla nazione, che riporta alle origini del nazismo. L’aggregazione si realizza con poche parole d’ordine chiare, intorno alle quali si costruiscono siti ideologicamente orientati, con partecipazione a vari livelli, che stimolano azioni individuali o di gruppo, senza che sia necessario disporre di canali di comunicazione bidirezionali: basta quello dal sito al percettore, così come si è visto per il terrorismo islamico e nei movimenti suprematisti statunitensi.

Le azioni individuali, anche di soggetti squilibrati, costituiscono fatti di cronaca sotto gli occhi di tutti. Il neofascista col tricolore che spara ai “negri” per rappresaglia è stato formato dal web e dalla rete ha ricevuto numerosi consensi. Si pensi a Dylann Roff, che a 19 anni assassinò nove persone di colore in una chiesa di Charleston, nel North Carolina, il quale, poi, rivendicò l’attentato come parte del suo impegno di white supremacist, confessando di aver deciso di uccidere dopo aver trovato su internet notizie (false) sul numero di omicidi di persone di colore contro i bianchi. L’uccisione di Jo Cox in Gran Bretagna è una icastica rappresentazione di come l’odio può trasformarsi in azione per la tutela dell’identità nazionale. Il collegamento con movimenti suprematisti statunitensi è emerso nel procedimento concernente il sito web Stormfront, in esito al quale - con sentenza definitiva della corte di Cassazione del 5 agosto 2016 - si è accertato che il gruppo aggregatosi in Italia, attorno al sito omonimo statunitense, fosse finalizzato all’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali ed etnici. Sono affiorate condotte online con creazione di aree tematiche di discussione - threads -, con invio di contributi da parte degli imputati - post -, di volantinaggio, di organizzazione della traduzione dei diari di Turner (libro pubblicato nel 1978 da William Luther Pierce, fondatore di National Alliance, in cui si immagina la razza bianca minacciata dalla soverchiante presenza di “negri”, ispanici ed ebrei, e in cui si propugna una lotta senza quartiere, con informazioni pratiche su come realizzare ordigni e su come combattere una guerra atipica), di realizzazione del cd Inner Circle, fino ad arrivare a una struttura operativa rivolta anche all’esterno, che avrebbe consentito agli imputati di operare in modo concreto. Comportamenti che hanno esaltato la razza bianca, l’odio verso gli ebrei, i neri, gli islamici, la negazione dell’Olocausto, con discussioni relative alle liste dei delinquenti italiani e delle comunità ebraiche in Italia, alle vicende inerenti all’assalto dei senegalesi a Firenze, all’onorevole Fiano, a Riccardo Pacifici, alla comunità rom di Pescara e ai politici di destra che hanno tradito per aver ammorbidito le proprie posizioni su immigrazione e integrazione.

Stormfront costituisce indicazione chiara dei pericoli che può generare il fanatismo suprematista e di come lo stesso si leghi al nazifascismo, come del resto lo sono anche altri analoghi siti che, con facilità, si possono visionare sul web e in cui impera l’esaltazione del nazismo e del fascismo, che ebbe grande presa negli anni precedenti alla II Guerra mondiale. Da un’indagine della procura dell’Aquila, approdata a un grappolo di condanne in primo grado, concernente l’associazione “Avanguardia Ordinovista”, i cui componenti manifestavano il proposito di commettere stragi e attentati e si richiamavano a Ordine Nuovo, è emerso l’uso da parte della stessa di un sito web e di una pagina Facebook quali strumenti di propaganda e di reclutamento, con tendenza xenofoba e pratica del discorso d’odio: il capo del sodalizio postava la frase “1-10-100-1000 Occorsio” quale introduzione a una notizia ripresa dal sito www.imolaoggi.it riguardante una condanna irrogata a un rumeno accusato di stupro; veniva poi postata un’immagine della presidente della Camera Laura Boldrini con accanto frasi che incitano all’odio e alla violenza.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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